di Chiara Santomiero
ROMA, lunedì, 30 marzo 2009 (ZENIT.org).- “Nel corso degli ultimi venti anni il Pontificio Consiglio per i laici ha riconosciuto canonicamente numerosi movimenti ecclesiali e nuove comunità: significa che essi sono ora proposti e considerati come un bene per la Chiesa universale”, sostiene Guzmán Carriquiry.E’ quanto ha affermato il sottosegretario del Pontificio Consiglio per i laici, intervenendo, sabato 28 marzo, al corso “Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nella società” a proposito dei criteri di ecclesialità per il riconoscimento di associazioni e movimenti laicali.
Il corso, che si tiene presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, è proposto dall’istituto Laikos della stessa Università e dal Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac), in collaborazione con la Comunità di vita cristiana (Cvx) e con il patrocinio del Pontificio Consiglio per i laici.
“Il riconoscimento – ha proseguito Carriquiry – che richiede un lungo lavoro di verifica, significa che la certezza soggettiva maturata nel fondatore di partecipare a un’opera voluta da Dio, diventa ora certezza oggettiva, proclamata dal Successore di Pietro”.
Se è complesso “confrontarsi con la fantasia dello Spirito che genera una varietà di forme difficili da inquadrare nelle norme canoniche”, l’esortazione apostolica Christifideles laici del 1988 ha indicato “criteri chiari e precisi di discernimento e riconoscimento”.
Associazioni e movimenti, in sintesi, devono porsi come “luoghi di santificazione dei fedeli laici, di educazione alla fede, di impegno nel mondo al servizio della dignità integrale dell’uomo, in relazione filiale con il Papa e i vescovi”.
“La carica di universalità – ha sottolineato il sottosegretario del Pontificio consiglio per i laici – non dispensa le aggregazioni dal legame con i vescovi delle chiese particolari”. Vale per tutti “l’invito contenuto nell’enciclica Redemptoris Missio ad inserirsi con umiltà nel tessuto sociale, culturale, ecclesiale delle diocesi”, così come ai vescovi è chiesta “una cordiale accoglienza, fatta di paterno accompagnamento e vigilanza”.
“Un felice scambio” è poi richiesto, secondo Carriquiry, tra parrocchie e aggregazioni laicali. “La parrocchia – ha affermato – non è una federazione di gruppi ma la dimora del popolo di Dio: nessuno deve sentirsene escluso e nessuna parrocchia può identificarsi con un movimento o una associazione”. Infatti “carisma non significa autoreferenzialità, ma arricchimento per tutta la comunità”.
Per quanto riguarda i rapporti tra movimenti e associazioni “negli anni – ha scherzato Carriquiry – si è passati dalla ‘guerra fredda’ alla coesistenza pacifica fino a rapporti di stima e di collaborazione”. Infatti “c’è nella Christifideles laici un invito che non è stato disatteso, quello di ‘gareggiare nello stimarsi a vicenda’”.
“A tutti – ha sottolineato Carriquiry – è chiesto di dare il proprio contributo per costruire la chiesa come casa e scuola di comunione e contribuire all’urgenza della nuova evangelizzazione”.
Proprio alla luce dell’imperativo missionario, ha concluso il sottosegretario del Pontificio Consiglio per i laici, “si dovrà misurare la validità di associazioni e movimenti e di tutta la comunità cristiana”.
I responsabili di movimenti ed associazioni presenti al confronto dell’Università Gregoriana hanno trovato nei criteri di ecclesialità ricordati da Carriquiry i tratti caratterizzanti della propria storia.
“L’Azione cattolica – ha ricordato Paolo Trionfini, vice presidente nazionale per il Settore adulti di Ac – è costitutivamente al servizio della missione della Chiesa”. Una scelta statutaria “che si traduce nell’assunzione di uno stile di discepoli i quali, abbandonando i protagonismi da ‘battitori liberi’ si sentono associativamente dedicati alla chiesa locale”.
“Secondo il prototipo dei primi cristiani, come loro inseriti nella società del proprio tempo, come loro distaccati, come loro uniti alla Chiesa”: è il modello di apostolato consegnato dal fondatore Pedro Poveda all’Istituzione Teresiana.
“Anche ai nostri giorni – ha sottolineato Maria Isabel Telleria Tapia, segretaria generale dell’associazione – l’Istituzione Teresiana intende favorire l’esperienza di fede in dialogo con le culture, impegnandosi per la costruzione di una società giusta e solidale”.
E’ una caratteristica propria dell’associazione “la presenza nelle strutture dello Stato che si allarga oggi alla presenza negli organismi internazionali”.
“Quando ci presentiamo noi alla Chiesa e ci dicono: “Ma cosa fate? E concretamente, concretamente?” Concretamente si convertono le persone. La Madonna, dove appare, converte. E appare anche qui in qualche modo nella sua Opera e converte”. Così Carlo Fusco del Movimento dei Focolari, ha ricordato le parole della fondatrice Chiara Lubich in un incontro in cui si verificava l’adesione del movimento – la cui denominazione è anche Opera di Maria – ai criteri di ecclesialità.
“Il carisma dell’unità – ha ricordato Fusco – si esplica in tutte le attività, dalla promozione dell’economia di comunione all’attività per mettere insieme i carismi nel progetto ‘Uniti per l’Europa’”
“Oggi lo specifico campo d’azione delle Comunità di vita cristiana (Cvx) – ha spiegato Leonardo Becchetti, presidente nazionale del Cvx – è nell’opzione preferenziale per gli ultimi, che ha portato a impegni particolari come quello a favore dei migranti, lavorando in rete con le altre realtà ecclesiali”.
Un tratto quest’ultimo, non occasionale: “Il Cvx vive una tensione verso l’unità che si esplica mettendo insieme i movimenti per creare un ambiente in cui tutti possono maturare i propri carismi”.
Soprattutto a favore della società in cui viviamo: “nel nostro tempo – ha concluso Becchetti – le relazioni sono un bene fragile e la vita associativa più di ieri è una risorsa importante, un tesoro da valorizzare”.