CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 21 febbraio 2007 (ZENIT.org).- La figura di San Pier Damiani ((1007-1072) sintetizza in sé il segreto, tuttora attualissimo, di una efficace testimonianza cristiana: una costante tensione fra solitudine e impegni pastorali, afferma Benedetto XVI.
E’ quanto emerge dalla lettera che il Santo Padre ha inviato all’Ordine dei Camaldolesi, in occasione dell’odierna festa di questo “grande testimone del Vangelo” che fu “uno dei protagonisti della storia ecclesiastica medievale e lo scrittore senza dubbio più fecondo del secolo XI”.
Nella missiva, fatta pervenire tramite il Superiore del Monastero di San Gregorio al Celio, padre Guido Innocenzo Gargano, il Pontefice elogia la “poliedrica personalità di studioso, di eremita, di uomo di Chiesa, ma soprattutto di innamorato di Cristo” di San Pier Damiani.
Nella sua esistenza questo santo, che fu Priore di Fonte Avellana e arrivò a ricevere la porpora cardinalizia nel 1057, mostra “una felice sintesi fra la vita eremitica e l’attività pastorale”, una “tensione” fra la solitudine eremitica, “cella della sua esistenza nascosta in Cristo”, e gli impegni ecclesiali, ha affermato il Pontefice.
“Come eremita incarna quella radicalità evangelica e quell’amore senza riserve per Cristo, tanto felicemente espressi nella Regola di San Benedetto: ‘Nulla, assolutamente nulla, anteporre all’amore di Cristo’”, ha poi aggiunto.
San Pier Damiani fu infatti “l’anima della ‘Riforma gregoriana‘”, ovvero di quell’insieme di riforme miranti a ristabilire l’integrità e l’indipendenza della Chiesa dal potere politico, delle quali San Gregorio VII (1073-1085) fu “il cuore e il motore”, ha spiegato il Vescovo di Roma.
Fu inoltre “l’ultimo teorizzatore della vita eremitica nella Chiesa latina”, ha ricordato il Santo Padre, tanto che con l’ opera Vita Beati Romualdi lasciò “uno dei frutti più significativi dell’esperienza monastica della Chiesa” precedente allo Scisma tra Oriente e Occidente consumatosi nel 1054.
Tuttavia, “non si sottraeva alle esigenze pratiche che l’amore per la Chiesa gli imponeva. Era spinto dal desiderio che la comunità ecclesiale si mostrasse sempre come sposa santa e immacolata, pronta per il suo celeste Sposo”.
Ma soprattutto, “in un’epoca segnata da particolarismi e incertezze, perché orfana di principi unificanti, Pier Damiani, consapevole dei propri limiti – amava definirsi peccator monachus – trasmise ai suoi contemporanei la consapevolezza che solo attraverso una costante tensione armonica tra due poli fondamentali della vita – la solitudine e la comunione – può svilupparsi un’efficace testimonianza cristiana”, ha aggiunto.
“Non è forse valido anche per il nostro tempo questo insegnamento?”, si è quindi domandato il Santo Padre.
Infine, il Papa ha quindi espresso l’auspicio che la celebrazione del Millenario della sua nascita “contribuisca non solo a riscoprirne l’attualità e la profondità del pensiero e dell’azione, ma sia anche occasione propizia per un rinnovamento spirituale personale e comunitario”.