di Jesús Colina
CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 13 marzo 2009 (ZENIT.org).- La visita di Benedetto XVI in Camerun e Angola susciterà un movimento di vicinanza e solidarietà con l’Africa in un momento di crisi economica, ha affermato il Cardinale Paul Josef Cordes.
Il presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, organismo della Santa Sede responsabile dell’orientamento e del coordinamento tra le organizzazioni e le attività caritative promosse dalla Chiesa cattolica, ha confessato le sue speranze a un piccolo gruppo di giornalisti, tra cui ZENIT, in vista della visita papale nel continente africano prevista dal 17 al 23 marzo.
In un momento di crisi finanziaria ed economica, ha riconosciuto il porporato tedesco, c’è il rischio di dimenticare la solidarietà con l’Africa, elemento che il Papa sottolineerà con la sua presenza.
“Il fatto che lui vada già serve per creare attenzione. Qualche volta i gesti parlano più delle parole”, ha spiegato il Cardinale.
“Se il Papa va lì, i comunicatori, gli informatori, tutti contribuiscono a focalizzare l’attenzione su questo continente”.
“Non solo porta il messaggio di carità della Bibbia – ha osservato –; è anche importante questa conseguenza umana”.
Il Cardinale Cordes, che conosce da molti anni Joseph Ratzinger, sostiene che al Papa “non piace viaggiare. A Giovanni Paolo II piaceva. Benedetto XVI lo fa come sacrificio. Conoscendolo un po’ ne sono convinto. Lo fa perché lo vede utile, necessario”.
Il collaboratore del Pontefice spiega che non è importante solo l’aiuto materiale. A volte contano molto di più la vicinanza umana e spirituale.
“Sono andato in Sudan, e ho visto che i soldi non sono tutto. Ho visto che la gente vuole vedere facce, compassione. É importante andare a trovare la gente. Noi europei pensiamo troppo alla categoria di aiuto, è importante pensare a categorie di partecipazione”.
“Nel contesto di tante iniziative di aiuto, deve sottolinearsi quello che fa la Chiesa: c’è la tendenza in alcune agenzie cattoliche ad avere una prospettiva solo filantropica, umanitaria”.
I cattolici, spiega, non possono “fare della filantropia un mestiere. Così perdiamo il Vangelo, le radici. Essere come gli altri non serve a niente”.
Per questo motivo, Benedetto XVI ha dedicato alla dimensione profonda dell’opera di carità della Chiesa la seconda parte della sua prima Enciclica, “Deus caritas est“.
Il porporato ricorda anche che l’opera di carità della Chiesa cattolica in Africa garantisce il sistema sanitario o educativo di alcuni Paesi. In Uganda, ad esempio, è stata realizzata un’opera decisiva nella lotta all’Aids.
Il Cardinale Cordes conclude ricordando che se la comunità internazionale ha abbracciato il concetto di aiuto allo sviluppo all’estero “è una vittoria della Chiesa”, perché prima questo concetto non esisteva in nessun Paese.