ROMA, venerdì, 28 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La solitudine e l’incertezza stanno diventando tratti caratteristici degli studenti di oggi. E’ quanto emerge dall’intervento che Tino Bargel, del Gruppo di ricerca universitaria dell’Università di Costanza, ha esposto questo venerdì durante il Congresso europeo sulla pastorale universitaria, in svolgimento a Monaco di Baviera (Germania) fino a questa domenica.
L’esperto ha sottolineato che gli studenti di oggi “mettono in risalto la propria individualità”: “per questo sono molto indaffarati a forgiare innanzitutto loro stessi”.
Bargel ha poi esposto una serie di tesi, osservando in primo luogo che i giovani affrontano “pressioni e preoccupazioni nonostante la soddisfazione e la fiducia”.
Tutti gli studenti, inoltre, “danno grande importanza a che il proprio corso di studi sia vicino alla pratica lavorativa”, ma “quest’aspetto pratico e, da un punto di vista lavorativo, vincente degli studi universitari non fa che creare maggior ‘insicurezza’, in quanto si lascia che siano istanze esterne (soprattutto l’economia e le associazioni di categoria) a stabilire gli obiettivi formativi e le condizioni d’assunzione”.
Ciò comporta “continui tentativi di adattamento alle alterne richieste professionali, a discapito di riflessioni e lambiccamenti, di creatività e autonomia, di originalità e innovazione”.
Tra gli studenti diminuisce inoltre “la disponibilità a formarsi un’opinione politica”: “malvolentieri partecipano a discussioni teoriche, sposano concetti nuovi o si lasciano coinvolgere in proposte alternative”; “gli atteggiamenti sono meno contrapposti o ideologici, le fazioni nemiche raramente si trovano a confronto e le immagini politiche nemiche non vengono più alimentate”.
“Questa moderazione, tuttavia, non è tanto una prova di tolleranza o di pragmatismo, ma piuttosto d’indifferenza e qualunquismo”, ha commentato Bargel. “Gli studenti universitari evitano di contrarre dei vincoli o di assumere posizioni nette”, e quindi “sono più difficili da organizzare o da coinvolgere in azioni comuni”.
Disaffezione si riscontra anche nei confronti degli ideali e dell’impegno pubblico, anche se “aumenta la stima per i genitori, i fratelli e gli amici”, un altro “segno di ritiro nella vita privata”.
“Benché gli svantaggi sociali e le ingiustizie politiche siano percepite, gli studenti ricorrono alla protesta e alla resistenza solo laddove vedono lesi i propri interessi. Tutt’al più partecipano a singole azioni in campo sociale”.
“Fra i principali valori attitudinali, gli studenti includono innanzitutto il desiderio di conoscere e la curiosità, seguiti dalla tolleranza e dall’assenza di pregiudizi, il discernimento e l’analisi critica”, ha proseguito l’esperto, sottolineando che tra i valori fondamentali “sono prioritari l’amicizia e la pace, seguiti dalla libertà e l’armonia”.
“La religione, la fede e la redenzione sono importanti per il 17% degli studenti, il 7% dei quali li valuta addirittura molto importanti”.
Tipico è poi l’atteggiamento di “non accettare modelli predefiniti, schierandosi, piuttosto, in modo selettivo e senza assumere vincoli in favore di determinati valori”.
Quanto al futuro, ha concluso, si ha “paura di fallire nonostante un ottimismo professionale”.
“Per colpa del confuso metodo di selezione, ad esempio per accedere a un master o per un’assunzione, molti studenti hanno l’impressione di non poter più progettare o controllare il proprio cammino solo grazie alle proprie prestazioni e decisioni. Questo ha contribuito al rafforzamento di una ‘solitudine’ percepita che si traduce in disorientamento, paura d’insuccesso, isolamento e comportamenti anomali”.