SAN PAOLO, martedì, 18 gennaio 2011 (ZENIT.org).- “L'accerchiamento della religione o la sua strumentalizzazione da parte dello Stato sono inaccettabili, e depongono contro la vera laicità”, ha affermato l'Arcivescovo di San Paolo (Brasile), il Cardinale Odilo Scherer.

“La Chiesa accetta e difende che lo Stato sia 'laico', non come istanza repressiva della religione o delle convinzioni religiose della società, ma come garante della libertà religiosa, non imponendo né impedendo la pratica religiosa ai cittadini”.

Commentando sulla rivista arcidiocesana “O São Paulo” il Messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2011, il porporato ha spiegato che la pretesa di escludere i segni e i simboli religiosi dagli spazi pubblici “è intolleranza e disprezzo del contributo positivo della religione alla cultura e al convivio sociale”.

“Sarebbe deplorevole se i credenti in Dio dovessero mettere da parte la propria fede, o rinnegare Dio, per essere riconosciuti come cittadini a pieno diritto”, ha scritto.

Per il Cardinale Scherer, il Papa nel suo Messaggio “insegna che la libertà religiosa consiste nella possibilità di esprimere, senza restrizioni o impedimenti, la propria forma di credere, o di non credere, e di interagire socialmente in base alle proprie convinzioni”.

“E' ovvio che vadano rispettati i diritti altrui e il legittimo ordine pubblico. Ciò vuol dire che le persone religiose devono avere il diritto di organizzarsi in funzione dell'affermazione e della diffusione delle loro convinzioni e di contribuire alla convivenza sociale e al bene comune con le proprie pratiche”.

La libertà religiosa, prosegue, “è un diritto umano fondamentale e una conquista della civiltà politica e giuridica, facendo parte della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (ONU, 1948)”.

“Il dialogo saggio delle organizzazioni religiose con le istituzioni civili è fondamentale per sviluppare un clima di fiducia e la collaborazione positiva per lo sviluppo integrale e armonioso della persona e della società. La ricerca della verità e la collaborazione per il bene comune devono caratterizzare questo dialogo”.

Allo stesso modo, “le religioni hanno  il compito di aiutare la società a mantenere il riferimento ai valori fondamentali e più elevati della convivenza sociale, come la dignità della persona e i suoi diritti inalienabili, i valori morali, la speranza e l'amore, così come la promozione della giustizia, della solidarietà sociale e della pace”, ha aggiunto.

Per monsignor Scherer, “si impara presto, o non si impara, il rispetto per la religione degli altri e per la libertà religiosa, attraverso l'educazione in famiglia, nella scuola e nella convivenza sociale”.

“L'esempio degli adulti è fondamentale nella formazione delle nuove generazioni alla tolleranza religiosa positiva, alla convivenza serena e alla collaborazione solidale con persone di fede diversa”.

Per il Cardinale, “il rispetto e l'apprezzamento per l'altro sono la condizione perché che si possa pretendere rispetto nei propri confronti. Ciò, ovviamente, non avalla l'indifferentismo, né il sincretismo religioso; conoscere bene la propria fede e la propria religione è la condizione per un vero dialogo e anche per la valorizzazione di ciò che è degli altri”.

Per l'Arcivescovo, i mezzi di comunicazione e gli opinion makers “hanno da questo punto di vista un compito educativo determinante, potendo scatenare intolleranza, preconcetti e una cultura di discriminazione religiosa, o aiutare a creare un clima di rispetto e tolleranza”.

“La pace dipende dalla valorizzazione della libertà religiosa”, ha affermato.