Card. Baldisseri e Papa Francesco, Sinodo 2015 / © CCEW - Mazur/Catholicnews.Org.Uk, CC BY-NC-SA 2.0

Card. Baldisseri: Riscoprire la bellezza della vita

Conferenza stampa di presentazione dell’Instrumentum laboris della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi

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Alle ore 11.00 di questa mattina, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza stampa di presentazione dell’Instrumentum laboris della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” (3- 28 ottobre 2018).
Intervengono l’Em.mo Card. Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi; S.E. Mons. Fabio Fabene, Sotto-Segretario; P. Giacomo Costa, S.I., Segretario Speciale della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi; e Don Rossano Sala, S.D.B., Segretario Speciale della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
 
Intervento del Card. Lorenzo Baldisseri
Saluto cordialmente tutti voi che partecipate a questa Conferenza Stampa. Desidero aiutare tutti e ciascuno a mettersi in sintonia con l’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei giovani dal tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, che si svolgerà a Roma dal 3 al 28 ottobre prossimi. Come avrete certamente notato, si tratta di un testo abbastanza ampio e articolato, del quale cercherò di illustrare alcuni elementi principali, partendo dal dire qualcosa sulle finalità del Sinodo, sul metodo seguito e sulla struttura del documento.
Il Sinodo ha come prima finalità quella di rendere consapevole tutta la Chiesa del suo importante e per nulla facoltativo compito di accompagnare ogni giovane, nessuno escluso, verso la gioia dell’amore; in secondo luogo, prendendo sul serio questa missione, la Chiesa stessa potrà riacquistare un rinnovato dinamismo giovanile; in terzo luogo è importante anche per la Chiesa cogliere quest’occasione per mettersi in discernimento vocazionale, così da riscoprire in che modo può meglio corrispondere oggi alla sua chiamata ad essere anima, luce, sale e lievito del nostro mondo.
Come conseguenza di queste finalità, l’Instrumentum Laboris è redatto secondo il “metodo del discernimento”. Con ciò intendo dire che in sostanza il Sinodo stesso è un esercizio di discernimento, il cui processo si attua compiendo gli stessi passi che aiutano ogni giovane a far luce sulla propria vocazione. Papa Francesco, in Evangelii Gaudium 51, presenta il processo di discernimento con tre verbi: riconoscere, interpretare, scegliere.
Per questo motivo, il testo è diviso in tre parti, ciascuna riferita a uno dei tre verbi. Il primo passaggio del discernimento è segnato dal verbo riconoscere. Subito viene in mente il racconto dell’episodio di Emmaus, dove si dice che «si aprirono i loro occhi e lo riconobbero» (Lc 24,31). È quindi evidente che “riconoscere” non è un generico vedere o un semplice ascoltare, ma dice molto di più: si tratta di lasciarsi abitare dalla grazia per avere lo sguardo del discepolo, una comprensione della realtà che sa vedere il cuore, un’intelligenza che nasce dalle viscere di misericordia che abitano in ognuno di noi. “Riconoscere” significa partecipare dello sguardo di Dio sulla realtà, osservando il modo in cui Dio parla a noi attraverso di essa.
Il secondo passaggio punta sul verbo interpretare. La realtà è più importante dell’idea, ma le idee diventano necessarie nel momento in cui si sono riconosciuti gli appelli che vengono dalla realtà. Ci vuole un quadro di riferimento per interpretare la realtà, altrimenti si resta preda della superficialità. È necessario andare in profondità, verso un livello biblico e antropologico, teologico ed ecclesiologico, pedagogico e spirituale. Le buone idee illuminano, fanno chiarezza, sciolgono i nodi, aiutano a sbrogliare la matassa, a superare la confusione e a risolvere le frammentazioni, accompagnando verso una visione integrale e sinfonica.
Il terzo momento si concentra sulla necessità di scegliere. Dopo aver riconosciuto e interpretato, la fase più delicata e importante è prendere decisioni coraggiose e lungimiranti alla luce del percorso svolto. Il discernimento troppe volte rischia di arenarsi su infinite analisi e su molte e diverse interpretazioni, che non arrivano a buon fine, cioè a decisioni concrete, profetiche e pratiche. Ecco che diventa importante portare a compimento il cammino attraverso scelte condivise che ci aiutino nel nostro percorso di conversione pastorale e missionaria.
I contenuti
Risulta impossibile far luce su tutti i contenuti dell’Instrumentum laboris in questa sede. Rendo conto brevemente di alcuni di essi, passando in rassegna il documento in forma lineare. Emergeranno così anche le scelte fondamentali che hanno guidato la sua compilazione.
