San Giovanni Bosco continua a vivere negli autentici educatori

Intervista alla nuova Madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice

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di María de la Torre

ROMA, mercoledì, 18 febbraio 2009 (ZENIT.org).- All’inizio delle celebrazioni per i 150 anni della fondazione della Congregazione Salesiana, la nuova Superiora generale del ramo femminile, la madre Yvonne Reungoat, ha concesso una intervista a ZENIT nella quale confessa che accettare questa nuova responsabilità è stato per lei come ricevere dal Signore il dono di una nuova maternità.

Dopo che negli ultimi 136 anni si sono avute solo Superiore generali di nazionalità italiana, la comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice vede ora alla guida una religiosa francese, di 64 anni, laureata in Storia e Geografia, che intende continuare a seguire il cammino tracciato da San Giovanni Bosco, perché “l’educazione è alla base della costruzione della società del futuro”.

Cosa prova ad essere stata eletta Madre Superiora delle Salesiane?

Yvonne Reungoat: Quando sono stata eletta, è stata per me una sorpresa: non mi aspettavo questa elezione anche se si sa che quando si dà la vita al Signore, Lui può chiedere ciò che vuole e che spesso non corrisponde a ciò che vogliamo noi e dunque Lui ci può chiedere qualunque missione. E’ stato un momento di sorpresa, un po’ di sconcerto anche, però anche di tanto affidamento e di fiducia. Finora la mia vita è stata un dono a Lui, perché la mia vita appartiene al Signore. Mi ha guidato spesso per sentieri inaspettati, e dunque non potevo dire di no a quello che il Signore mi chiedeva.

Quando una si sente piccola davanti alla missione che le viene affidata, si sente povera, allora sente più forte la fiducia e ha bisogno di essere aiutata e dunque è stato un momento di grande fiducia in Lui, e di grande fiducia anche in Maria, Maria Ausiliatrice, perché don Bosco e la nostra fondatrice madre Mazzarello dicevano sempre che Maria Ausiliatrice è la vera fondatrice dell’istituto e dunque mi sono sentita un po’ come presa per mano da Lei e Lei mi diceva: “Comunque tu sei la vicaria, la vera superiora sono io”, e questo mi ha dato tanta fiducia. La sento presente nella vita, conto molto su di Lei.

Ho sentito allo stesso tempo che il Signore mi chiedeva e mi faceva dono di una nuova maternità: quella di portare nel cuore tutte le figlie di Maria Ausiliatrice del mondo, che sono tante. Ma con loro anche tante giovani, tanti laici che condividono la missione con noi, insomma il mondo intero. E’ una bella esperienza e uno stimolo molto g rande a donare la vita con gioia.

Lo avrebbe mai immaginato?

Yvonne Reungoat: No, non lo avrei mai immaginato. Non potevo immaginarlo perché non mi sarei mai sentita capace di vivere una missione come questa, anche se si sa che potrebbe accadere….le nostre costituzioni dicono che puo’ essere eletta Madre generale qualunque figlia di Maria Ausiliatrice dopo un certo numero di anni di professione. Però sinceramente non ci avevo pensato.

Cosa è cambiato nella sua vita da quel momento?

Yvonne Reungoat: Dal punto di vista personale, al momento non è cambiato tanto però è cambiato il senso di responsabilità. Ormai non posso più pensare a me stessa senza che ogni istante della mia vita si converta in un dono per gli altri, un dono per le mie sorelle, per l’istituto intero. Ho sentito una chiamata grande, prima di tutto alla santità perché penso che ciò che è più importante è la qualità di vita di donazione al Signore, il lasciarsi prendere da Lui stesso perché possa essere un canale attraverso cui Lui stesso possa passare. Eppoi la responsabilità di essere vincolo di comunione di una famiglia grande come la nostra che si estende sui cinque continenti e dunque con le sorelle che appartengono a tante culture diverse. Una diversità molto grande chiamata ad essere una interrelazione continua e a portare insieme in unità una stessa missione in mezzo alle giovani generazioni.

Questo essere vincolo di comunione richiede un’attenzione, una donazione continua, una condivisione e un’apertura grande all’istituto ma anche a tutta la Chiesa, perché l’istituto ha senso, ha una vocazione carismatica nella Chiesa e dunque deve rispondere, far brillare, rendere luminoso questo carisma della Chiesa ed essere un segno nella Chiesa per il mondo di oggi.

