di Antonio Gaspari


ROMA, venerdì, 26 marzo 2010 (ZENIT.org).- E' opinione comune diffusa dei mezzi di comunicazione di massa che la Chiesa cattolica non attiri più i giovani e che anzi sia destinata ad essere solo luogo per anziani contrari alla modernità.

Invece, come ha raccontato don Nicolò Anselmi, responsabile per la Conferenza episcopale italiana del Servizio nazionale della Pastorale giovanile, nell'intervista rilasciata a ZENIT, ci sono segni evidenti di una nuova primavera per la Chiesa.

Che cos'è il Servizio nazionale per la Pastorale giovanile, che attività svolge e a chi è rivolto?

Don Nicolò: Il Servizio nazionale per la pastorale giovanile è un organismo della Segreteria generale della Conferenza episcopale italiana; è nato nel 1993 e vuole essere un servizio alle 226 diocesi italiane, alle associazioni, ai movimenti, agli istituti di vita consacrata e a tutte le realtà che in Italia si occupano di giovani; le attività del Servizio sono presentate su www.chiesacattolica.it/giovani.

Leggiamo dal vostro sito che state svolgendo diversi progetti, quali il FOI - Forum degli oratori Italiani, il Tesc-Tavolo del Servizio Civile, le Settimane sociali, il Movimento giovanile missionario, il  Centro Giovanni Paolo II, il progetto Policoro... può illustrarcene i significati e i contenuti?

Don Nicolò: In questo periodo, rispondendo alle numerose sollecitazioni del Papa, ci siamo impegnati nel diffondere presso i giovani la Dottrina sociale della Chiesa; l'enciclica Caritas in Veritate ha entusiasmato il mondo circa la possibilità di poter contaminare con il Vangelo anche le realtà apparentemente più lontane: l'economia, la politica etc...Recentemente i Vescovi italiani hanno chiesto alla pastorale giovanile di impegnarsi in modo particolare con i ragazzi, nell'età degli 11-14 anni; l'oratorio, nelle sue più varie forme, è ancora uno spazio di grande interesse, specialmente se sempre meglio si raccorda con la comunità cristiana; il FOI si occupa di diffondere la cultura dell'oratorio e di promuovere reti di collegamento fra oratori.

Il Progetto Policoro riguarda il grande tema del lavoro, così cruciale per tanti giovani; ci sembra importante tenere viva un'attenzione missionaria, specialmente in questi tempi in cui la popolazione straniera in Italia, per lo più composta da giovani, sta crescendo esponenzialmente di numero; Il Centro Giovanni Paolo II di Loreto quest'anno festeggia il decennale della sua fondazione e da sempre è un riferimento spirituale importante per la pastorale giovanile italiana. Sul tema del Servizio civile esiste da molti anni un coordinamento di associazioni e realtà ecclesiali che insieme cercano di rendere questa realtà un'opportunità formativa, sia dal punto di vista umano che di fede, per i giovani.

La modernità presenta molte facili tentazioni e sembrano tanti i giovani che si perdono tra edonismo, nichilismo e relativismo. Come pensa don Nicolò di contrastare le ideologie distruttive e riconquistare i cuori dei giovani all'amore per la Chiesa?

Don Nicolò: Come sempre accade, anche fra le singole persone, la distanze sono spesso causate da una scarsa conoscenza reciproca, da una carenza di ascolto; per quanto riguarda il rapporto fra i giovani e la Chiesa ritengo che la situazione potrebbe migliorare attraverso un rinnovato ascolto dei giovani; ai ragazzi va data più fiducia, più spazi, più voce.

Nonostante si noti una certa ripresa, nelle parrocchie delle grandi città ci sono dati preoccupanti. Una grande maggioranza di bambini che frequenta le elementari segue i corsi catechistici per arrivare alla comunione, ma poi, già per i corsi alla cresima, siamo a meno della metà dei ragazzi. Questa situazione genera difficoltà successive visto che per sposarsi in Chiesa dovrà prima cresimarsi. Il dato più preoccupante riguarda la frequenza alla messa domenicale, perché anche chi frequenta il catechismo non sempre va a messa. Che cos'è che non va? E' un problema che riflette un calo di fede nelle nuove generazioni, oppure quello che si insegna al catechismo non è sufficientemente chiaro e coinvolgente?

Don Nicolò: Là dove l'Eucarestia domenicale è vissuta da tutta la comunità cristiana, là dove la Santa Messa parla della vita delle persone tutto cambia; in giro per l'Italia vedo splendidi esempi di partecipazione autentica; molti ritengono che il tono di una comunità cristiana dipenda solo dal sacerdote; non è vero! Tutti siamo corresponsabili, ognuno con la propria vocazione.

Di recente avete prodotto un Dvd che ripropone alcuni temi essenziali della Dottrina sociale della Chiesa seguendo le linee d'orientamento e i contenuti indicati dal Compendio della Dottrina sociale della Chiesa.  Può illustrarcene i contenuti e le finalità?

Don Nicolò: I due DVD raccolgono alcune lezioni fatte da professori ed esperti di alto livello sui temi della Dottrina sociale della Chiesa; le lezioni ripercorrono l'indice del Compendio della Dottrina sociale e sono destinate ad avviare ulteriori approfondimenti; il Dvd è destinato ai gruppi giovanili, alle classi scolastiche e a tutte le persone appassionate di questi temi.

