ROMA, martedì, 13 settembre 2011 (ZENIT.org).- “I crimini di odio si nutrono dell’ambiente in cui la libertà religiosa non è pienamente rispettata e la religione viene discriminata”. Lo ha detto l’arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario della Santa Sede per i rapporti con gli Stati, intervenendo lunedì al summit organizzato a Roma dall’Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa (Osce) sul tema “Prevenzione e risposta ai crimini d’odio contro i cristiani”.
“C’è una strada scivolosa che dall’intolleranza conduce alla discriminazione e da questa ai crimini d’odio”, ha detto aprendo i lavori Massimo Introvigne, rappresentante personale per la lotta all’intolleranza e alla discriminazione nei confronti dei cristiani dell’attuale Presidente Osce, il lituano Audronius Aubalis.
Dal canto suo il Metropolita Hilarion Alfeyev, Presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha afffermato che “è ora di rispondere a questa sfida insieme, ortodossi e cattolici”. Al giorno d’oggi, ha avvertito, “si sta diffondendo l’erronea idea che le radici cristiane dell’Europa possano costituire una minaccia alle differenti culture religiose, ma è solo l’ultimo tentativo di usare la diversità per estromettere il cristianesimo dalla sfera pubblica”.
Durante il Convegno sono emerse alcune linee da seguire nella lotta e la prevenzione dei crimini d’odio contro i cristiani, riassunte dall’ambasciatore lituano Renatas Norkus, Presidente del Consiglio permanente dell’Osce.
La prima – che riguarda la raccolta del maggior numero di informazioni sui crimini contro i cristiani attraverso la creazione di una banca dati internazionale – è stata accolta con estremo favore da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) – invitata al vertice dalla delegazione Osce – che sin dalla sua fondazione si occupa del rispetto di questo importante diritto e che dal 1999 realizza il “Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo”.
Nel suo intervento l’Arcivescovo Mamberti ha sottolineato come anche nei Paesi a maggioranza cristiana esistano fenomeni di discriminazione e che “al momento attuale i cristiani sono il gruppo religioso che soffre di più per le persecuzioni a causa della fede”, un fatto questo che rappresenta “una minaccia alla sicurezza e alla pace”.
“I crimini di odio – ha spiegato poi Mamberti – si nutrono dell’ambiente in cui la libertà religiosa non è pienamente rispettata e la religione viene discriminata”. Tuttavia, ha precisato, non si può confondere il rispetto per la libertà religiosa “con il relativismo o con l’idea che nell’era postmoderna la religione sia una componente marginale della vita pubblica”.
“La religione – ha affermato ancora – è più che un’opinione privata, la religione ha sempre un impatto sulla società e sui principi morali”; e la libertà religiosa non è solo libertà di culto ma è “il diritto di pregare, educare, convertirsi, contribuire al discorso politico e partecipare pienamente alle pubbliche attività”.