Il fondatore di Shalom sulle speranze del Sinodo per l'Africa

Intervista a monsignor Andrea Pio Cristiani

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di Carmen Elena Villa

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 1° ottobre 2009 (ZENIT.org).- Il Movimento Shalom guarda con speranza al Sinodo per l’Africa che si aprirà questa domenica in Vaticano per riflettere sul tema “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”.

Per questo, il Movimento ha organizzato il simposio “Certezza e speranze: il Sinodo dei Vescovi per l’Africa”, svoltosi questo giovedì presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Il Movimento Shalom è un’organizzazione senza scopo di lucro laica di ispirazione cattolica. Riunisce persone di diversi orientamenti politici e religiosi.

ZENIT ha parlato con il suo fondatore del lavoro che il Movimento svolge in Africa e delle aspettative per il Sinodo dei presuli di questo continente.

Lei è intervenuto al simposio con una conferenza sulla speranza e la pace che porterà all’Africa il Sinodo dei Vescovi. Perché ha scelto questo tema?

Mons. Cristiani: La realtà che sta sotto i nostri occhi indubbiamente non ci lascia tranquilli, soprattutto per quanto riguarda il continente che è all’attenzione del Sinodo dei Vescovi.

A volte sembra che ci sia un embargo un po’ meschino che nasconde tutto il dramma della vita di milioni di essere umani che abitano in questo pianeta. Basta pensare che la crescita degli affamati nel mondo ha una forte concentrazione in Africa.

C’è anche un motivo di speranza: il fatto che mi sembra che ultimamente sia cresciuta a livello di opinione mondiale l’attenzione sull’Africa, dopo il viaggio di Papa Benedeto XVI in Angola e in Camerun e anche dopo il G8 a L’Aquila. C’ è qualcosa che si sta muovendo. Auguriamoci che questo seminario prima del Sinodo possa davvero dare inizio a un risollevamento dell’Africa

Quali opere sociali sviluppa il Movimento in Africa?

Mons. Cristiani: Si lavora con più impegno in Burkina Faso, ma siamo presenti in altri Paesi africani, come Congo, Kenya, Togo. La nostra presenza è molto forte in Uganda, dove abbiamo delle piccole cooperative e vari settori artigianali.

Il nostro impegno è di natura culturale. Investiamo prevalentemente nella formazione dei giovani, abbiamo come base di formazione la Dottrina Sociale della Chiesa che ha le sue radici nel Vangelo, nell’insegnamento di Cristo. Prima di tutto per noi è importante formare l’ uomo. Shalom svolge un’attività per uno sviluppo sostenibile.

Dunque cerchiamo di investire soprattutto nel lavoro, nella professionalità, aiutando economicamente a realizzare dei contesti che possano rispondere alle esigenze soprattutto del dominio agricolo. Perciò si deve partire dal potenziare la terra, migliorando le condizioni dei contadini perché possano avere un risultato tale da permettere a se stessi e alle proprie famiglie di avere un sostentamento dignitoso e giusto. Il lavoro diventa quindi un elemento primario dell’attività sociale del movimento.

Perché un movimento che nasce in una regione come la Toscana ha questa sensibilità così speciale nei confronti dell’Africa?

Mons. Cristiani: Perché la Toscana, essendo una regione molto industrializzata, ha ricevuto i primi flussi migratori. Vedevamo arrivare popolazioni, facce nuove, persone che venivano da altre culture e che talvolta faticavano a integrarsi, che non erano rispettate nel loro diritti. C’era poi il contatto con l’interno della Chiesa, con la testimonianza dei missionari che erano presenti e parlavano delle sofferenze di questi Paesi. Tanti migranti per migliorare le loro condizioni sono venuti a svolgere lavori umilissimi nella nostra regione. Bisognerebbe frenare le migrazioni non dignitose per la persona umana e lo sviluppo. Diamoci da fare perché i Paesi che hanno tante risorse possano goderne appieno.

Cosa si attende l’Africa da questo Sinodo?

Mons. Cristiani: L’Africa è consapevole del suo stato di sofferenza, di umiliazione. Auspichiamo che il Sinodo sia tradotto nella pastorale ordinaria della Chiesa, di modo che le problematiche dell’Africa siano prese a cuore da parrocchie, associazioni, gruppi e movimenti. L’Africa, a differenza dell’Europa, è un continente con grandi potenzialità spirituali che è urgente incanalare per creare un clima di frraternità che parta dal ricondurre tutto e tutti all’unico Dio.

Quali sono a suo avviso i frutti che ha lasciato il Sinodo per l’Africa del 1994?

Mons. Cristiani: Ha favorito molto il rafforzamento e l’unità della Chiesa cattolica, e ha senz’altro promosso un dialogo fra gli antichi valori del Vangelo e le antiche tradizioni culturali dell’Africa, con una maggiore acentuazione del volto africano della Chiesa cattolica.

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ZENIT Staff

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