1.1 Prima parte: “Riconoscere: la Chiesa in ascolto della realtà”
Dopo aver chiarito nell’introduzione le finalità, il metodo e la struttura, la prima parte è composta da cinque capitoli.
I primi due offrono uno sguardo piuttosto ampio sui diversi contesti, mostrando che ci sono davvero molte differenze e molte comunanze tra i giovani di tutto il mondo: la globalizzazione crea molta omologazione, ma le diversità sociali, economiche, culturali, religiose e spirituali rimangono comunque tante. Tra le varie preoccupazioni che sono indicate, sottolineo il tema dei rapporti intergenerazionali – che vedono gli adulti in tendenziale concorrenza piuttosto che in alleanza con i giovani – e la presenza ormai trasversale del continente digitale, che è un’inedita piattaforma di vita per i giovani con importanti opportunità e nuovi pericoli.
Seguono tre capitoli che possiamo definire tre specifici focus su questioni puntuali. La prima lente di ingrandimento è puntata sui giovani più poveri e abbandonati, che sono continuamente rifiutati da un mondo che si auto comprende a partire dal paradigma dello scarto, quello del “compra, usa, e getta”. Quando questa “cultura” si applica alle persone umane si perde qualsiasi considerazione della loro dignità: il lavoro (sia nell’ottica della sua mancanza che in quella dello sfruttamento), le migrazioni, le discriminazioni e le esclusioni sociali ne danno un triste esempio.
La seconda lente d’ingrandimento – il capitolo quarto – offre una lettura più approfondita circa sei “sfide antropologiche e culturali” che la Chiesa è chiamata ad affrontare oggi nel suo impegno pastorale verso i giovani: la nuova comprensione del corpo, dell’affettività e della sessualità; l’avvento di nuovi paradigmi conoscitivi che veicolano un diverso approccio alla verità; gli affetti antropologici del mondo digitale, che impone una diversa comprensione del tempo, dello spazio e delle relazioni umane; la generalizzata delusione istituzionale tanto in ambito civile che ecclesiale; la paralisi decisionale che imprigiona le giovani generazioni in percorsi limitati e limitanti; infine, la nostalgia e la ricerca spirituale dei giovani, che appaiono meno ‘religiosi’, ma più aperti ad autentiche esperienze di trascendenza.
Il terzo ed ultimo focus della prima parte si riferisce all’ascolto della parola dei giovani. Partendo dalla consapevolezza che la Chiesa fatica oggi ad ascoltare, emergono le richieste e le attenzioni dei giovani: chiedono coerenza, autenticità, spiritualità; desiderano una rinnovata capacità relazionale e dinamiche di accoglienza profetiche; domandano una liturgia viva e vivace; chiedono un impegno disinteressato per la giustizia nel mondo. Sono assetati di fraternità. La voce dei seminaristi e dei giovali religiosi e religiose su questi temi è particolarmente preziosa.
1.2. Seconda parte: “Interpretare: fede e discernimento vocazionale”
La seconda parte è composta di quattro capitoli. Alla luce della fede, offre una panoramica da diversi punti di vista sulle parole chiave del Sinodo: giovinezza, vocazione, discernimento, accompagnamento.
Il primo capitolo, di indole biblica e antropologica, ha il compito di accompagnare il lettore ad approfondire l’idea di giovinezza partendo da alcune costanti bibliche che ne illuminano i tratti fondamentali. Attraverso diversi testi emerge come la giovinezza sia il tempo dell’amore e della gioia, della fortezza, della conquista e del rischio, dell’incertezza e della paura, della caduta e della conversione, della disponibilità all’ascolto e della maturazione. Soprattutto è tempo di contatto salvifico con il Dio dell’alleanza e dell’amore che offre la sua Parola e la relazione con Lui in vista di una vita piena e abbondante.
Il secondo capitolo è di indole teologica ed ecclesiologica. Partendo dall’ascolto dei giovani e degli educatori/formatori, è chiara la necessità di offrire un quadro di ricomprensione della questione vocazionale di ampio respiro, che la renda capace di essere significativa per tutti i giovani, nessuno escluso, e non solo nel senso più specifico di vocazione al ministero ordinato e alla vita consacrata. Per questo il capitolo parte dalla necessità di illuminare la vita a partire dall’orizzonte vocazionale e termina invitando a valorizzare ogni tipo di vocazione nella Chiesa e nel mondo. Tra queste, la famiglia ha sicuramente una posizione di rilievo, cosa che ci ricollega in maniera forte al Sinodo precedente. Faccio notare anche l’emergere nella Chiesa di una domanda, meno usuale, circa la collocazione vocazionale di persone che scelgono di rimanere “single” senza riferirsi né al matrimonio né a una consacrazione particolare; si constata infatti che in molti Paesi il loro numero è in aumento.
