ROMA, mercoledì, 30 novembre 2011 (ZENIT.org).- Riprendiamo il discorso pronunciato oggi da monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in occasione dell’apertura del III Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti internazionali, in corso a Roma fino a sabato 3 dicembre.
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Con viva gioia do il benvenuto ai partecipanti di questo III Congresso Mondiale della Pastorale per gli studenti internazionali, organizzato dal nostro Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Anche a nome dell’Ecc.mo Segretario, Mons. Joseph Kalathiparambil, del Sotto-segretario, il Rev.do Padre Gabriele Bentoglio, CS, e degli Officiali del nostro Dicastero, saluto Sua Beatitudine, gli Ecc.mi Presuli, gli Ecclesiastici e le Religiose, gli Operatori Pastorali, i responsabili delle Associazioni e delle Organizzazioni Ecclesiali e Internazionali e gli studenti internazionali universitari.
Siete giunti a Roma, presso la Sede del Successore di Pietro, in qualità di rappresentanti delle Commissioni episcopali per la pastorale della mobilità umana e per la pastorale universitaria, e come delegati degli istituti religiosi, dei movimenti ecclesiali e delle organizzazioni internazionali cattoliche. La vostra presenza è testimonianza di quanto si sta realizzando nel campo della sollecitudine pastorale della Chiesa verso questa particolare categoria degli studenti internazionali in seno all’impressionante fenomenodelle migrazioni.1
Inizio della sollecitudine pastorale verso gli studenti internazionali
Affidata alla Congregazione allora conosciuta come “de Propaganda Fide”, nel 1957 da Papa Pio XII, questa pastorale nascente si sviluppò con l’organizzazione di un primo Incontro di Cappellani degli Studenti Esteri in Europa Occidentale nel 1959, promosso dal Comitato Permanente dei Congressi Internazionali per l’Apostolato dei Laici e dal Centro di Coordinamento delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche e Missionarie. Dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, nel 1967, il venerabile Papa Paolo VI riprese il tema dell’immigrazione e accennò in modo particolare, nella Sua Enciclica Popolorum Progressio, ai conflitti di fede e di valori che si riscontrano nel “dramma dei giovani studenti e dei lavoratori emigrati” (n°68). Nel 1970, il Papa creò la Pontificia Commissione per la Pastorale delle Migrazioni e del Turismo, affidandole il coordinamento di particolari iniziative attinenti alla mobilità umana, che successivamente, con la Costituzione Apostolica Pastor Bonus del 1988, venne trasformata nell’attuale Pontificio Consiglio, con un settore per la pastorale degli studenti internazionali.
Lo stesso Pontefice, nel 1971, indicò le linee guida della futura pastorale per gli studenti internazionali, sottolineando che “la Chiesa deve assisterli nelle difficoltà, essere solidale con loro, incoraggiarli nei loro sforzi, alimentare la loro speranza ed aiutarli a rivolgere lo sguardo verso Colui che è il Padre di tutti i popoli, che è la verità, alla quale tutte le culture devono fare riferimento…..”.2
Ispirandosi al Concilio Ecumenico Vaticano II e al Magistero della Chiesa, il nostro Pontificio Consiglio organizzò nel 1996 il I Incontro Mondiale per riflettere sul “ruolo” che la Chiesa è chiamata a svolgere nel “mondo degli studenti esteri”.3 Nel 2005, il II Congresso ebbe lo scopo di studiare la tematica degli studenti internazionali alla luce dell’Istruzione Erga migrantes caritas Christi (La carità di Cristo verso i migranti)4, in cui si rileva la necessità di una assistenza pastorale specifica anche per gli studenti internazionali che formano una categoria di grande valore intellettuale e culturale nel contesto dell’odierno fenomeno migratorio.5
Oggi sono lieto di dare inizio al III Congresso Mondiale, con l’obiettivo di delineare e approfondire le caratteristiche della mobilità internazionale studentesca nell’ambito dell’incontro delle culture. Ѐ un compito arduo, come diceva il Beato Giovanni Paolo II, per la Chiesa di oggi comprendere l’estrema varietà delle culture, dei costumi, delle tradizioni e delle civiltà.6 I cristiani, da parte loro, consapevoli della trascendente azione dello Spirito, sono invitati a riconoscere la presenza di “preziosi elementi religiosi ed umani” nelle varie culture del mondo.7
Il Santo Padre Benedetto XVI, durante il Suo primo incontro con gli universitari degli Atenei Romani nel 2005, ha espresso il vivo desiderio che si porti avanti la riflessione sul nuovo umanesimo, tenendo presenti le grandi sfide dell’epoca contemporanea e cercando diconiugare fede e cultura.
Il Papa auspica che in questo momento storico sia avviata un’attenta ricerca culturale e spirituale. Nella recente Esortazione Apostolica Postsinodale Africae Munus, il Santo Padre insiste, ancora una volta, sul ruolo essenziale delle università e delle istituzioni accademiche cattoliche, nell’attuale contesto del fenomeno migratorio e di grande mescolanza di popolazioni, di culture e di religioni, “alla ricerca paziente, rigorosa e umile della luce che viene dalla Verità” (AM, n°135).
