I Vescovi del Canada offrono chiavi per affrontare le tendenze omosessuali

Pubblicano una lettera sulla pastorale con giovani con queste inclinazioni

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OTTAWA, giovedì, 7 luglio 2011 (ZENIT.org).- La Commissione per la dottrina della Conferenza Episcopale Canadese (CECC) ha pubblicato il 27 giugno una lettera sul ministero pasorale con giovani che provano attrazione per persone dello stesso sesso.

“Mentre gli atti omosessuali sono sempre oggettivamente sbagliati, le inclinazioni non costituscono di per sé un peccato o una mancanza morale”, indicano i Vescovi.

“Per molta gente l’attrazione omosessuale è una prova – continuano –. I pastori devono quindi avvicinarsi con molta prudenza e carità”.

Le persone che provano un’attrazione erotica e affettiva per persone dello stesso sesso in modo predominante e non solo episodico “devono essere accolte con rispetto, misericordia e delicatezza”, sottolinea il testo, evitando qualsiasi “discriminazione ingiusta”.

“Queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita”.

Nella lettera, la commissione episcopale lamenta che “l’ingiustizia, l’odio o la violenza nell’incontro di persone con tendenze omosessuali si verifichino purtroppo ancora troppo spesso tra noi”, esortando “a non perpetrarli con parole o azioni”.

Il documento ricorda che la Chiesa non condanna mai le persone che sentono un’attrazione omosessuale, sottolineando anche che “nell’insegnamento e nei documenti ufficiali della Chiesa non si usano le parole ‘gay’ né ‘lesbica’ per designare queste persone”, visto che “non evocano la persona con la pienezza e la ricchezza che la Chiesa riconosce e rispetta in ogni uomo e in ogni donna”.

Esistere per un altro

La lettera indica poi che “la complementarietà tra l’uomo e la donna è inerente al disegno creatore”.

“L’uomo è chiamato a esistere ‘per’ l’altro, a diventare un dono”, sottolinea il testo, citando la Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem di Giovanni Paolo II, e si riferisce alla sessualità umana come a un “segno potente dell’amore oblativo di Dio”.

Allo stesso modo, indica che “l’atto genitale posto fuori dall’alleanza del matrimonio non può compiere la doppia finalità voluta dal Creatore”: l’approfondimento dell’amore tra gli sposi e la procreazione e l’educazione dei figli.

I Vescovi indicano anche che il processo che sperimentano tutti i giovani per comprendere e integrare la propria identità sessuale è “a lungo termine”.

“Può anche incontrare numerosi ostacoli”, aggiungono, citando “la pressione dei mezzi di comunicazione (in particolare Internet), il relativismo morale ampiamente esteso e l’edonismo diffuso da una società secolarizzata”.

Per vincerli, “la comunità cattolica ha anche la responsabilità di testimoniare la verità completa sulla sessualità umana”, contrastando le “false nozioni di libertà” che possono disorientare i giovani e nuocere loro.

“Per i giovani che vivono un’attrazione omosessuale e per coloro per i quali il matrimonio non è un’opzione, scegliere la castità come valore positivo rappresenta una sfida grande e costante”, affermano i Vescovi.

Rivolgendosi a chi li accompagna, segnalano la necessità di “esortarli a vivere il loro celibato castamente come discepoli di Gesù che continuano la via del sacrificio fino alla gloria della vita eterna”.

Citando la Lettera di San Paolo ai Colossesi, ricordano che “innumerevoli cristiani nel corso dei secoli hanno scoperto che l’amicizia di Gesù e la sua sollecitudine apportano la cura interiore e la pace e ci rendono capaci di dar frutto per la vita del suo corpo, la Chiesa”.

In questo senso, spiegano che “lungi dall’essere condannata a una ‘vita senza amore’, la persona con tendenze omosessuali è chiamata a vivere nell’amore e nella grazia di Gesù Cristo”.

“Solo Lui riempie la nostra personalità umana e la eleva al Padre – aggiungono –. Una vita così comporta il dono e il sacrificio di se stessi, prove di un amore autentico per Dio e per i nostri fratelli e le nostre sorelle”.

Suggerimenti per genitori e figli

Circa i genitori che hanno un figlio con tendenze omosessuali, il testo indica la necessità di avere “pazienza, dominio di sé, prudenza e comprensione”.

“Ricordate che vostro figlio, ora più che mai, ha bisogno di voi e della vostra famiglia”, ricordano i Vescovi, sottolineando che i figli sono sempre un dono di Dio e invitando a “cercare di agire con amore e confidando nella Provvidenza divina”, accogliendo il figlio, esortandolo ad essere fedele alla vita spirituale e, se necessario, sollecitando l’accompagnamento di un sacerdote o l’aiuto di un consigliere.

Avvertono anche della tentazione al suicidio che possono sperimentare alcune persone “quando non riescono più a negare o a ignorare una profonda tendenza omosessuale”, e chiedono che “i consulenti professionali e gli psicologi che ricevono i giovani si distinguano per la loro maturità umana e spirituale” e aderiscano all’insegnamento della Chiesa sull’omosessualità e la castità.

Ai giovani con tendenze omosessuali, i Vescovi esprimono vicinanza e chiedono di accettare l’amore di Dio e di ricordare che “fin da prima della creazione del mondo siete stati scelti per essere santi e immacolati alla sua presenza”.

In concreto, li esortano a “pregare senza sosta” e ad “essere vigili”, ad “accostarsi frequentemente ai sacramenti” e a “coltivare amicizie virtuose”.

Allo stesso modo, apprezzano nella lettera la testimonianza di uomini e donne con tendenze omosessuali che “testimoniano il Vangelo attraverso la loro generosità e il loro servizio della carità nella verità”.

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ZENIT Staff

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