Vietnam: notizie allarmanti su un sacerdote prigioniero politico

Peggiora lo stato di salute di padre Thaddée Nguyên Van Ly

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HANOI, martedì, 9 febbraio 2010 (ZENIT.org).- La famiglia di padre Thaddée Nguyên Van Ly ha diffuso notizie allarmanti sullo stato di salute del sacerdote prigioniero politico, ha reso noto questo lunedì “Eglises d’Asie“, l’agenzia delle Missioni Estere di Parigi (MEP).

I parenti hanno fatto visita il 1° febbraio scorso al sacerdote, in carcere in un centro di internamento a Ba Sao, nel nord del Vietnam.

Secondo la famiglia, mai fino a questo momento, nei quindici anni in cui il sacerdote cattolico è stato in carcere in vari momenti, le sue condizioni di salute e il suo morale sono stati così precari.

Padre Ly muove con difficoltà la gamba destra e il suo braccio destro è paralizzato.

Durante la visita, ha mostrato una fragilità psicologica non usuale, e a differenza di ciò che era solito fare ha espresso emozioni particolarmente intense.

Alcuni giorni prima, il sacerdote aveva compiuto uno sciopero della fame di due giorni in comunione con la parrocchia di Dông Chiêm.

Il 14 novembre scorso, padre Thaddée Nguyên Van Ly è stato colpito da un’embolia cerebrale che ha paralizzato il lato destro del suo corpo.

Dalla stanza nº 11 del carcere di Ba Sao, è stato portato d’urgenza all’ospedale del Ministero di Sicurezza ad Hanoi.

I familiari hanno informato che dal suo ritorno dall’ospedale di Hanoi rifiuta tutte le cure dei medici del centro di internamento e prende solo le medicine che gli vengono fornite dalla famiglia.

Ha anche chiesto alle autorità carcerarie che in caso di nuovi attacchi o nuove malattie non venga portato in ospedale.

Al momento padre Ly è sempre in isolamento. Ad ogni modo, l’amministrazione carceraria ha posto accanto a lui, nelle celle vicine, altri tre prigionieri perché di tanto in tanto parlino con lui e lo aiutino ad andare al bagno e a mangiare.

Il sacerdote sta scontando dal marzo 2007 una condanna a otto anni di carcere.

Durante le ultime feste nazionali, le autorità governative hanno dichiarato pubblicamente che non faceva parte delle persone che avevano ricevuto l’indulto perché la sua rieducazione non era ancora stata completata.

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ZENIT Staff

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