Cardinal Tonini sui DICO: “Uno dei momenti più delicati della vita della Chiesa”

Opporsi ad essi rappresenta un gesto civile, prima che religioso

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Di Mirko Testa

ROMA, venerdì, 23 febbraio 2007 (ZENIT.org).- Opporsi alla legalizzazione delle unioni di fatto e alla loro equiparazione al matrimonio naturale tra un uomo e una donna rappresenta un gesto civile prima che religioso, ha detto il Cardinale Ersilio Tonini, Arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia.

Così ha affermato il porporato in merito al disegno di legge sulle unioni di fatto, denominato DICO (Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), a margine della conferenza stampa di presentazione delle celebrazioni per il Centenario dello scoutismo, tenutasi il 21 febbraio a Roma presso la sede della “Radio Vaticana”.

Da subito il Cardinale ha tenuto a sottolineare che “siamo di fronte a un grosso equivoco, custodito e alimentato in tutti i modi” e che il progetto di legge presentato “è assai più grave del PACS francese”.

“La coppia, che sembra in realtà la parola più innocente del mondo, è la formula che copre il tutto. Ed è da qui che è nato anche l’equivoco”, ha sottolineato.

Tuttavia ha poi precisato: “Un conto è la coppia con marito e moglie e un conto è la coppia omosessuale o di conviventi. Non soltanto dal punto di vista etico ma anche dal punto di vista giuridico e del bene dello Stato è chiaro che sono due cose infinitamente diverse”.

A questo proposito, ha aggiunto “c’è un equivoco che va chiarito per sempre: il tema della famiglia non è nato con la Chiesa. Nell’Eneide, nell’Iliade, nell’Odissea c’è sempre il riferimento alla famiglia”.

“Qui il discorso è se il matrimonio sia un valore civile o no? Ma allo Stato interessa o non interessa che ci sia una famiglia, dove i bambini crescono e ricevono una educazione?”, si è chiesto.

Di seguito, ha quindi osservato che “non è vero per niente che una opposizione ai PACS o a questo nuovo ordinamento sia un gesto della fede. E non c’è bisogno che entri in crisi la Bindi o che entrino in crisi i vari cattolici”.

“Il problema non è di natura religiosa, ma di natura civile. Allo Stato interessa o non interessa che ci sia una famiglia?”, si è domandato ancora.

Più tardi il porporato ha fatto riferimento ad alcuni passaggi contenuti nelle “Lezioni di Etica” di Immanuel Kant, dove vengono trattati i crimina carnis, i reati contro il corpo.

Qui, ha continuato il Cardinale parafrasando le parole del filosofo, si sostiene che “il rapporto sessuale è più che legittimo tra uomo e donna nel matrimonio e non è più un rapporto soltanto di corpi, ma assume una sua dignità umana e spirituale, laddove accanto al rapporto fra i corpi c’è l’impegno a vivere insieme, dedicarsi alla vita e prepararsi un domani all’educazione dei figli”.

“La famiglia è la parte più essenziale di un popolo”, ha dichiarato il Cardinal Tonini.

“Questo è ben più grave del suicidio, diceva Kant. Parliamo di un’umiliazione. Abbiamo la sodomia. Nessuno ha avuto il coraggio di pronunciare quella parola. Ma allora perché si vuole coprire tutto all’improvviso’”, ha proseguito.

“Io dico una volta per tutte che ci si chieda che razza di famiglia noi vogliamo e se vogliamo una famiglia dove un uomo e una donna si mettono insieme per generare oppure no”, ha esclamato.

“Non voglio esagerare, ma dico che questo è uno dei momenti più delicati della vita della Chiesa perché qui si ferisce il punto centrale, laddove nasce la vita, laddove nasce l’adorazione, laddove nasce la meraviglia, lo stupore, dove l’uomo acquista di significato ”, ha poi concluso.

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ZENIT Staff

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