India: la morte di un cristiano fa temere nuove violenze

Dopo l’ondata anticristiana dei mesi scorsi

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NUOVA DELHI, martedì, 24 febbraio 2009 (ZENIT.org).- L’uccisione di un cristiano nello Stato indiano dell’Orissa, nella zona orientale del Paese, fa temere una nuova ondata anticristiana e rischia di porre un freno al ritorno dei fedeli sfollati nelle proprie case.

La paura, ricorda l’associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) in una nota inviata a ZENIT, si è diffusa rapidamente la scorsa settimana nel distretto di Kandhamal dopo il ritrovamento del cadavere del 45enne Hrudyananda Nayak.

Il corpo aveva il volto devastato e macchie di sangue ovunque.

In un’intervista ad ACS, fr. Madan Singh, portavoce dell’Arcivescovo Raphael Cheenath di Cuttack-Bhubaneswar, ha confessato che i cristiani sono terrorizzati per gli attacchi lanciati contro di loro.

Più di 10.000 persone di Kandhamal vivono ancora nei campi di sfollati dopo le violenze scoppiate nell’agosto scorso, e ora hanno più paura di tornare a casa.

“La gente dei campi di sfollati stava tornando lentamente nei propri villaggi – ha riferito fr. Singh –, ma dopo questo fatto la paura è raddoppiata, i movimenti sono stati posti sotto controllo e i sospetti sono aumentati”.

La vittima è stata vista per l’ultima volta la sera di mercoledì 18 febbraio, dopo che aveva lasciato il suo villaggio di Rudangia per accompagnare la sorella a Bandeau. Non ha più fatto ritorno.

Si dice che un testimone oculare abbia visto Nayak mentre veniva fermato da un gruppo di estremisti indù. Nemmeno 24 ore dopo, giovedì sera, il suo cadavere è stato ritrovato tra le rocce in un bosco.

Fino a questo momento la polizia non ha confermato l’ipotesi di omicidio. Nayak era sposato e aveva due figli. Un suo vicino che ha visto le ferite sul suo corpo è convinto che si sia trattato di un assassinio.

Rudangia, un villaggio prevalentemente cristiano a circa 260 chilometri dalla capitale dello Stato dell’Orissa, Bhubaneswar, ha pagato un prezzo molto alto nella campagna contro i cristiani scoppiata nel distretto di Kandhamal nel Natale 2007 e poi nell’estate scorsa. Si parla infatti di 80 vittime, con gli estremisti che hanno assalito circa 300 villaggi distruggendo 6.000 abitazioni e quasi 300 chiese.

La violenza è scoppiata in tutta la sua brutalità dopo l’assassinio di Swami Laxmanananda Saraswati, membro del Vishwa Hindu Parishad Party. Anche se un gruppo maoista ha rivendicato la sua morte, i cristiani sono stati accusati dell’accaduto e hanno iniziato ad essere bersaglio di assalti e omicidi.

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ZENIT Staff

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