70 anni fa il bombardamento della chiesa di San Leopoldo

A Padova, il 14 maggio 1944 i bombardamenti americani colpirono la chiesa, ma rimase incredibilmente intatta una statua della Vergine Immacolata

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Il 14 maggio 1944 era una domenica luminosa a Padova. All’improvviso, attorno a mezzogiorno, l’urlo della sirena squarciò l’aria. Aerei in arrivo. Poco dopo, decine di bombardieri furono sopra la città. Cinque bombe caddero sul convento di padre LeopoldoMandić, morto due anni prima. Tre distrussero completamente la chiesa dei cappuccini e, in parte, il convento annesso. Nessuna vittima tra i religiosi, che erano riusciti a rifugiarsi nella cantina adibita a rifugio. Due pesanti ordigni caddero a pochi metri dallo stesso.

Incredibilmente intatte, tra le macerie della chiesa, la statua della Vergine Immacolata a cui padre Leopoldo era molto devoto, e la sua celletta-confessionale. Qualcuno si ricordò che, anni prima, Leopoldo aveva preannunciato la devastazione. “Ma questa celletta no! – aveva detto, indicando la stanzetta dove da quasi quarant’anni confessava –. Qui il Padrone Iddio ha usato tanta misericordia alle anime: deve restare a monumento della sua bontà”.

Documenti americani, presi in esame di recente, hanno consentito al Portavoce di san Leopoldo di ricostruire la dinamica dei fatti. La formazione aerea che raggiunse Padova, quel giorno, era composta da ben 36 velivoli B-24 Liberator del 461° gruppo bombardieri, che operava nel teatro mediterraneo nel quadro della 15esima Air Force americana. Gli aerei erano decollati dalla base aerea di Torretta, nei pressi di Cerignola (Foggia), con l’obiettivo di colpire la stazione di Padova Campo di Marte, scalo ferroviario di smistamento (così il rapporto americano della missione pubblicato in Portavoce 5/2012, pp. 16-25).

Per molto tempo, ci fu chi ipotizzò che l’obiettivo dei bombardieri fosse il Comando generale delle truppe tedesche insediato nella Villa Montesi, in Viale Cavallotti (dove oggi c’è la sede di una banca). Un sito, questo, molto più vicino alla chiesa dei cappuccini. Difficile pensare, però, che gli americani avessero fatto decollare dal Meridione quasi quaranta bombardieri per tale, pur importante, obiettivo. A conferma della ricostruzione pubblicata dal Portavoce, è giunta una preziosa testimonianza. Il sig. Gianni Malatesta, ultraottantenne residente a Padova, scrive: “All’epoca, abitavo, come ora, in via delle Rose (zona sud-est di Padova). Al suono delle sirene d’allarme, di corsa, assieme a mio fratello Franco, fuggii verso l’argine del Canale Scaricatore passando per il ponte Salboro (oggi Quattro Martiri). Appena oltre il ponte, a sinistra sull’argine erano state praticate delle buche piuttosto profonde e tali da consentire di rifugiarsi in caso di bombardamenti. Quasi vicino all’argine si estendeva una vasto territorio detto Piazza d’Armi. In tale luogo si trovavano numerose batterie contraeree tedesche”.

Ed ecco cosa accadde poco dopo mezzogiorno di quel 14 maggio 1944: “Gli aerei arrivarono passando sopra l’abitato di Voltabarozzo. Volavano relativamente a bassa quota e si vedevano molto bene. In quel momento, entrarono in azione i cannoni antiaereo. Subito dagli aerei furono sganciate le prime bombe, certamente per colpire chi sparava da terra. L’azione si sviluppò in ritardo e, per tal motivo, furono colpiti gli orti di via delle Rose e, poco avanti, la chiesa di padre Leopoldo. Molta gente, al suono delle sirene, si rifugiava tra gli alberi e nei fossati esistenti tra via delle Rose e via Tre Garofani. Là morirono, uccisi dalle bombe, undici persone e molti furono i feriti. Dalla carta topografica di Padova si vede chiaramente che la traiettoria degli aerei era diretta verso Campo di Marte, luogo che dovevano evidentemente bombardare”.

In questo mese di maggio, il ricordo delle distruzioni e dei lutti causati dal bombardamento, muove a un pensiero in suffragio dei defunti e a pregare per la pace nel mondo. Magari sostando davanti alla bella effigie dell’Immacolata, che tante preghiere accolse pure da padre Leopoldo.

FONTE: Portavoce di san Leopoldo Mandić (maggio 2014)

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Giovanni Lazzara

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