Religioni istituzionali in declino negli USA

Un quinto dei cittadini si dichiara “religiosamente non affiliato”

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di John Flynn, LC

ROMA, martedì, 16 ottobre 2012 (ZENIT.org) – Il numero delle persone etichettate come “nessuna” (“nones”), cioè che dichiarano di non aderire ad alcuna religione in particolare, ha conosciuto un forte aumento negli Stati Uniti.  

Il Pew Forum on Religion and Public Life ha pubblicato la settimana scorsa sotto il titolo Nones on the Rise: One-in-Five Adults Have No Religious Affiliation, un nuovo rapporto, che raccoglie i dati forniti da vari studi e sondaggi.

Il rapporto specifica che è preferibile usare il termine “religiosamente non affiliato”, invece di nones, visto che molte delle persone che dichiarano di non avere alcuna affiliazione religiosa credono in Dio e si autodescrivono come “religiosi” o “spirituali”.

Negli ultimi cinque anni, la percentuale di persone religiosamente non affiliate è cresciuto dal 15,3 al 19,6% della popolazione adulta. La proporzione sale ad un terzo tra gli adulti della fascia di età inferiore ai 30 anni, rispetto al solo 9% tra gli ultrasessantacinquenni.

Si assiste dunque – osserva il rapporto – ad un cambiamento generazionale, in cui i giovani adulti sono molto più inclini ad essere religiosamente non affiliati, rispetto alle generazioni precedenti.  

Un altro risultato rilevante è che per la prima volta dall’inizio dei Pew Surveys la quota protestante della popolazione adulta è scesa sotto il 50%.

Nel 2007, il 53% degli adulti si proclamava protestante nel rapporto del Pew Research Center. Attualmente solo il 48% degli americani adulti si considera protestante.

Dall’ultimo rapporto emerge inoltre che il declino protestante si concentra tra la popolazione bianca, sia tra gli evangelici che tra i protestanti appartenenti alle chiese istituzionali.  

Mentre, dunque, un quinto dei bianchi si descrive come religiosamente non affiliato, la percentuale di neri ed ispanici  senza affiliazione religiosa non è cambiata in modo statisticamente significativo, commenta il rapporto.

La quota cattolica della popolazione si è mantenuta stabile nel corso degli ultimi anni, rivela il Pew Forum, ma questo è dovuto in parte all’afflusso continuo di immigranti provenienti da Paesi latinoamericani.

Ancora un Paese religioso

Nonostante gli ultimi sviluppi, secondo il Pew Forum, gli Stati Uniti rimangono un Paese altamente religioso. Il 58% dei cittadini americani dichiara infatti che la religione è molto importante nella loro vita, una proporzione che è cambiata solo marginalmente negli ultimi anni. La proporzione è significativamente maggiore rispetto a Paesi come Francia (13%), Gran Bretagna  (17%), Germania (21%) e Spagna (22%).

Molti dei 46 milioni di adulti che si descrivono come religiosamente non affiliati – il 68% circa – dichiarano di credere in Dio e la proporzione di coloro che si dichiarano atei o agnostici è piuttosto bassa, appena il 6% degli adulti. Poco più di un terzo afferma di essere spirituali ma non religiosi e il 21% dice di pregare ogni giorno.

Ben il 74% di coloro che si descrivono come senza affiliazione religiosa è cresciuto in una famiglia con una tradizione religiosa. Ma il rapporto non offre un’analisi approfondita dei motivi che spiegano la loro decisione di cambiare status religioso.

Indica solo una serie di teorie, da quella secondo la quale i non affiliati ritengono che le Chiese stabilite siano troppo legate al denaro, al potere e alle norme, fino a ciò che viene percepito da alcuni come un eccessivo coinvolgimento politico.

Aspetti positivi

Allo stesso tempo, continua il rapporto, la maggioranza dei religiosamente non affiliati pensa che la religione sia una forza positiva. Il 78% dichiara che le organizzazioni religiose uniscono la gente e rafforzano i legami comunitari, ed una percentuale simile ritiene che le organizzazioni religiose giocano un ruolo importante nell’assistenza ai poveri e bisognosi.

Inoltre, circa un terzo degli americani adulti, incluso il 63% dei religiosamente non affiliati, dice che la religione in generale sta perdendo la sua influenza sulla vita americana. La grande maggioranza di chi la pensa così lo considera uno sviluppo negativo.

Un’altra caratteristica è che il gruppo dei religiosamente non affiliati è due volte più propenso ad autodescriversi come politicamente liberal ed è anche molto favorevole all’aborto legalizzato e ai matrimoni fra persone dello stesso sesso.  

In recenti elezioni, indica il rapporto, i religiosamente non affiliati  si sono rivelati tra i sostenitori più affidabili del Partito Democratico.

Secondo il rapporto, poco indica invece che i religiosamente non affiliati siano attratti dalla spiritualità New Age, da idee religiose orientali o da credenze provenienti da religioni non abramitiche.

In generale – indica il rapporto – la popolazione religiosamente non affiliata è più giovane, di norma di sesso maschile e più propensa ad essere single.

Poco più di un terzo degli adulti non religiosamente affiliati – il 35% – ha meno di 30 anni, paragonato al 22% della popolazione in generale. Sono più maschi (56%) che femmine (44%).  E rispetto al resto degli americani adulti, i religiosamente non affiliati sono più inclini a convivere o a non essere mai sposati. Solo il 39% dei non affiliati è sposato, rispetto al 51% della popolazione in generale.

La domanda è se i non affiliati cambieranno idea quando diventano più vecchi, si sposeranno e avranno figli, o ci troviamo invece davanti ad un cambiamento importante? Quale ruolo giocherà il sempre alto afflusso di immigrati negli USA? Le organizzazioni religiose stabilite saranno capaci di attirare l’attenzione delle giovani generazioni? Alla fine, il rapporto pone più domande che risposte.

[Traduzione dall’inglese a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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