di Fabio Piemonte
SALERNO, domenica, 22 marzo 2009 (ZENIT.org).- Si è svolto il 20 marzo, in un’affollatissima Aula Magna della sede di Salerno dell’Università “Suor Orsola Benincasa”, un convegno di studi promosso dall’Associazione Culturale salernitana “Veritatis Splendor”, presieduta dal prof. Marco Di Matteo, in collaborazione con l’Università degli Studi “Suor Orsola Benincasa” e con il patrocinio della Provincia di Salerno, sulla figura di Giuseppe Capograssi (Sulmona 1889-Roma 1956).
Capograssi è uno dei maggiori filosofi del diritto italiani. Insegnò in numerose università italiane, fu anche rettore dell’Università di Macerata; ricoprì poi gli incarichi di membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e di giudice presso la Corte Costituzionale. Fu tra i fondatori dell’UGCI (Unione Giuristi Cattolici Italiani), di cui fu anche primo presidente.
Una personalità poliedrica, fine giurista e filosofo e appassionato cultore di letteratura, Capograssi mostra davvero un profilo di grande spessore, innanzitutto umano, come testimonia tutta la sua poderosa produzione scritta.
A presiedere questo evento culturale, che ha cercato di focalizzare alcuni aspetti fondamentali del grande umanista cattolico, è stato il prof. Giacomo Bruni, che ha colmato così l’assenza per impegni istituzionali del prof. Francesco De Sanctis, Magnifico Rettore dell’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli.
Si sono poi susseguiti gli interventi dei relatori presenti: il prof. Giuseppe Acocella, ordinario di Etica sociale presso l’Università “Federico II” di Napoli e Vice-Presidente del CNEL; la prof.ssa Francesca Naddeo, docente associato di Diritto di Famiglia dell’Università di Salerno; il prof. Marco Di Matteo, Presidente dell’Associazione “Veritatis Splendor” e il prof. Francesco Mercadante, docente emerito di Filosofia del Diritto dell’Università “La Sapienza” di Roma, nonché Presidente della Fondazione “Giuseppe Capograssi”.
A sottolineare la predominanza, nel pensiero di Capograssi, di un diritto comune degli uomini sui diritti dei singoli è stato il prof. Acocella, il quale si è soffermato proprio sulla natura dell’imperativo giuridico e il suo rapporto con quello morale: esso avrebbe il compito di “salvare” l’azione, cioè di portarla al suo compimento, privandola d’ogni interesse particolare, contro un male che rappresentando “lo sforzo di privatizzare l’azione”, ne impedisce il suo sviluppo coerente.
Agendo invece sulla base di una massima universale, si chiarisce che “il vero effetto della legge morale è scoprire la legge dell’uguaglianza”, principio basilare che dovrebbe fondare ogni rapporto intersoggettivo. Ad illustrare invece i principi etici e giuridici in gioco nella famiglia secondo il pensiero del fine giurista, è stata la prof.ssa Naddeo che ha evidenziato, citando Capograssi, il suo essere “unione di vita con vita”, nonché “creazione di un universo morale”, che ha non nel sentimento, quanto piuttosto nell’impegno stabile e duraturo dei coniugi il suo principio eterno.
Di qui alla relazione del prof. Di Matteo su quel “diario-poema” costituito dai circa 2000 foglietti raccolti ne “I pensieri a Giulia” dell’umanista cristiano. Un’opera unica nel suo genere: si tratta di una splendida raccolta di meditazioni, memorie, ricordi, che coniuga semplici pensieri quotidiani con dotte citazioni che il giovane giurista scrisse quotidianamente, per tutto il periodo del suo fidanzamento, a colei che diverrà sua moglie.
Emerge in essi la centralità dell’amore umano per la riscoperta dell’amore di Dio e tutta la forza di un amore vero, che colma la lontananza geografica nel ricordo degli occhi della donna amata, ma sa anche dire: “Solo con te la mia giornata poteva diventare santa come deve essere”.
Infine il prof. Mercadante, curatore tra l’altro dei saggi pubblicati recentemente da Bompiani nel volume “La vita etica”, ha voluto aggiungere alla chiarezza espositiva dei precedenti relatori quella delle principali fonti capograssiane: Vico e Pascal, che svelano la sete di Dio dell’autore.
“L’uomo dispera del finito” – scriveva riprendendo Vico – perciò non poteva non condividere il pensiero pascaliano di un Dio che risponde così all’anima che lo invoca: “Tu non mi cercheresti se non mi avessi già trovato”.
Su tale scia s’inserisce la lezione ancora attuale di Giuseppe Capograssi, che ha fatto della sua vita un’attuazione della sua filosofia e ha tratto dalla sua esperienza esistenziale la materia del suo pensiero.