Sindone: fede e scienza continuano ad interrogarsi (Prima parte)

Il prof. Bruno Barberis fa il punto sul mistero del telo

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di Maria Chiara Petrosillo

ROMA, venerdì, 8 giugno 2012 (ZENIT.org).- La penultima conferenza dell’edizione 2011-2012 del Diploma di specializzazione in Studi Sindonici ha visto come protagonista il Prof. Bruno Barberis, Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia.

Il Prof. Barberis ha iniziato ad occuparsi della Sindone dal punto di vista della ricerca scientifica nel 1975 e dal 1977 è membro della Confraternita del Santissimo Sudario di Torino e del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, organismi che si occupano di coordinare a livello internazionale gli studi e le ricerche sulla Sindone e di promuoverne la conoscenza.

Dal 1983 è Professore Associato di Fisica Matematica presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Torino. Dal 1988 al 2002 è stato Presidente della Confraternita del Santissimo Sudario e del Centro Internazionale di Sindonologia. Dal 2002 è Direttore scientifico del Centro Internazionale di Sindonologia.

È autore di una ventina di libri e di oltre 150 articoli sulla Sindone sia a livello scientifico sia a livello divulgativo, pubblicati su riviste scientifiche nazionali e internazionali e su mensili e quotidiani sia italiani che stranieri. Ha tenuto più di 2000 conferenze sulla Sindone sia in Italia che all’estero.

Il 23 maggio ZENIT ha avuto il privilegio di incontrarlo prima della sua conferenza “Il dibattito intorno alla Sindone” nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e di porgergli qualche domanda.

Prof. Barberis, quali sono, secondo lei, i criteri di valutazione degli studi e delle ricerche sulla Sindone?

Nei cento e più anni che ci separano dalla famosa prima fotografia della Sindone del 1898 sulle ricerche e sugli studi effettuati sulla Sindone sono stati versati fiumi d’inchiostro e la bibliografia sindonica conta ormai migliaia di opere scritte e pubblicate in tutti i continenti. Non sempre è facile però districarsi tra le varie pubblicazioni che spesso riportano nuove teorie, critiche più o meno costruttive a ricerche già effettuate, proposte di nuovi studi e di nuove indagini. Come fare a selezionare in questa ampia produzione i lavori seri e significativi?

Un primo ed importante aspetto da tenere presente è legato al fatto che l’argomento Sindone coniuga necessariamente motivi ed interessi sia scientifici sia religiosi. Ciò ovviamente non ha nulla di negativo, anzi è di enorme fascino ed interesse. Spesso però si corre il rischio di confondere o mescolare impropriamente i due piani con il risultato di togliere valore e validità alla comunicazione, soprattutto quando si commette il grave errore di affrontare problemi di carattere religioso con metodi scientifici e, viceversa, problemi strettamente scientifici con metodologie di tipo religioso.

Un altro rischio serio è quello di lasciare che le convinzioni personali riguardanti la fede influenzino le considerazioni e i risultati degli studi storico-scientifici. Ciò conduce spesso a conclusioni forzate, dettate dalla volontà di dimostrare a tutti i costi tesi preconcette o di controbattere a priori quelle tesi che non coincidono con le proprie convinzioni.

Si rischia così di cadere in un fondamentalismo che è tutto tranne che seria ricerca scientifica e che provoca spesso confusione nei lettori che hanno l’impressione di assistere ad una guerra tra tesi contrapposte piuttosto che ad un dialogo serio e rigoroso, che può anche essere serrato, ma che, per essere veramente scientifico, deve essere costruttivo, rispettoso delle opinioni altrui e improntato esclusivamente alla ricerca della verità.

Il compito dello scienziato serio è quello di informare in modo corretto, distinguendo sempre tra notizie e dati certi e ipotesi basate su dati e documenti solo in parte o per nulla attendibili. Molti dei volumi e degli articoli scritti sulla Sindone sono viziati del tutto o in parte da questi problemi e non sempre è facile distinguere a prima vista e in modo netto e chiaro tra quelli assolutamente seri e rigorosi e quelli che non lo sono.

Quali caratteristiche ha avuto il dibattito sulla Sindone nell’ultimo ventennio?

In questi ultimi anni si è assistito ad un dibattito notevolmente animato attorno alla Sindone, forse come non mai in passato, favorito senza alcun dubbio dall’eccezionale cassa di risonanza fornita dai moderni mezzi di comunicazione.

Tale dibattito è stato innescato essenzialmente dalla ormai famosa radiodatazione del tessuto sindonico effettuata nel 1988, il cui risultato (datazione medioevale della Sindone) ha suscitato un acceso confronto non solo tra scienziati e studiosi, ma anche nell’opinione pubblica. Il dibattito non si è limitato, come già nel passato, ai due contrapposti ed estremi schieramenti (quello fautore dell’assoluta ed indiscutibile autenticità della Sindone ovvero della sua certa identificazione con il lenzuolo funerario di Gesù di Nazaret e quello sostenitore della tesi che l’impronta sindonica sia opera di un falsario umano o che perlomeno non abbia alcuna correlazione con Gesù di Nazaret), ma ha finito di coinvolgere anche quel folto numero di studiosi che, attratti dalla ricerca della verità, qualunque essa sia, più che dalla possibilità di dimostrare una tesi preconcetta, hanno finito di porsi, volenti o nolenti, in una posizione intermedia tra i due opposti schieramenti, posizione che, come si sa, normalmente non è mai la più comoda.

