MADRID, martedì, 26 luglio 2011 (ZENIT.org).- La società narcisista in cui viviamo valorizza l’efficacia e rende culto a ciò che è giovane e bello. La vecchiaia è un controvalore e non viene stimata la “saggezza del cuore” rappresentata dagli anni. A causa di questa cultura e di altri fattori sociali, a volte gli anziani sono per alcuni figli un peso che ci si passa dagli uni agli altri, e molti finiscono per essere abbandonati. In questa stessa società, tuttavia, i nonni sono più protagonisti di quanto sembra, perché non pochi di loro sono attualmente un aiuto imprescindibile per quelle coppie giovani che, visto che sia il marito che la moglie lavorano fuori casa, vedono nei genitori la migliore assicurazione dell’educazione dei propri figli.
E allora ecco le immagini di ogni giorno, di quel nonno o quella nonna che va a prendere il nipotino all’uscita della scuola, che aiuta nei compiti domestici la nuova famiglia dei suoi figli e che spesso – seguendo la massima evangelica per cui la sinistra non deve sapere ciò che fa la destra – continua a sacrificarsi per i propri figli. Soprattutto ora che molte famiglie giovani soffrono la piaga della disoccupazione, i nonni condividono tutto ciò che hanno per aiutare figli e nipoti.
Questa generazione di anziani si è forgiata negli anni duri in cui non era ancora apparsa la cosiddetta società del benessere. I nonni non hanno avuto le comodità di cui oggi godono i loro nipoti, né le possibilità culturali ed educative dei loro figli, perché hanno conosciuto molto presto la durezza del lavoro per portare i soldi a casa. Sono uomini e donne autodidatti, che si sono sacrificati, capaci di una sopportazione sovrumana e delle rinunce più eroiche. Sono proprio coloro che stanno svolgendo un lavoro suppletivo nella trasmissione della fede e dei valori che hanno configurato l’istituzione naturale della famiglia. Per questo e per molte altre ragioni, i nonni continuano ad essere un grande tesoro dell’umanità in tutte le tradizioni culturali.
In Africa si dice che quando muore un anziano “è scomparsa una biblioteca”. Lì gli anziani sono i custodi della memoria collettiva. In Occidente, invece, nessuno vuole sembrare vecchio e si è perso il rispetto per la “vecchiaia venerabile”. Per un cristiano, però, non è passato di moda il quarto comandamento della legge di Dio, “Onora il padre e la madre”, per quanti cambiamenti a livello antropologico e culturale vogliano imporre alla famiglia i potenti di turno in funzione dei loro interessi politici e ideologici. Il riconoscimento universale di questo comandamento comporta l’amore dei figli per i genitori, manifesta il legame tra le generazioni e fa sì che gli anziani si sentano sicuri e non siano considerati un oggetto inutile e imbarazzante. Per questo, onorare i genitori presuppone anche il fatto di onorarli quando diventano nonni, accogliendoli, assistendoli e valorizzando tutte le loro qualità.
Bisogna creare una nuova mentalità nei confronti dei nostri anziani. In primo luogo, bisogna considerare l’anziano nella sua dignità di persona. Bisogna poi cercare un suo inserimento effettivo nel tessuto sociale. Gli anziani non sono un peso per la società, ma una fonte di saggezza e armonia che può contribuire al bene comune. Non si tratta solo di organizzare attività di svago per la terza età, ma di fornire un’assistenza ricca di umanità e piena di valori autentici.
La tradizione cristiana fa coincidere la festa liturgica di San Gioacchino e Sant’Anna, genitori della Vergine Maria, con la celebrazione del “Giorno dei nonni”. Ricordiamo in questa festa il messaggio che Papa Benedetto XVI ha rivolto a tutti i nonni del mondo da Valencia (Spagna) in occasione del V Incontro Mondiale delle Famiglie del 2006: “Desidero ora rivolgermi ai nonni, così importanti nelle famiglie. Essi possono essere – e sono tante volte – i garanti dell’affetto e della tenerezza che ogni essere umano ha bisogno di dare e di ricevere. Essi offrono ai piccoli la prospettiva del tempo, sono memoria e ricchezza delle famiglie. Mai per nessuna ragione siano esclusi dall’ambito familiare. Sono un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni, soprattutto quando danno testimonianza di fede all’avvicinarsi della morte”.
* Monsignor Juan del Río Martín è l’Arcivescovo castrense di Spagna
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]