Cosa possono offrire i Salesiani al mondo odierno?

Yvonne Reungoat: Ciò che i Salesiani e le Salesiane possono offrire al mondo di oggi è una missione educativa, un impegno nel campo della educazione. Oggi si parla tanto – e Benedetto XVI lo ha ricordato tante volte – di emergenza educativa. Noi sperimentiamo questa emergenza educativa. E’ una realtà nel mondo intero, in tutte le parte del mondo, dunque sentiamo sempre di più la nostra responsabilità e l’attualità del nostro carisma. Educare i giovani di oggi, tenendo presenti le grande sfide di una società in cambiamento molto rapido e continuo, l’essere in continua ricerca per rispondere a queste sfide tenendo presente il progetto di Dio sulla umanità, vuol dire costruire la famiglia umana, e per questo pensiamo che l’educazione sia alla base della costruzione della società del futuro.

Questa missione educativa è per noi una grande responsabilità, ma anche un grande stimolo, una sfida che ci impegna non solo tra di noi ma anche con i tanti laici che collaborano con noi. Per questo occorre creare una sinergia, entrare in una sinergia sempre più grande con molte altre istituzioni che cercano di impegnarsi in questo mondo dell’educazione.

Cosa significa proseguire il cammino intrapreso da don Bosco e da madre Mazzarello?

Yvonne Reungoat: Continuare oggi il cammino di don Bosco e di madre Mazzarello equivale a rendere attuale questo carisma educativo: vivere lo stile pedagogico che è lo stile del “sistema preventivo”. Vuol dire che si fonda sulla fiducia dei giovani, sulla debolezza, sul far sentire ai giovani che sono amati, non solo perché lo sappiano, ma anche dimostrandogli questo amore, perché possano arrivare a credere che davvero Dio li ama, e aiutandoli a scoprire e a sviluppare tutte le loro risorse per diventare protagonisti in questa costruzione della società di oggi e di domani.

Poi significa anche cercare di annunciare Gesù ai giovani. Don Bosco aveva questa grande passione di aiutare i giovani a crescere come essere umani, trovare il loro posto nella società e nella Chiesa, e scoprire il posto di Dio, la presenza di Dio nella loro vita; credere che sono amati da Dio e a partire da questa esperienza diventare anche loro annunciatori di Gesù per altri giovani. Questa oggi rimane per noi una sfida importante: rendere i giovani protagonisti di questo annuncio e missionari in mezzo ad altri giovani, per aiutarli a trovare il senso della loro vita. I giovani di oggi mancano di amore, mancano di questo senso della vita che in realtà possono trovare in Dio. E tutti noi dobbiamo cercare di essere testimoni per aiutarli a incontrare Dio, Persona viva, che è vicino a loro e che dà senso alla loro vita.

Dove trova le forze per portare avanti que sta responsabilità?

Yvonne Reungoat: Mi incoraggiano diverse elementi. Uno è il sentire che non sono sola. Lo dicevo all’inizio che riporre la mia fiducia in Dio e in Maria Ausiliatrice è una forza molto grande. Mi sento inoltre sostenuta dalla preghiera, dall’offerta, dall’affetto di tutte le mie sorelle in tutto il mondo. Mi sento di essere parte di una famiglia e dunque ci sosteniamo le une con le altre. Sono cosciente anche dell’impegno e della donazione di tante figlie di Maria Ausiliatrice in tutto il mondo che con tanto coraggio, tanta gioia anche, tanto amore donano tutta la loro vita con passione alla loro missione.

Un altro elemento che mi sostiene sono le vocazioni che il Signore continua a mandare all’istituto da diverse parti del mondo. Le vocazioni sono più numerose in alcuni parti, meno in altre parti, però in tutto il mondo, ogni anno, entra un certo numero di giovani che continuano a sentire questa chiamata di Dio e che scelgono di rispondere co
n il “sì” alla nostra famiglia. Questo è un segno della fiducia di Dio in noi, della importanza delle nostre vocazioni e un rinnovamento continuo perché loro ci apportano la ricchezza del loro essere giovani e questo è un grande sostegno per vivere questa missione.

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ZENIT Staff

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