La Chiesa decisa a far luce sugli abusi sessuali del clero

Nota del portavoce vaticano di fronte all’aumento dei Paesi coinvolti

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 9 marzo 2010 (ZENIT.org).- La questione degli abusi sessuali che coinvolgono esponenti del clero cattolico suscita da mesi accese reazioni. Di fronte alle recenti notizie di un aumento dei Paesi implicati in situazioni di questo tipo, il portavoce vaticano ha ribadito l’impegno della Chiesa a far luce su questi crimini orrendi.

Padre Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha commentato l’argomento in una nota riportata dalla “Radio Vaticana” nella quale ricorda che “la gravissima questione degli abusi sessuali su minori in istituzioni gestite da enti ecclesiastici e da parte di persone con responsabilità nella Chiesa, in particolare sacerdoti, ha investito la Chiesa e la società irlandese”.

Di fronte a questo, sottolinea, Benedetto XVI “ha dimostrato la sua partecipazione, in particolare con due incontri, prima con i più alti rappresentanti dell’episcopato e poi con tutti i Vescovi ordinari, e prepara la pubblicazione di una lettera sull’argomento per la Chiesa in Irlanda” (cfr. ZENIT, 16 febbraio 2010).

Nelle ultime settimane, ha osservato padre Lombardi, il dibattito sugli abusi sessuali nei confronti di minori “sta coinvolgendo la Chiesa anche in alcuni Paesi dell’Europa centrale (Germania, Austria, Olanda)”.

A questo proposito, il portavoce vaticano ha iniziato col sottolineare che “le principali istituzioni ecclesiastiche coinvolte (la Provincia dei gesuiti tedeschi – prima ad essere coinvolta per il caso del Collegio Canisius di Berlino –, la Conferenza episcopale tedesca, la Conferenza episcopale austriaca, la Conferenza episcopale olandese…) hanno affrontato il manifestarsi del problema con tempestività e con decisione”.

“Hanno dato prova di volontà di trasparenza, in certo senso hanno accelerato il manifestarsi del problema invitando le vittime a parlare anche quando si trattava di casi di molto tempo fa”.

Così facendo, ha constatato, “hanno affrontato le questioni ‘con il piede giusto’, perché il punto di partenza corretto è il riconoscimento di ciò che è avvenuto, e la preoccupazione per le vittime e le conseguenze degli atti compiuti contro di loro”.

Hanno inoltre “ripreso in considerazione le ‘Direttive’ già esistenti o hanno previsto nuove indicazioni operative per mettere a fuoco anche la strategia di prevenzione, affinché sia fatto tutto il possibile perché in futuro simili gravissimi fatti non abbiano a ripetersi”.

Questi fatti, sottolinea padre Lombardi, “mobilitano la Chiesa ad elaborare le risposte appropriate e vanno inseriti in un contesto e in una problematica più ampia che riguarda la tutela dei bambini e dei giovani dagli abusi sessuali nella società”.

Riconoscendo che “gli errori compiuti nelle istituzioni e da responsabili ecclesiali sono particolarmente riprovevoli, data la responsabilità educativa e morale della Chiesa”, il portavoce vaticano ricorda ad ogni modo che “la questione è molto più ampia, e il concentrare le accuse solo sulla Chiesa porta a falsare la prospettiva”.

I dati recentemente forniti dalle autorità competenti in Austria, ad esempio, dicono che in uno stesso periodo di tempo i casi accertati in istituzioni riconducibili alla Chiesa sono stati 17, mentre ve ne sono stati altri 510 in altri ambienti.

In Germania, invece, vengono ora ipotizzate iniziative, promosse dal Ministero della Famiglia, per “convocare una ‘tavola rotonda’ delle diverse realtà educative e sociali per affrontare la questione in una prospettiva complessiva e adeguata”.

“La Chiesa è naturalmente pronta a partecipare e impegnarsi”, ha dichiarato il portavoce vaticano, segnalando che “probabilmente la sua dolorosa esperienza può essere un contributo utile anche per altri”.

Anche il Cancelliere Angela Merkel, ha commentato poi, “ha giustamente dato atto alla Chiesa in Germania della serietà e della costruttività del suo impegno”.

“Per completare queste considerazioni”, ha proseguito padre Lombardi, “è bene ricordare ancora che la Chiesa vive inserita nella società civile e in essa assume le sue responsabilità, ma ha anche un suo ordinamento specifico distinto, quello ‘canonico’, che risponde alla sua natura spirituale e sacramentale, in cui quindi anche le procedure giudiziali e penali sono di natura diversa (ad esempio non prevedono pene pecuniarie o di privazione della libertà, ma impedimento di esercizio di ministero, privazione di diritti nel campo ecclesiastico, ecc.)”.

Nell’ambito canonico, il delitto di abuso sessuale di minori “è sempre stato considerato uno dei più gravi fra tutti”, come sottolinea la Lettera “De delictis gravioribus” del 2001, che ha rappresentato “un segnale determinante per richiamare l’episcopato sulla gravità del problema e un impulso concreto per l’elaborazione di direttive operative per affrontarlo”.

“Se non si può negare la gravità del travaglio che la Chiesa sta attraversando – ha concluso padre Lombardi –, non bisogna rinunciare a fare tutto il possibile perché se ne ottengano alla fine anche risultati positivi, di migliore protezione dell’infanzia e della gioventù nella Chiesa e nella società, e di purificazione per la Chiesa stessa”.

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ZENIT Staff

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