Il Papa: i successi della scienza umana non distolgano dal Trascendente

Messaggio per il convegno “Dal telescopio di Galileo alla cosmologia evolutiva”

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 30 novembre 2009 (ZENIT.org).- I grandi successi della scienza non devono far dimenticare all’uomo di alzare lo sguardo verso Dio, sottolinea Benedetto XVI nel Messaggio inviato all’Arcivescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense, in occasione del convegno “Dal telescopio di Galileo alla cosmologia evolutiva. Scienza, Filosofia e teologia in dialogo”, in svolgimento da questo lunedì al 2 dicembre.

In questo Anno Internazionale dell’Astronomia, che celebra il quarto centenario della scoperta del telescopio, il Pontefice ricorda che con questa scoperta “crebbe nella cultura la consapevolezza di trovarsi di fronte a un punto cruciale della storia dell’umanità”.

“La scienza diventava qualcosa di diverso da come gli antichi l’avevano sempre pensata”: “il metodo deduttivo cedeva il passo a quello induttivo e apriva la strada alla sperimentazione. Il concetto di scienza durato per secoli veniva ora a modificarsi, imboccando la strada verso una moderna concezione del mondo e dell’uomo”.

Galileo, ha spiegato il Papa, “si era addentrato nelle vie sconosciute dell’universo; egli spalancava la porta per osservarne gli spazi sempre più immensi”.

Benedetto XVI ha sottolineato che anche oggi l’universo continua a suscitare interrogativi a cui la semplice osservazione non riesce a dare una risposta soddisfacente.

Le sole scienze naturali e fisiche non bastano, ha rilevato, osservando che l’analisi dei fenomeni, “se rimane rinchiusa in se stessa”, “rischia di far apparire il cosmo come un enigma insolubile”.

La lezione di Galileo è che la materia “possiede un’intelligibilità in grado di parlare all’intelligenza dell’uomo e indicare una strada che va al di là del semplice fenomeno”.

“Non era, forse, lo scienziato di Pisa a sostenere che Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico?”, si è chiesto il Pontefice.

“Eppure, la matematica è un’invenzione dello spirito umano per comprendere il creato – ha proseguito –. Ma se la natura è realmente strutturata con un linguaggio matematico e la matematica inventata dall’uomo può giungere a comprenderlo, ciò significa che qualcosa di straordinario si è verificato: la struttura oggettiva dell’universo e la struttura intellettuale del soggetto umano coincidono, la ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura sono identiche”.

Ad ogni modo, le domande sull’immensità dell’universo, sulla sua origine e sulla sua fine, come pure sulla sua comprensione, “non ammettono una sola risposta di carattere scientifico”.

“Chi guarda al cosmo, seguendo la lezione di Galileo, non potrà fermarsi solo a ciò che osserva con il telescopio, dovrà procedere oltre per interrogarsi circa il senso e il fine a cui tutto il creato orienta”.

In questo contesto, la filosofia e la teologia rivestono un ruolo importante “per spianare il cammino verso ulteriori conoscenze”.

La prima, infatti, “davanti ai fenomeni e alla bellezza del creato cerca, con il suo ragionamento, di capire la natura e la finalità ultima del cosmo”; la teologia, invece, “fondata sulla Parola rivelata, scruta la bellezza e la saggezza dell’amore di Dio, il quale ha lasciato le Sue tracce nella natura creata”.

“In questo movimento gnoseologico sono coinvolte sia la ragione che la fede”, che offrono la propria luce.

Non c’è dunque alcun “conflitto all’orizzonte tra le varie conoscenze scientifiche e quelle filosofiche e teologiche; al contrario, solo nella misura in cui esse riusciranno ad entrare in dialogo e a scambiarsi le rispettive competenze saranno in grado di presentare agli uomini di oggi risultati veramente efficaci”.

La scoperta di Galileo, ha sottolineato il Papa, “è stata una tappa decisiva per la storia dell’umanità” dalla quale hanno preso “avvio altre grandi conquiste, con l’invenzione di strumenti che rendono prezioso il progresso tecnologico a cui si è giunti”.

Dietro a questi successi, tuttavia, c’è sempre “un sottile rischio”: “che l’uomo confidi solo nella scienza”.

Per questo, il Papa ha invitato a non dimenticare di “innalzare lo sguardo oltre se stessi”, “ verso quell’Essere trascendente, Creatore di tutto, che in Gesù Cristo ha rivelato il suo volto di Amore”.

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ZENIT Staff

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