BOGOTÁ, mercoledì, 15 dicembre 2010 (ZENIT.org).- I Vescovi visitino le comunità di migranti di loro diocesani all’estero, e le comunità cristiane aiutino gli immigrati a organizzarsi per difendere i propri diritti, anche a livello lavorativo: sono alcune delle raccomandazioni del Documento finale del Congresso latinoamericano di Pastorale delle Migrazioni svoltosi a fine novembre in Colombia.
Il Congresso, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e dal Dipartimento di Giustizia e Solidarietà del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM), ha riunito a Bogotà dal 17 al 20 novembre agenti di pastorale provenienti da 19 Paesi di tutta l’America Latina.
L’obiettivo dell’incontro, dal titolo “Per una migliore pastorale delle migrazioni economiche e forzate in America Latina e nei Caraibi”, era quello di coordinare questo tipo di pastorale perché l’azione della Chiesa sia più efficace.
In quest’area del mondo, constata il documento, si verifica un notevole aumento “sia dell’emigrazione che dell’immigrazione, della femminilizzazione delle migrazioni, delle deportazioni massicce, del traffico di migranti e della tratta di persone”.
“Il dolore dei migranti e degli sfollati si riflette nel volto sofferente di tanti fratelli e tante sorelle che percorrono le vie del mondo, lontani dalle proprie case e dalla loro patria, privati dell’affetto dei loro cari e del sostegno sociale disponibile nella società d’origine, lottando per una vita degna e anche per la sopravvivenza, per sé e per le proprie famiglie”.
Di fronte alle nuove difficoltà, gli agenti propongono una maggiore interazione tra le Diocesi d’origine e di destinazione delle migrazioni, e soprattutto una maggiore presenza e vicinanza reale ai problemi di queste persone.
In particolare, si suggerisce un maggiore scambio di informazioni tra le Conferenze Episcopali, esortando i Vescovi “a compiere visite pastorali alle comunità di loro connazionali che si trovano all’estero e a inviare lettere pastorali in occasione del Natale, della Pasqua e delle loro feste più significative”.
Una delle strategie raccomandate dal documento finale è quella di aiutare gli immigrati a organizzarsi per avere una presenza pubblica nella società di arrivo.
In questo senso, si insiste sull’importanza di dar loro una formazione, specialmente nella lingua del Paese di accoglienza, e dell’integrazione in sindacati e altre organizzazioni sociali.
Per gli agenti di pastorale delle migrazioni, è fondamentale che si ascolti la voce della Chiesa in questo campo, facendola giungere meglio ai propri “fedeli laici, alla società civile, ai governanti, agli Stati, alle organizzazioni internazionali governative o non governative”.
Si chiede infine al CELAM che, con il sostegno del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, “indirizzi una lettera pastorale sul fenomeno delle migrazioni economiche e di quelle forzate ai Vescovi e ai fedeli del continente latinoamericano, includendo le possibili risposte pastorali”.
Allo stesso modo, si chiede “un piano strategico di azione regionale-continentale, con il sostegno del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, con l’obiettivo di promuovere un migliore coordinamento e più dialogo tra le Conferenze Episcopali degli emisferi nord e sud”.