di Antonio Gaspari
BOLOGNA, mercoledì, 25 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Nell’omelia della Messa celebrata questo mercoledì nella cattedrale di Bologna, il Cardinale Carlo Caffarra ha spiegato come “le ceneri” possono segnare la conversione dal peccato alla grazia.
L’Arcivescovo di Bologna ha detto che il rito delle Ceneri ci ricorda “il nostro essere polvere” e ci fa riflettere sulla morte che “non è solo biologica ma separazione definitiva dalla vita”.
Secondo il porporato, “il rito delle ceneri ci riporta alla realtà originaria del peccato” ricordandoci il mistero delle nostre origini – “sei polvere” -, ed in particolare la nostra condizione, perché “la creatura senza il Creatore svanisce … Anzi l’oblio di Dio priva di luce la creatura stessa”.
Nello stesso tempo – ha illustrato l’Arcivescovo – la Chiesa vuol ricordare il sacrificio di Cristo che ci ha salvati dal peccato “perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio”.
In questo modo, ha aggiunto, “Cristo è passato dal ‘mistero di iniquità’ che abbonda in noi e nel mondo, al ‘mistero di pietà’ che sovrabbonda in noi e nel mondo”.
“E così – ha sottolineato il Cardinale Caffarra – nel giorno in cui la santa Chiesa ci invita ad iniziare un cammino di vera conversione, intende manifestare davanti al mondo e soprattutto nella profondità di ogni coscienza umana, che il peccato, il male non è una fatalità invincibile, ma è vinto mediante il sacrificio di Cristo sulla Croce”.
L’Arcivescovo di Bologna ha fatto riferimento all’apostolo Paolo, per spiegare “il valore del sacrificio di Gesù” che “ha portato Cristo a condividere, benché assolutamente innocente, la nostra condizione di peccato perché noi potessimo condividere la giustizia di Dio”.
Per il Cardinale Caffarra la Chiesa annuncia pubblicamente la connessione tra il ‘mistero di iniquità’ ed il ‘mistero della pietà’, “connessione che è stata costituita nel sacrificio di Cristo: trattato da peccato (ecco il ‘mistero di iniquità’), in nostro favore (ecco il ‘mistero della pietà’)”.
In questo contesto, il porporato ha sottolineato che “nel sacrificio di Cristo è posta la possibilità di una nuova umanità, della rigenerazione della nostra persona. Nel vocabolario cristiano si chiama ‘conversione’. Oggi noi iniziamo un cammino di vera conversione”.
L’Arcivescovo di Bologna ha concluso l’omelia appellandosi ai fedeli affinché in queste settimane di Quaresima possiamo “uscire da noi stessi, dalla falsità cioè del nostro modo di essere, per entrare nel mistero redentivo di Cristo, che la Chiesa rende attuale nella sua Liturgia: entrarvi con tutto se stessi, appropriarsi della giustizia di Dio in Cristo Gesù”.