Nuovi aggiornamenti sulla vicenda di Józef Wesołowski, l’ex nunzio nella Repubblica Dominicana ai domiciliari in Vaticano il 22 settembre 2014 per volontà di Francesco, dopo le accuse di pedofilia e pedopornografia. Il presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto ha stabilito, con decreto del 6 giugno, un rinvio a giudizio dell’ex diplomatico 66enne, in accoglimento della richiesta avanzata dall’ufficio del Promotore di Giustizia.
Come riferito oggi da padre Federico Lombardi, la prima udienza del processo è fissata per il prossimo 11 luglio. Una udienza che teoricamente “potrebbe essere pubblica”, anche se le successive, vista la delicatezza del tema trattato, potrebbero svolgersi “a porte chiuse”.
Sempre il direttore della Sala Stampa vaticana ricorda che a Wesołowski vengono contestati taluni reati commessi sia durante il suo soggiorno a Roma dall’agosto 2013 sino al momento del suo arresto, sia nel periodo trascorso nella Repubblica Dominicana, nei cinque anni in cui ha ricoperto l’Ufficio di Nunzio Apostolico. Ovvero dal 24 gennaio 2008 quando fu nominato nunzio nel paese carabico e delegato apostolico a Porto Rico, fino alle dimissioni il 21 agosto 2013 dopo le pesantissime accuse.
Tra queste – secondo quanto emerso dalle inchieste delle autorità dominicane e polacche, poi diffuse dalla stampa dominicana – quelle di frequentare i sobborghi di Santo Domingo per adescare ragazzi, tutti minorenni, e comprare le loro prestazioni sessuali. Una perizia informatica, poi, aveva fatto risultare sul computer dell’ex nunzio la presenza di un archivio di oltre 100mila foto e video – più migliaia di altre cancellate – riguardante materiale pedopornografico o comunque a sfondo sessuale.
Per quanto riguarda il periodo trascorso a Roma, sottolinea padre Lombardi, il provvedimento contesta il reato di detenzione di materiale pedopornografico, introdotto dalla ‘nuova’ legge n. VIII del 2013 di Papa Francesco. Per il periodo precedente, invece, il quadro di accusa si basa sul materiale probatorio trasmesso dall’Autorità Giudiziaria di Santo Domingo circa gli abusi sessuali su minori.
“L’insieme delle gravi accuse dovrà passare al vaglio dell’Organo giudicante”, informa ancora il portavoce vaticano. “Esso potrà disporre, per il definitivo accertamento dei fatti, sia di perizie tecniche sugli apparati informatici utilizzati dall’imputato, sia eventualmente di forme di cooperazione giudiziale internazionale per la valutazione delle prove testimoniali provenienti dalle competenti Autorità di Santo Domingo”. Una procedura “delicata ed articolata”, quindi, “sulla quale è intendimento di tutte le parti coinvolte in giudizio effettuare i più attenti riscontri ed approfondimenti”.
Wesolowski, che nei mesi passati era stato già interrogato due volte dal Promotore di giustizia, era già stato condannato in primo grado dalla Congregazione per la Dottrina della Fede per pedofilia nel giugno 2014, e ridotto allo stato laicale con conseguente cessazione di funzioni e immunità diplomatiche.
Qualche mese dopo, ad agosto, l’ex nunzio aveva fatto appello; a settembre erano scattati poi gli arresti domiciliari nello Stato pontificio. Come aveva spiegato all’epoca padre Lombardi: “Essendo scaduti i termini per la custodia preventiva e in considerazione delle sue condizioni di salute Wesolowski è stato autorizzato a una certa libertà di movimento, ma con obbligo di permanenza all’interno dello Stato e soggetto a opportune limitazioni nelle comunicazioni con l’esterno”.
Rispondendo ai giornalisti, il direttore della Sala Stampa ha spiegato che, dopo questo rinvio a giudizio, il processo si svolgerà nella stessa aula del Tribunale che già ospitò il famigerato processo a Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI. Nessuna decisione sulle date e la durata del processo, né conferme sulla presenza di Wesołowski alla prima udienza. In ogni caso, visto anche il lasso di tempo in cui si procederà, “non c’è da attendersi una sentenza”, ha detto Lombardi.
Mentre l’ex presule polacco attende di capire il suo destino, una nota della Sala Stampa vaticana comunica che intanto Papa Francesco ha rimosso i vertici della diocesi di Saint Paul and Minneapolis negli Stati Uniti. L’accusa per entrambi è di aver coperto casi di abusi su minori da parte di membri della loro diocesi. I due presuli incriminati – che potrebbero essere giudicati dalla nuova sezione giudiziaria dell’ex Sant’Uffizio dedicata proprio a denunciare i reati di “abuso d’ufficio” dei vescovi – sono l’arcivescovo John Clayton Nienstedt e l’ausiliare Lee Anthony Piché. Il Papa ha nominato come amministratore apostolico in sede vacante mons. Bernard Anthony Hebda, arcivescovo coadiutore di Newark.