I missionari hanno distrutto le culture locali?

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di padre Piero Gheddo*

ROMA, lunedì, 1° febbraio 2010 (ZENIT.org).- Nel 1970 ho visitato in Messico e Guatemala i luoghi dove è fiorita la civiltà dei maya, uno dei popoli che la conquista coloniale del 1500 ha sottomesso alla Corona di Spagna e poi convertito al cristianesimo.

Con il superiore dei Comboniani messicani, che era alla ricerca di una missione fra gli indios, abbiamo visitato alcune diocesi dei due stati di Yucatan e Chiapas e le rovine e piramidi maya a Chicen-Itza, Uxmal, Palenque, Tikal nella giungla tropicale; e ammirato i resti dell’arte maya nei musei di Mérida e di Campeche. Mi era rimasto un alto concetto di questa grande civiltà ormai scomparsa.

Non so se avete visto il film “Apocalypto”, prodotto dal famoso attore Mel Gibson (quello del film “La Passione”), che racconta com’era la civiltà dei maya prima dell’incontro con i conquistadores spagnoli.

Credo dia un’idea molto precisa di com’era la vita quotidiana nella civiltà maya, che viene considerata la più raffinata delle culture americane pre-ispaniche.

I critici concordano nel dire che il film è eccessivo nella descrizione di corpi sventrati, cadaveri fatti rotolare dalle gradinate delle piramidi o dei templi, cuori estratti da corpi appena uccisi e divorati o offerti alle divinità, scene di violenza e di crudeltà quotidiane comunemente accettate come costume tradizionale.

Eppure, questa era la realtà di una civiltà non ancora addolcita dall’incontro col messaggio del Vangelo e dall’esempio di Cristo.

In questi giorni mi è capitato fra le mani il fascicolo di una rivista cattolica che racconta in breve l’evangelizzazione dei popoli latino-americani e condanna i missionari che hanno distrutto le culture locali, citando e quasi rimpiangendo le culture inca, maya, atzeca.

La cultura moderna ha idealizzato le “culture” tradizionali dei popoli, immaginando un mondo paradisiaco, prima che la conquista europea portasse la guerra, la violenza, la schiavitù, i massacri di popolazioni inermi.

La realtà è ben diversa da questo luogo comune del “politicamente corretto”.

Come documentano numerose ricerche storiche recenti (dalle quali è tratto il film “Apocalypto”), queste culture pre-ispaniche dell’America latina praticavano religioni che prescrivevano sacrifici umani agli dei del loro Olimpo e in quelle società la vita quotidiana si esprimeva in numerose violenze disumane sull’uomo e sulla donna. D’altra parte, i sacrifici umani erano largamente diffusi nelle civiltà pre-cristiane in qualsiasi continente.

Civiltà che hanno raggiunto alti livelli di arte, filosofia, poesia, architettura, pittura, artigianato, ingegneria, ma la singola persona umana non aveva in sé alcun valore, era semplicemente uno dei tanti elementi del mondo creato.

Nelle civiltà pre-cristiane esistevano varie forme di solidarietà familiare, tribale, nazionale, ma la solidarietà verso il prossimo, tutto il prossimo, non era mai universale.

Nella stessa grande civiltà romana era riconosciuta la dignità del “civis romanus” (cittadino romano), ma non egualmente quella della donna, degli schiavi, dei nemici di Roma.

Nel Colosseo, per divertire la plebe romana, i gladiatori combattevano e si ammazzavano, i cristiani venivano divorati dalle belve e i bambini minorati venivano buttati dalla Rupe Tarpea.

Questi concetti, cioè il valore assoluto di ogni persona umana (da cui discendono i diritti dell’uomo e della donna) e l’uguaglianza di tutti gli uomini, da cui è nata la civiltà moderna e la “Carta dei Diritti dell’Uomo” dell’ONU, nella storia dell’umanità li ha portati solo Cristo.

Il cristianesimo ha dato dignità e valore assoluto ad ogni persona umana ed è stato il grande motore del vero “umanesimo”.

E se il cristianesimo arretra nelle nostre società “post-cristiane”, come vorrebbero i nostri laicisti, questo ci porta ad uno stato di barbarie, che pensavamo di aver superato.

Insomma, la nostra storia, dopo duemila anni di cristianesimo, sembra aver innescato la marcia indietro!

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* Padre Piero Gheddo, già direttore di “Mondo e Missione” e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri.

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ZENIT Staff

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