Non c'è vero rinnovamento ecclesiale senza comunione con il Papa

Benedetto XVI presenta San Francesco come modello di riformatore

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di Inma Álvarez

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 27 gennaio 2010 (ZENIT.org).- San Francesco d’Assisi è un modello di vero rinnovamento ecclesiale, perché questo non è stato realizzato “senza o contro il Papa, ma in comunione con lui”.

Papa Benedetto XVI ha dedicato la sua catechesi per l’Udienza generale di questo mercoledì alla figura del Santo di Assisi, proseguendo la catechesi del 13 gennaio sull’importanza degli ordini mendicanti nella storia della Chiesa.

Durante il suo intervento, nel quale ha ripercorso tutta la vita del Santo, il Pontefice ha sottolineato l’importanza della sua visita a Papa Innocenzo III, nel 1207, per sottomettersi all’approvazione del suo ordine. Poco prima, il Papa aveva avuto un sogno, in cui “un religioso piccolo e insignificante” sosteneva sulle sue spalle la Chiesa.</p>

“Innocenzo III era un Papa potente, di grande cultura teologica, come pure di grande potere politico, tuttavia non è lui a rinnovare la Chiesa, ma il piccolo e insignificante religioso: è san Francesco, chiamato da Dio”, ha affermato Benedetto XVI.

“Dall’altra parte, però, è importante notare che san Francesco non rinnova la Chiesa senza o contro il Papa, ma solo in comunione con lui – ha sottolineato –. Le due realtà vanno insieme: il Successore di Pietro, i Vescovi, la Chiesa fondata sulla successione degli Apostoli e il carisma nuovo che lo Spirito Santo crea in questo momento per rinnovare la Chiesa”.

“Il Poverello di Assisi aveva compreso che ogni carisma donato dallo Spirito Santo va posto a servizio del Corpo di Cristo, che è la Chiesa; pertanto agì sempre in piena comunione con l’autorità ecclesiastica”.

Nella vita dei santi, ha aggiunto, “non c’è contrasto tra carisma profetico e carisma di governo e, se qualche tensione viene a crearsi, essi sanno attendere con pazienza i tempi dello Spirito Santo”.

In questo senso, il Papa ha ribattuto a certe correnti storiche che “hanno cercato di creare dietro il Francesco della tradizione un cosiddetto Francesco storico, così come si cerca di creare dietro il Gesù dei Vangeli un cosiddetto Gesù storico”.

“Tale Francesco storico non sarebbe stato un uomo di Chiesa, ma un uomo collegato immediatamente solo a Cristo, un uomo che voleva creare un rinnovamento del popolo di Dio, senza forme canoniche e senza gerarchia”.

Anche se è vero che San Francesco non voleva creare un ordine religioso, “capì con sofferenza e con dolore che tutto deve avere il suo ordine, che anche il diritto della Chiesa è necessario per dar forma al rinnovamento e così realmente si inserì in modo totale, col cuore, nella comunione della Chiesa, con il Papa e con i Vescovi”.

“Il vero Francesco storico è il Francesco della Chiesa e proprio in questo modo parla anche ai non credenti, ai credenti di altre confessioni e religioni”.

Povertà

Benedetto XVI ha sottolineato vari aspetti della spiritualità di San Francesco, soprattutto l’identificazione con Cristo.

“In effetti, questo era il suo ideale: essere come Gesù; contemplare il Cristo del Vangelo, amarlo intensamente, imitarne le virtù”, in particolare la “povertà interiore ed esteriore”.

“La testimonianza di Francesco, che ha amato la povertà per seguire Cristo con dedizione e libertà totali, continua ad essere anche per noi un invito a coltivare la povertà interiore per crescere nella fiducia in Dio, unendo anche uno stile di vita sobrio e un distacco dai beni materiali”, ha proposto il Papa.

Un altro punto sul quale si è soffermato è stata la devozione del Santo per l’Eucaristia, in cui si esprimeva il suo “amore per Cristo”

“Francesco mostrava sempre una grande deferenza verso i sacerdoti, e raccomandava di rispettarli sempre, anche nel caso in cui fossero personalmente poco degni. Portava come motivazione di questo profondo rispetto il fatto che essi hanno ricevuto il dono di consacrare l’Eucaristia”, ha ricordato, invitando i presbiteri a “vivere in modo coerente con il Mistero che celebriamo”.

Ha quindi alluso a uno dei tratti caratteristici del Santo che lo hanno reso famoso in ogni tempo: “il senso della fraternità universale e l’amore per il creato, che gli ispirò il celebre Cantico delle creature”.

“È un messaggio molto attuale”, ha osservato ricordando i suoi ultimi interventi sul rispetto dell’ambiente e soprattutto il suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno.

“Francesco ci ricorda che nella creazione si dispiega la sapienza e la benevolenza del Creatore. La natura è da lui intesa proprio come un linguaggio nel quale Dio parla con noi, nel quale la realtà diventa trasparente e possiamo noi parlare di Dio e con Dio”.

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ZENIT Staff

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