Vescovi ungheresi preoccupati per la crescente violenza

La crisi economica e la scarsa sicurezza pubblica alimentano la criminalità

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BUDAPEST, mercoledì, 4 marzo 2009 (ZENIT.org).- Di fronte ai crescenti episodi di violenza che stanno scuotendo l’opinione pubblica in Ungheria la Conferenza episcopale del Paese ha chiesto alle autorità civili di garantire “la sicurezza pubblica, la sicurezza sociale, il servizio sanitario, la tutela delle famiglie, l’insegnamento e l’educazione delle generazioni future”.

La settimana scorsa, infatti, due zingari, un giovane padre e il figlio di cinque anni, sono stati uccisi da ignoti che avevano precedentemente appiccato il fuoco alla loro casa; mentre tre settimane prima alcuni zingari avevano ucciso un giocatore di pallamano, di origine romena, e ferito gravemente altri due.

Secondo quanto riferito dall’agenzia Magyar Kurir, in una nota diffusa il 3 marzo l’episcopato ungherese ha voluto esprimere il proprio cordoglio e la propria vicinanza ai familiari delle vittime, esprimendo “preoccupazione perché le azioni violente sono accompagnate anche da una serie di provocazioni che cerca di far comparire gli ungheresi come razzisti”.

“Per questo scopo – si legge nella nota – alcuni arrivano ad organizzare finte sfilate senza un vero appoggio da parte della società, sotto insegne che rimandano ad estremismi. Siamo convinti che queste azioni non fanno che deviare l’attenzione dai problemi veri”.

In questa situazione delicata la Conferenza Episcopale Ungherese ha invitato “tutti coloro che sono in grado di prendere le decisioni necessarie di occuparsi delle questioni reali anziché di problemi artificialmente creati e di soluzioni attraverso i mass media”.

“I membri della nostra società – continuano i presuli –, soprattutto coloro che hanno dedicato già un’intera vita alla costruzione del nostro Paese, […] quando lo Stato tratteneva per sé la maggior parte del valore del loro lavoro, pretendono legittimamente di non essere le vittime principali delle misure di risparmio attuali”.

Sullo sfondo di questi eventi si può scorgere l’aggravarsi della situazione economica, con l’aumento dei disoccupati e il peggioramente della pubblica sicurezza.

Di fronte a questa grave situazione, molti cercano una via d’uscita nella criminalità, attraverso i furti, le minacce e il prestito ad usura, tanto che alcuni gruppi riescono a tenere sotto controllo interi villaggi o quartieri urbani.

Ad unire la propria voce a quella dei Vescovi cattolici è stata anche la Chiesa Luterana Ungherese che in una dichiarazione ha sottolineato la responsabilità dei dirigenti del Paese facendo appello allo stesso tempo alla coscienza e alla responsabilità di ogni singola persona.

Dal canto suo, Gusztáv Bölcskei, Presidente del Consiglio della Chiesa Calvinista Ungherese, ha detto: “La situazione attuale è la conseguenza di una serie di omissioni, il risultato di un processo pluridecennale della disgregazione delle comunità, in cui è proprio della politica e dello Stato, delle persone che esercitano il potere la responsabilità più grave”.

“Oggi – ha aggiunto – sono necessarie una politica ed un’azione governativa che abbiano al loro centro la persona umana, la società e non servino solamente a scopi egoistici di breve durata”.

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ZENIT Staff

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