di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 14 giugno 2012 (ZENIT.org).- In un momento di crisi come quello che sta vivendo l’Italia, stupisce scoprire l’enorme rete di carità che la chiesa ed il popolo cattolico pratica sul territorio.
E’ quanto è emerso dalla presentazione della “rilevazione dei servizi socio –assistenziali e sanitari ecclesiali in Italia” raccolta dalla Conferenza Episcopale Italiana, dalla Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali, dalla Caritas italiana e dall’Ufficio nazionale per la pastorale della sanità nel libro “Opere per il bene comune” pubblicato dalla EDB.
In una conferenza di presentazione svoltasi nella sala Marconi della Radio Vaticana a Roma, monsignor Giuseppe Merisi, Presidente della Consulta Ecclesiale degli organismi socio-assistenziale ha affermato che ”La Chiesa è vicina a tutte le altre sofferenze sociali che, in conseguenza della crisi, colpiscono ampie fasce della popolazione nel nostro e in altri Paesi”.
Si tratta – ha aggiunto il prelato – di ”una rete capillare di servizi, non in termini di supplenza, ma in termini di solidarietà e sussidiarietà, che deve essere di stimolo per tutte le istituzioni centrali e territoriali”.
In termini numerici la chiesa e il popolo cattolico mette a disposizione ogni giorno oltre 14.000 strutture di servizi, animati e sostenuti da 420.000 persone, delle quali 135.000 sono dipendenti e gli altri due terzi volontari.
Delle oltre 14.000 strutture registrate dal rapporto, 916 operano nell’ambito dell’assistenza sanitaria, 13.298 in quello dell’assistenza socio-sanitaria o sociale e 32 i servizi nuovi che svolgono attività per nuove emergenze.
Insieme alle strutture ospedaliere, ci sono le banche del sangue, le comunità educative, i centri di ascolto, di disintossicazione, le mense, le case di riposo per anziani e per i disabili.
Tutto in nome della carità per assistere i malati, gli anziani, le donne, i bambini, le fasce più fragili e deboli della comunità.
Monsignor Andrea Manto, ha parlato di “opere di misericordia”, di “carità di popolo che alimenta la speranza”, di persone che operano concretamente sul territorio e fanno della carità “una rete di assistenza di ascolto, di cura, di risposta a nuove emergenze”.
A proposito delle persone vittime del sisma monsignor Merisi ha ricordato che la colletta di domenica 10 giugno è stata ”un’espressione di vicinanza corale e concreta di tutte le nostre Chiese” a chi in questo momento ha più bisogno.
Monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana, ha sottolineato che la Chiesa cattolica ”si è attivata da subito nelle diocesi colpite dal terremoto”, è sempre ”stata presente, anzi, in un certo qual modo ha prevenuto quello che doveva essere l’intervento dello Stato” e “prevenire non significa sostituirsi, ma significa cooperare a quello che è il bene comune”.
Monsignor Domenico Pompili ha ripreso la Deus Caritas Est di Benedetto XVI ed ha concluso ribadendo che la carità “deve essere concreta, indipendente e sempre un fine mai un mezzo”.