San Giuseppe: un modello di padre umile e autorevole

Intervista a padre Tarcisio Stramare, sacerdote del Movimento Giuseppino

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di José Antonio Varela

ROMA, lunedì, 19 marzo 2012 (ZENIT.org) – C’è un luogo a Roma dedicato in modo precipuo allo studio della vita di San Giuseppe, padre putativo di Gesù, sposo di Maria Santissima e patrono della Chiesa universale.

È qui che Zenit ha incontrato padre Tarcisio Stramare, sacerdote degli Oblati di San Giuseppe, destinati dalla stessa congregazione all’opera denominata Movimento Giuseppino. Oggi, nella solennità di San Giuseppe, Zenit ha conversato con il teologo, esperto di “giuseppologia”.

Padre Tarcisio, come si è avvicinato agli studi su San Giuseppe?

P.Tarcisio: Ero già professore di Sacra Scrittura alla Pontificia Università Lateranense, quando, negli anni ’60, fu istituita la Bibliotheca Sanctorum, che, per l’appunto, si occupava di santi e figure bibliche. Quando si trattò di realizzare il fascicolo su San Giuseppe, fui convocato io, proprio in quanto religioso giuseppino. A questo santo mi dedico ormai da mezzo secolo. Nel frattempo, nel 1983, per iniziativa di padre Angelo Renero, è nato il Movimento Giuseppino, con lo scopo di indagare sulla vita di San Giuseppe e consentire alla congregazione di mettere il proprio carisma a disposizione degli altri.

Perché San Giuseppe è un modello per i padri di famiglia?

P.Tarcisio: Perché è un uomo a servizio della famiglia. È certamente colui che comanda ma, al tempo stesso è il più umile, perché serve per amore. Non ha generato Gesù ma è suo padre e nella esortazione apostolica Redemptoris Custos, il beato Giovanni Paolo II difende la piena autenticità della paternità di Giuseppe.

Se ci poniamo nella tradizione ebraica e nella vita quotidiana di Nazareth, cosa ha appreso Gesù da suo padre?

P.Tarcisio: Il Vangelo non lo dice esplicitamente ma San Giuseppe è un uomo che medita. Stiamo effettuando degli studi sulle rappresentazioni artistiche che presentano Giuseppe con un libro, un po’ come Maria quando le appare l’angelo, per dimostrare che Ella capiva ciò che doveva fare nella volontà di Dio. Anche nell’iconografia di Giuseppe, lo vediamo che legge il libro; egli infatti non è solo un lavoratore ma si sforza di comprendere la volontà di Dio e di compierla. La Redemptoris Custos afferma che Giuseppe prega “insieme” a Maria, insieme a Lei meditava tutto nel suo cuore.

<p>Che significato hanno gli attributi di San Giuseppe, ovvero i fiori e il bastone (talora anche il bastone fiorito)?

P.Tarcisio: In realtà è un ramo di mandorlo che Dio fece germogliare per scegliere il sommo sacerdote Aronne, come custode del tabernacolo (cfr. Num 17,16). Ora è Giuseppe che Dio ha scelto direttamente come “custode” di un tabernacolo più prezioso che è Gesù. “Mandorlo” in ebreo significa “vigilante” ed è il primo fiore che appare in primavera ed annuncia la nuova stagione. Per questo San Giuseppe ci annuncia che l’incarnazione è arrivata!

Soltanto i vangeli dell’infanzia hanno descritto San Giuseppe o anche i padri della Chiesa lo hanno fatto?

P.Tarcisio: I padri della Chiesa fino a San Bernardo, parlano con gran rispetto di San Giuseppe. Teniamo conto che allora non c’erano manuali di teologia ma il solo Vangelo, il quale illustra la genealogia di Gesù che nessuno può negare: si tratta di una splendida teologia, un elemento essenziale dell’incarnazione. Poi, nei secoli successivi sono prevalse leggende apocrife e poco veritiere; in particolare in Europa si tende a presentarlo come una figura anziana, marginale e poco attiva.

La fede di San Giuseppe è stata fondamentale, tuttavia si ritiene che abbia avuto dei dubbi, in particolare su Maria…

P. Tarcisio: No, al contrario è stato il patriarca per eccellenza, lo splendore dei patriarchi, più ancora di Abramo che era padre della fede. Crisi non ne ebbe, ma difficoltà sì, perché si poneva dinnanzi al mistero, davanti a qualcosa di talmente grande per lui, da domandarsi: “Che ci faccio io qui? Se Dio ha scelto Maria che diritto ho di tenerla? Se è il figlio di Dio, ho diritto a dire che è mio figlio? Non ingannerei tutti?”. Chiedendosi cosa fare, Giuseppe pensa di andarsene ma Dio, in sogno, gli ordina di essere il casto sposo di Maria e il padre del bambino, dandogli nome Gesù e riconoscendolo; era importante perché solo il padre poteva farlo. Solo così Gesù potrà dire di essere della discendenza di David: grazie a suo padre, non a sua madre. E non dobbiamo pensare che Giuseppe si sentì tradito da Maria… Giuseppe è un modello di fede: accetta e compie la volontà del Signore.

Si dice che si stia studiando una formula per elevare di grado San Giuseppe, forse attribuendogli un dogma…

P.Tarcisio: Si dicono molte cose, tuttavia basta conoscere bene la teologia del matrimonio per comprendere l’alto profilo di Giuseppe al fianco di Maria come suo sposo. Studiandolo, ho scoperto la partecipazione che ha avuto al piano di salvezza: è un personaggio chiave nell’incarnazione, senza la quale non può esserci redenzione.

[Traduzione dallo spagnolo e adattamento a cura di Luca Marcolivio]

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ZENIT Staff

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