"Testimone eroico dell'amore di Gesù Cristo"

Omelia di mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nella Messa di suffragio per il 10° anniversario della morte del card. Van Thuan

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ROMA, lunedì, 17 settembre 2012 (ZENIT.org) – Pubblichiamo il testo dell’Omelia pronunciata da mons. Mario Toso, S.D.B., segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, durante la Messa di suffragio per il 10° anniversario della morte del card. Van Thuan, celebrata venerdì 14 settembre, nella sede del Dicastero di Roma.

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Cari fratelli e sorelle,

il decimo anniversario della morte dell’amato Servo di Dio Cardinale Van Thuan – abbiamo ancora vivo il ricordo della sua tumulazione avvenuta pochi mesi fa in questa chiesa di Santa Maria della Scala – viene celebrato con questa Eucaristia nel giorno della festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Sono, poi, ormai prossimi il Sinodo del mese di ottobre dedicato alla nuova evangelizzazione e l’apertura dell’anno della Fede.

Non possiamo, allora, non riconoscere che quest’anno la memoria del Cardinale Van Thuan viene caratterizzata da riferimenti ecclesiali e pastorali particolarmente densi di significato.

La festa dell’Esaltazione della Santa Croce, in particolare, ci consente di ricordare il Cardinale Van Thuan come testimone eroico dell’amore di Gesù Cristo, di quell’amore totale e fedele che l’ha condotto a subire il supplizio riservato agli schiavi.

La Croce è il luogo ove Gesù Cristo ha mostrato l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità del suo amore al Padre e all’umanità. Grazie ad un tale amore senza misure, e che sorpassa ogni conoscenza, Egli ha compiuto la volontà del Padre ed ha redento l’umanità arricchendola della capacità d’amare propria di Dio.

Il Servo di Dio Van Thuan, durante gli anni della dura prigionia, ha attinto forza dall’amore di Cristo crocifisso. Si è immerso in esso celebrando l’Eucaristia nel massimo dell’essenzialità, mosso da una fede ardente.

Ha voluto rappresentarsi un tale amore sofferente costruendo, pezzetto dopo pezzetto, la croce pettorale che, una volta liberato, portava appesa al collo, mostrandola a tutti, specie ai suoi connazionali profughi o emigrati come segno di speranza.

Nella sua predicazione citava sovente la preghiera liturgica: O Crux ave, spes unica: Ave o Croce, unica speranza nostra.

La Croce o, meglio, l’amore supremo di Gesù Cristo manifestato su di essa, è la speranza del mondo. Solo un tale amore redime e trasfigura le persone, porta prosperità piena ai popoli. Solo l’amore totale di Cristo per il Padre e per l’umanità, accolto e vissuto, può mettere in grado di rinascere dal punto di vista morale e di fondare la vita della città-polis sull’amore dell’altro, anziché sull’odio o sulla paura del proprio simile.

Mentre lavorava presso il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Servo di Dio Card. Van Thuan ha continuato a guardare all’amore di Cristo crocifisso come a fonte primigenia del rinnovamento umanizzatore e liberatore della cultura, della politica, dell’economia, della finanza, della famiglia dei popoli, dei mass-media.

Noi tutti sappiamo che la nuova evangelizzazione si compie solo grazie a comunità o a christifideles laici che vivono una fede intensa. Una tale fede giunge a farsi nuova cultura e nuova prassi se pienamente accolta, interamente pensata, fedelmente vissuta, celebrata con un amore appassionato per Gesù Cristo.

Una nuova evangelizzazione introduce ed accompagna i credenti nella vita nuova di amore che Gesù Cristo mostra e realizza in forma vertice sulla Croce, affinché ne divengano annunciatori e testimoni.

Si dà, pertanto, un nesso stretto tra nuova evangelizzazione e la croce di Cristo. La nuova evangelizzazione mira a far incontrare Gesù Cristo, a viverLo, a vivere il suo amore crocifisso, amore fedele a Dio e all’uomo.

Il mondo d’oggi, specie quello europeo, che mostra i segni della scristianizzazione e di una fede affievolita, ha bisogno di una nuova evangelizzazione, di guardare alla croce di Cristo per essere guarito, come fecero gli Israeliti che, morsi mortalmente da “serpenti brucianti”, vennero sanati rivolgendo lo sguardo al serpente di bronzo, posto sull’asta da Mosè (cf Num 21, 4-9).

Attingendo all’amore di Cristo morto in croce è possibile vincere il veleno malefico di quei “serpenti brucianti” che, sul piano della vita interiore e spirituale, sono: il ritenersi padroni assoluti della verità, la volontà di dominio sugli altri, la carenza di fraternità, l’odio; e che, sul piano delle nuove ideologie, sono: il materialismo consumistico, il mercantilismo, la tecnocrazia.

Grazie all’amore oblativo di Cristo crocifisso che, come insegna Benedetto XVI nella Caritas in veritate, è amore pieno di verità, il cristianesimo mostrerà la pienezza della sua genialità, della sua forza ispiratrice di nuovi ethos e civiltà, e non sarà ritenuto semplice riserva di buoni sentimenti (cf Caritas in veritate, n. 4).

Partecipando all’Eucaristia odierna, nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce, lasciamoci attrarre entro il dinamismo trascendente dell’amore di Cristo che si fa, in certo modo, “schiavo” di Dio e dell’umanità, facendo dono totale della sua vita, perché nessuno vada perduto. Guardiamo all’esempio del Card. Van Thuan che ne è divenuto insigne testimone.

La Croce su cui Gesù ha allargato le braccia, riunendo giudei e pagani in un solo popolo, ci aiuti ad essere, come il servo di Dio Van Thuan, annunciatori di unità e di pace.

O Crux ave, spes unica!

+ Mario Toso
Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

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ZENIT Staff

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