Il dibattito scientifico avrebbe dovuto svolgersi, com’è giusto e logico, esclusivamente all’interno di quei gruppi di ricerca che hanno deciso di cimentarsi con la complessa e spinosa problematica di valutare la data del tessuto sindonico, con la possibilità di far conoscere risultati sperimentali e le relative considerazioni teoriche in occasioni di incontri o congressi scientifici. In realtà così non è stato, poiché nel dibattito si sono inserite argomentazioni tutt’altro che scientifiche, riguardanti la correttezza delle operazioni di prelievo e di datazione non tanto dal punto di vista scientifico, ma piuttosto da quello etico, l’onestà del comportamento di coloro che a diverso titolo hanno partecipato all’operazione, ecc.

Si è assistito così ad una serie interminabile di illazioni, a volte molto pesanti, seguite da risposte non meno pesanti. Alcuni dubbi sollevati erano suffragati da fatti chiari e documentati, altri erano palesemente arbitrari ed opinabili. Il risultato è stato una sempre più netta ed assurda suddivisione dei contendenti in due partiti contrapposti da un lato e ad una ridotta attenzione alle argomentazioni esclusivamente scientifiche (le uniche che avrebbero dovuto essere prese in considerazione) dall’altro, con il risultato che si è tuttora in una situazione di stallo, con molto, moltissimo lavoro ancora da fare per verificare a fondo le critiche (quelle serie) portate all’uso del metodo del radiocarbonio per la datazione della Sindone e soprattutto alla corretta interpretazione dei dati ottenuti.

I mass-media non hanno certo facilitato il lavoro, in quanto sono spesso intervenuti ampiamente sulle notizie di minor rilievo e hanno invece taciuto quelle serie, alla ricerca quasi esclusiva della notizia sensazionale, nell’assurda e pericolosa convinzione che al pubblico medio il sapere dei passi avanti (anche se a volte molto piccoli e non definitivi) della ricerca seria non importa assolutamente nulla. Il risultato è che l’opinione pubblica conosce quasi esclusivamente le discussioni più becere ed insignificanti ed ignora gli studi più significativi ed importanti.

In realtà, al di sotto di tale questione ve n’è un’altra di ben maggior spessore e di più vecchia data, alla quale ho già accennato: la polemica tra i due opposti “fondamentalismi sindonici”, quello sostenitore della certezza assoluta dell’identità tra Sindone e lenzuolo funerario di Gesù e quello che ritiene che tra
i due oggetti manchi ogni correlazione. È ovvio che ognuno è libero di proporre e difendere le proprie tesi, ma è anche altrettanto naturale che tale difesa deve rispettare i criteri logici della scienza moderna. Si è assistito invece a numerose affermazioni e dibattiti nei quali spesso si parte da ipotesi assolutamente arbitrarie e preconcette, si utilizzano ragionamenti che vanno contro le più elementari regole della logica e si giunge pertanto a conclusioni assolutamente indimostrabili. La letteratura in tale settore è amplissima: si va dall’affermazione che sulla Sindone è dipinto un autoritratto di Leonardo, a quella che essa è opera di un falsario medioevale che ha utilizzato tecniche a noi non note, a quella che fa della Sindone la “prova scientifica della resurrezione”, ovvero il risultato di una radiazione caratteristica della resurrezione, come se la resurrezione stessa fosse un evento naturale, ripetibile in laboratorio e pertanto esaminabile con i metodi scientifici. E l’elenco potrebbe continuare ancora assai a lungo.

Forzare la mano ai dati scientifici, oppure trascurarli completamente e partire da ipotesi assolutamente prive di fondamento equivale a danneggiare e screditare il significato ed il messaggio che fanno della Sindone un oggetto unico al mondo. Lo studioso serio e corretto detesta le crociate pro o contro l’autenticità dell’immagine sindonica, fatte al solo scopo di convincere il maggior numero di persone delle proprie convinzioni senza portare uno straccio di prova oppure adducendo motivazioni che fanno a pugni con la più elementare razionalità. Partire dall’ipotesi che “la Sindone è il lenzuolo funerario di Cristo” e cercare di dimostrarlo a tutti i costi senza preoccuparsi di dare motivazioni serie ed obiettive oppure partire dall’ipotesi che “la Sindone è opera di un falsario medioevale” e fare altrettanto equivale non solo ad effettuare un’operazione scientificamente scorretta, ma anche a prendere in giro tutti coloro che, desiderosi di saperne di più, prendono per buone simili conclusioni.

L’unico comportamento serio ed onesto è quello di chi, desideroso esclusivamente di conoscere la verità, si pone umilmente alla sua ricerca, senza pretendere di voler dimostrare alcuna tesi preconcetta ed anzi rifiutando tutto ciò che non può essere seriamente e scientificamente dimostrato. Così facendo finisce ovviamente di essere criticato da entrambe le “fazioni” in lotta perché si rifiuta ostinatamente di sposare a priori una delle due tesi estreme. Dagli uni viene accusato di materialismo, ipocrisia, riduzionismo, e dagli altri di fanatismo, faciloneria, asservimento a certe lobbies ecclesiali.

La posizione del ricercatore equilibrato e onesto è assai scomoda, ma, proprio per questo, coloro che l’hanno scelta hanno il dovere di perseguirla con costanza e coraggio perché è l’unica coerente, l’unica che conduce ad effettuare ricerche serie e fondate, l’unica che può consentire di informare correttamente ed onestamente l’opinione pubblica, l’unica veramente rispettosa della Sindone e del suo unico ed importantissimo messaggio.

Su questa strada è bene lasciarci guidare dalle chiare ed eloquenti parole di Papa Giovanni Paolo II, il quale il 24 maggio 1998, davanti alla Sindone, esprimendo concetti che gli sono sempre stati cari e propri, disse: «La Chiesa esorta [gli scienziati] ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni precostituite, che diano per scontati risultati che tali non sono; li invita ad agire con libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità dei credenti».

(La seconda parte verrà pubblicata domani, sabato 9 giugno)

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ZENIT Staff

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