Il terzo capitolo entra poi nei dinamismi del discernimento vocazionale. In un mondo che percepiscono come confuso e frammentato, molti giovani chiedono di essere aiutati a leggere gli eventi della loro vita alla luce della fede. Il capitolo chiarisce quindi il senso e il contenuto del discernimento, facendo leva sui tre verbi riconoscere-interpretare-scegliere. Decisivo in questo cammino rimane il confronto con la coscienza personale.
L’ultimo capitolo è dedicato al tema dell’accompagnamento. Viene offerto uno sguardo sui diversi tipi di accompagnamento: c’è infatti un accompagnamento d’ambiente e di comunità, c’è un accompagnamento nella lettura dei segni dei tempi, uno di tipo psicologico ed uno più spirituale, così come si è accompagnati in famiglia e tra i pari. Emerge anche il rapporto tra Sacramento della Riconciliazione e accompagnamento. Molto interessanti sono le parole dei giovani quando evidenziano le qualità che si attendono nelle persone che li accompagnano. Essi constatano con dispiacere che in tante situazioni e in molti contesti ecclesiali non incontrano persone preparate e adeguate.
1.3 Terza parte: “Scegliere: cammini di conversione pastorale e missionaria”
Il titolo della terza parte riprende un’espressione di Evangelii Gaudium. È una prospettiva impegnativa: dopo aver riconosciuto e interpretato, il riferimento alla scelta è orientato decisamente alla conversione del cuore e della mente e al rinnovamento delle pratiche pastorali. Anche qui, come nella seconda parte, abbiamo quattro capitoli.
Il primo è introduttivo e serve da orientamento: accompagna nella ridefinizione del volto di una Chiesa che desidera essere generativa nei confronti dei giovani, facendo del discernimento il suo modo di procedere abituale e il suo stile inconfondibile. Una Chiesa chiamata a mettere mano alle sue forme e al suo modo di abitare il mondo di oggi; chiamata ad essere segno di fraternità in un mondo lacerato; chiamata a lavorare per il regno di Dio in forma integrale, disinteressata e decentrata.
Il secondo capitolo è il più consistente di tutto l’Instrumentum laboris. Mostra la necessità che la Chiesa si confronti con il quotidiano della vita dei giovani e sia presente e operante lì dove essi vivono la loro esistenza concreta. Spesso accade di colpevolizzare i giovani, attribuendo loro la responsabilità di essersi allontanati in tanti dalla Chiesa. Ma molte volte essi hanno vissuto situazioni tali che li portano ad affermare che è la Chiesa ad essersi allontanata da loro. E lo dicono apertamente. In molti casi non l’hanno sentita e non la sentono vicina nelle diverse esperienze e nei diversi ambiti della loro vita: scuola, università, mondo del lavoro, impegno politico, ambiente digitale, musica, sport e amicizia. Senza escludere la necessaria vicinanza e il doveroso sostegno nel disagio e nell’emarginazione: disabilità e malattia, dipendenze e altre fragilità, carcere, violenza e guerra, migrazioni e morte. Essere partecipi della vita quotidiana dei giovani significa poter riconoscere che la loro esistenza è attraversata dalla presenza di Dio e dall’azione della grazia che va accolta, accompagnata e portata a compimento.
Il terzo capitolo è un focus sulla forma e sulla forza della comunità ecclesiale oggi in relazione alla sua identità e missione per e con i giovani. In dieci passaggi vengono messi a tema punti di forza, di debolezza, di profezia e di discussione emersi dalle richieste dei giovani e dalle restituzioni delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo. Tanti qui sono i punti che necessitano di essere approfonditi: dalla forma familiare della Chiesa alla sua proposta di spiritualità, dalla valutazione della sua passione educativa al coinvolgimento delle famiglie nella pastorale giovanile vocazionale, dalla qualità dell’iniziazione cristiana alla valorizzazione della Parola di Dio e della liturgia, dal servizio e dal volontariato in ottica di discernimento vocazionale alla vocazione della Chiesa come aperta ed accogliente per tutti.