La presenza trasformatrice ed evangelizzatrice
Il Concilio Ecumenico Vaticano II insegna che Dio, rivelandosi al suo popolo nel Figlio incarnato, “ha parlato secondo il tipo di cultura proprio delle diverse epoche storiche”. La Chiesa, dal canto suo, si è servita delle differenti culture per diffondere e spiegare, nella sua predicazione, il messaggio di Cristo a tutte le genti.8 Il Concilio rende chiaro che la predicazione “non è legata in modo esclusivo e indissolubile a nessuna razza o nazione, a nessun particolare modo di vivere, a nessuna consuetudine antica o recente”, ma “fedele alla propria tradizione e nello stesso tempo cosciente dell’universalità della sua missione, può entrare in comunione con le diverse forme di cultura”.9 Tale comunione arricchisce sia la Chiesa che le varie culture. Il Vangelo di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura, e feconda dall’interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità spirituali e le doti di ciascun popolo.
Il Beato Giovanni Paolo II scriveva che la missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. L’evangelizzazione missionaria costituisce “il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità nel mondo odierno…”.10 “Nessun credente in Cristo, nessuna istituzione della chiesa può sottrarsi a questo dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli”.11
Incoraggiata dalla globalizzazione, oppure spinta dalle precarie situazioni politiche ed educative in patria o agevolata da vari programmi di “scambi” tra le università e da incentivi finanziari, la mobilità degli studenti internazionali sta conquistando grande rilevanza socio-politica ed economica nel mondo odierno, diventando così una realtà di grande interesse sia per i Paesi di partenza che per quelli di accoglienza, sia per la Chiesa che per l’intera umanità. Il numero degli studenti internazionali continua a registrare una crescita costante e raggiunge ora, secondo alcune fonti, circa i 3 milioni, che potrebbero diventare sette milioni nel 2025.
La capacità intellettuale e la passione di avventurarsi alla ricerca di un futuro
migliore caratterizzano la natura della giovane generazione studentesca. Da una parte, la modernizzazioneoffre loro la possibilità di accostarsi più facilmente al patrimonio culturale e spirituale dell’umanità e di arricchirsi intrecciando tra i gruppi e tra i popoli più strette relazioni.12 D’altra parte, lo studentemigrante porta con sé un patrimonio di conoscenze e di valori, di mentalità e di comportamento, formato nella propria fede e cultura. Si tratta dunque di valorizzare, alla luce della fede cattolica e della ragione, della verità e della carità, quegli elementi positivi del loro modo di professare la fede, di pensare, di relazionarsi, di esprimersi, di svilupparsi per il bene della società umana e della Chiesa. La fraternità universale e il dialogo fra la fede e la cultura, la ragione e la scienza, sono resi possibili nell’ambiente scolastico e universitario multietnico e multiculturale. Viaggiatore nei luoghi e nelle conoscenze, familiarizzando con le società e le culture ospitanti, lo studente internazionale potrà divenire artefice e protagonista della trasmissione della fede in Gesù e dei valori umani e culturali.
La migrazione degli studenti internazionali offre alla Chiesa, dunque, uno speciale dono in quanto essi sono attori e destinatari della sua missione. Essi contribuiscono così all’evangelizzazione e alla “nuova evangelizzazione”, alla creazione di un nuovo umanesimo di fraternità e di solidarietà, di rispetto e unità nella diversità. Allo stesso tempo, sfidano la Chiesa a misurare la sua capacità pastorale di rispondere alle loro esigenze e domande spirituali, culturali e materiali, di fronte ai conflitti di valori e interessi, riscontrati nella cultura ospitante.13
Sostegno ecclesiale
Cari partecipanti, oggi la Chiesa è chiamata più che mai ad aiutare a scoprire, con opere di sostegno spirituale e di assistenza materiale, il ruolo strategicodegli studenti internazionali, non solo per il futuro delle loro nazioni, ma anche per il bene dell’intera comunità internazionale e della Chiesa. A tale scopo, la Pastorale universitaria può offrire “l’occasione di coordinare lo studio accademico e le attività para-accademiche con i principi religiosi e morali, integrando così la vita con la fede“.14
Concludendo, vorrei rinnovare a ciascuno di voi il mio ringraziamento per il servizio che rendete alla Chiesa e alla società umana e affido al materno sostegno di Maria Santissima, Madre di Dio e Madre dell’umanità, tutti voi e tutte le personalità che contribuiranno a facilitare la nostra comprensione e le nostre riflessioni durante il Congresso.
1 cf. Benedetto XVI, Caritas in veritate, 2009, n°62.
2 Paolo VI, Discorso ai partecipanti della VIa Sessione del Consiglio Generale della Pontificia Commissione per l’America Latina, 27 settembre 1971.
3 cf. Pubblicazione degli Atti del Congresso, 1996.
4 cf. Istruzioni, Erga migrantes caritas Christi, 3 maggio 2004.
5 cf.People on the Move, n°XXXIX, Suppl.103, Aprile 2007.
6 cf.Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, 1987.
7 cf. S.C., Gaudium et spes, n° 92.
8 cf. S.C. Gaudium et spes, n: 58.
9 Ibidem
10 cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, 1990, n° 2.
11 cf. Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio, 1990, n° 3.
12 cf. SC, Gravissimum Educationis, Proemio.
13 cf. Benedetto XVI, Caritas in veritate, 2009, nn° 18,19,78.
14 cf. Giovanni Paolo II, Ex Corde Ecclesiae, 1990, n° 38.