Quali sono le iniziative per l'adesione e la preparazione della Giornata mondiale della Gioventù di Madrid?

Don Nicolò: Recentemente è arrivato in tutte le parrocchie italiane un manifesto che annuncia la Giornata mondiale della Gioventù del 2011; sul manifesto è indicato che il referente organizzativo è il Servizio diocesano per la Pastorale giovanile; questa scelta esprime il desiderio di camminare insieme, a livello diocesano, verso Madrid; l'itinerario verso Madrid sarà triennale, definito da un anno della Partenza, il 2010, il 2011 anno dell'Incontro e il 2012 anno del Racconto, ad indicare che la GMG non è un evento isolato ma un'occasione di Fede legata ad un cammino ordinario; è già stato attivato il sito www.gmg2011.it che accompagnerà i giovani per tutti e tre gli anni.

“Campagna di diffamazione e calunnia” contro il Papa

ROMA, venerdì, 26 marzo 2010 (ZENIT.org).- Espressioni di solidarietà e sostegno giungono da più parti a Benedetto XVI, oggetto di una campagna mediatica mirante a gettare ombre sul suo passato o a screditarne l’impegno nel contrastare gli abusi sessuali compiuti da sacerdoti e religiosi.

Questo venerdì, al termine della loro Assemblea plenaria di primavera, svoltasi a Lourdes, i Vescovi francesi si rivolgono al Papa con una lettera etichettando come fatti “inammissibili” quelli utilizzati in “una campagna volta ad attaccare la vostra persona e la vostra missione al servizio del corpo ecclesiale”.

“Noi tutti – continuano – soffriamo per questi comportamenti indegni e teniamo a dirvi che portiamo con lei la pena che provocano le calunnie che vi colpiscono e vi rinnoviamo l’espressione della nostra comunione e del nostro sostegno”.

Sulla questione è intervenuto anche il Cardinale André Vingt-Trois, Presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia, che in chiusura dell’Assemblea plenaria ha parlato di una “campagna di diffamazione e calunnia, orchestrata per offuscare l’immagine del Papa”.

“Sappiamo tutti – ha detto il porporato – con quale vigore egli ha agito, prima come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi come Sommo Pontefice, per mettere a disposizione dei vescovi i modi per affrontare con forza e chiarezza le situazioni penali”.

“La Lettera del Papa ai cattolici irlandesi – ha riconosciuto il Cardinale Vingt-Trois – esprime la compassione per le vittime, riconosce coraggiosamente gli errori e le omissioni del passato e chiama a prendere misure severe per evitare che simili aberrazioni si possano ripetere”.

Dal canto suo mons. Vincenzo Pelvi, Arcivescovo ordinario per l’Italia, in una lettera inviata a tutti i fedeli della Chiesa ordinariato militare ha detto: “Addolora questa forma subdola di progressiva e continua irrisione e di aperta aggressività a tutto quello che la Chiesa cattolica propone per tenere lo sguardo rivolto verso l’alto, dimensione autentica di libertà”.

“Meraviglia, poi, che questo Pontefice, così ricco di mitezza evangelica e di onestà intellettuale, susciti sentimenti di astio e forme di anticlericalismo che si pensava fossero superate”, continua.

“Agli ingiusti e menzogneri attacchi – sottolinea poi –, la Chiesa castrense risponde concorde e unanime nella preghiera per il Sommo Pontefice che antepone Cristo e il bene delle anime ad ogni umana considerazione, consapevole che è meglio lasciar perdere le opinioni terrene”.

In una intervista alla Radio Vaticana, mons. Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze, ha parlato invece di “un’evidente manipolazione dei dati”.

“Io qui – ha detto – posso portare quella che è la mia diretta esperienza di Arcivescovo di una diocesi d’Italia che si è trovata a doversi confrontare con questo tipo di problematiche e che ha sempre trovato nella Congregazione per la Dottrina della Fede la massima attenzione e direi la massima severità di fronte al fenomeno”.

“Non s’insabbiano queste cose nella Congregazione per la Dottrina della Fede – ha aggiunto –, né al tempo in cui la responsabilità era dell’allora Cardinale Ratzinger e dell’allora Segretario Bertone, né ora che Joseph Ratzinger è il nostro Santo Padre Benedetto XVI e altri suoi collaboratori sono preposti a questo compito. Questo posso testimoniarlo”.

Il presule ha poi richiamato il caso di don Lelio Cantini, il sacerdote ritenuto colpevole di abusi sessuali e psicologici ai danni minori tra il 1973 e il 1987, quando era parroco della chiesa “Regina della pace”, e che nel 2008 venne ridotto da Benedetto XVI allo stato laicale.

Quel caso, ha spiegato mons. Betori, “dimostra come neanche il vincolo della prescrizione abbia fermato la Santa Sede dal prendere posizione e dall’emettere una sentenza su questo caso molto, molto grave. Potendo contare su prove concrete, il caso è stato portato avanti fino ad arrivare ad una sentenza, che è stata una sentenza assai pesante”.