L'aumento del rumore, segno di una cultura che vuole fuggire da sé

L’Arcivescovo di Rio de Janeiro parla dell’importanza del silenzio

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di Alexandre Ribeiro

RIO DE JANEIRO, venerdì, 13 novembre 2009 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo di Rio de Janeiro, monsignor Orani João Tempesta, sostiene che l’aumento del “rumore assordante” sia segno di una “cultura che, cercando di fuggire da sé, spesso si rifugia nel torpore di una situazione che le fa cercare di dimenticare i problemi di ogni giorno”.

“Al giorno d’oggi viviamo in un mondo circondato da suoni e rumori, e per questo è molto difficile sperimentare il silenzio”, ha affermato monsignor Tempesta in un comunicato diffuso dalla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB).

C’è una “pratica di star sempre ad ascoltare uno o più apparecchi elettronici allo stesso tempo per non pensare molto alla vita ed essere distratti dalle amarezze del quotidiano”.

“Siamo spinti dalla ricerca incessante di denaro; corriamo senza sosta per accumulare beni, e in questa ricerca siamo avvolti dal rumore di macchine, fax, campanelli, clacson, radio, TV, telefono cellulare, musica assordante, agitazioni e grida”.

“E’ interessante osservare come siamo diventati schiavi dei suoni e come le persone sembrino aver bisogno del rumore”.

Secondo l’Arcivescovo, il silenzio è necessario per l’equilibrio personale, “e soprattutto per incontrare Dio e noi stessi”.

Il preusle ha quindi ricordato il passaggio di Dio nella vita del Profeta Elia: “passò un vento impetuoso e Dio non c’era; poi ci furono terremoti e Dio non era lì; venne il fuoco e Dio non c’era; poi si udì il mormorio di una brezza leggera e soave, e Dio si manifestò al Profeta, il quale, davanti alla presenza del Signore, si coprì il volto”.

L’Arcivescovo ha segnalato che anche Gesù “è molto chiaro” parlando della necessità della preghiera interiore, quando sottolinea “l’importanza del silenzio perché la figura del Padre possa risplendere in noi, e per questo Cristo consiglia: chiudere la porta della stanza, dire poche parole, restare in silenzio alla Sua presenza”.

“Questo stare con il Padre non è altro che la preghiera della quiete, nella quale c’è piena gioia solo per il fatto di stare stare davanti al nostro Dio”, ha dichiarato.

Monsignor Tempesta ha inoltre ricordato che i grandi mistici, come San Giovanni della Croce, Sant’Ignazio di Loyola o Santa Teresa d’Avila, dicevano sempre che il silenzio è fondamentale perché Dio possa risplendere.

“La nostra vita ha bisogno di questo equilibrio di silenzio, che grida la pace e la fraternità e ci rende ancor più animati nella missione di discepoli missionari”; “il silenzio cristiano è pieno della Parola di Dio e illumina le nostre vite”.

“E’ così importante che anche nella liturgia, quando diventiamo più adulti nelle celebrazioni, comprendiamo che i momenti di silenzio sono importanti per accogliere la presenza di Cristo nei vari momenti della celebrazione”.

Il presule ha quindi invitato i fedeli a rendersi conto dell’importanza del silenzio per la preghiera e la vita, un atteggiamento che promuove la “contemplazione delle verità eterne” e favorisce la “ricerca del volto di Dio”.

[Traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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