L’ultimo capitolo dell’Instrumentum laboris è dedicato all’animazione e all’organizzazione della pastorale. Anche qui emergono parecchie opzioni e scelte da fare, perché le domande emerse dall’ascolto sono state innumerevoli: come promuovere il protagonismo giovanile in una realtà ecclesiale tendenzialmente ancora dominata dal clericalismo? Come creare comunione tra i vari livelli di animazione della pastorale (mondiale, diocesana, parrocchiale)? Come avviare o rafforzare un lavoro di comunione tra i diversi soggetti della pastorale giovanile vocazionale (clero, religiosi e religiose, movimenti e associazioni)? In che modo rafforzare il lavoro in rete non solo nella Chiesa, ma tra diverse religioni e diversi soggetti civili, sociali e religiosi? In che modo strutturare percorsi educativi e pastorali che sappiano unificare eventi straordinari e vita quotidiana dei giovani? Come progettare proposte formative appropriate per i candidati al sacerdozio e alla vita religiosa, accompagnandoli in un percorso di maturazione nella libertà e di progressivo discernimento in vista di una scelta definitiva? Infine, a partire da quale prospettiva pensare ad una pastorale che sia veramente integrata e orientata alla centralità dei giovani?
L’Instrumentum laboris si conclude con un ‘rilancio’ verso la santità. In tre brevi passaggi si chiarisce che la santità è la vocazione unica e unificante per tutta l’umanità, perché nessuno è potenzialmente escluso da questa meta dell’esistenza. Poi si sottolinea che anche la giovinezza, come tutte le altre età della vita, è un tempo propizio per la santità, cioè per vivere conformemente al volere di Dio. Infine si ricorda che abbiamo a nostra disposizione una schiera di giovani santi che ci hanno mostrato il modo migliore di vivere quell’entusiasmante età della vita che è la giovinezza.
La speranza
Come si può vedere, l’Instrumenum laboris offre innumerevoli spunti per la riflessione ed attiva a cercare risposte concrete. È un documento certamente interlocutorio, che raccoglie e fa convergere tante indicazioni di molti soggetti. Vuole aiutare a riconoscere, interpretare e scegliere. E sprona a camminare, a far luce sui problemi e a trovare vie per risolverli. Soprattutto, in un mondo che non ci aiuta più a sognare, può essere letto come un invito a ricominciare a desiderare l’impossibile, a sognare per e con i giovani cose grandi.
Il n. 43 dell’Instrumentum laboris riporta ciò che dicono i giovani nel Documento della Riunione presinodale: «A volte, finiamo per rinunciare ai nostri sogni. Abbiamo troppa paura, e alcuni di noi hanno smesso di sognare. Ciò è legato alle molteplici pressioni socio-economiche che possono inaridire la speranza tra i giovani. A volte non abbiamo neanche più l’opportunità di continuare a sognare» E al n. 81, nella parte dedicata all’antropologia biblica, riferendosi ad un passaggio molto caro a papa Francesco tratto dal libro di Gioele, si afferma che «i sogni degli anziani e le profezie dei giovani accadono solo insieme (cfr. Gl 3,1), confermando la bontà delle alleanze intergenerazionali». Se noi, adulti e anziani, non sogniamo, i giovani non potranno profetizzare!
Ecco che il Sinodo dedicato ai giovani ci dà l’opportunità di ritrovare la speranza della vita buona, il sogno del rinnovamento pastorale, il desiderio della comunione e la passione per l’educazione. Per parlare qui solo di speranza, ma non di una speranza immanente e generica, bensì cristiana, faccio riferimento ad un dato assai triste che ci costringe a pensare.
L’ascolto che abbiamo messo in campo durante questi ultimi anni in vista del Sinodo ci ha restituito una mancanza di speranza piuttosto generalizzata: anziché coltivare una speranza affidabile e vivere a partire da essa, molti giovani tentano continuamente la sorte: le scommesse in ogni campo aumentano esponenzialmente, il gioco d’azzardo si amplia tra i giovani, nelle nostre città si moltiplicano le sale da gioco in cui si smette di sperare, affidando la propria vita ad un improbabile colpo di fortuna. Effettivamente, quando si perde la speranza si tenta la fortuna. Il desiderio più grande che vorrei comunicare è che questo Sinodo sia un’occasione di vita e di speranza per i giovani, per la Chiesa e per il mondo. Per tutti i giovani, perché in un mondo che sta rubando loro affetti, legami e prospettive di vita, riscoprano la bellezza della vita a partire dalla felice relazione con il Dio dell’alleanza e dell’amore. Per la Chiesa, perché in un momento non facile riacquisti, attraverso un percorso di autentico discernimento nello Spirito, un rinnovato dinamismo giovanile. Ed infine per il mondo intero, perché tutti gli uomini e le donne possano riscoprire di essere destinatari privilegiati della buona notizia del Vangelo.

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ZENIT Staff

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