Riportiamo di seguito il testo dell’omelia tenuta ieri da monsignor Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia, durante la Santa Messa celebrata nel Duomo di Sant’Agata de’ Goti in suffragio del Carabiniere Tiziano Della Ratta, ucciso sabato 27 aprile da malviventi durante un tentativo di rapina a Maddaloni, in provincia di Caserta.
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Carissimi,
<p>con l’eloquente immagine del tralcio e della vite, il Vangelo ascoltato presenta la bellezza del nostro legame con Gesù. «Senza di me non potete far nulla»: senza Gesù le nostre opere più straordinarie, più ingegnose, più efficacemente programmate, sarebbero insignificanti. Dio è in me, non come padrone, ma come linfa vitale; Dio è in me,non come voce che viene da fuori, ma come il segreto della vita. Dio è in me, per meglio prendersi cura di me, quasi come il piccolo tralcio a cui la linfa dice: «Ho bisogno di te».
Con questa certezza ha vissuto Tiziano, amando l’altro più di se stesso e preferendo la vita degli altri alla propria: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv15,13).
Tiziano era una presenza amica, un uomo a cui il coraggio non mancava, dando prova di generosa dedizione e indiscussa determinazione, qualità interiori che trovano radice in un cuore aperto alla giustizia e alla verità. Egli può considerarsi un impareggiabile testimone di quel provvedere che costituisce l’essenza del servizio di ogni Carabiniere che, tra le mille difficoltà del vivere quotidiano e il diffuso smarrimento dei valori, si impegna nella costruzione di una società ordinata e operosa.
Un coraggio, quello di Tiziano, non per colpire e uccidere ma per tutelare e garantire, seminando comprensione e concordia là dove c’è disprezzo e odio. Un giovane luminoso, educato in famiglia e in parrocchia, ad uno stile di gratuità verso i più deboli e disagiati.
Il proiettile che lo ha ucciso non ha colpito soltanto lui, ha ferito anche la moglie Vittoria, il piccolo Alfonso, i genitori, il fratello, e l’intera comunità nazionale. Dinanzi a tanta violenza facciamo fatica a trovare parole capaci di lenire il dolore.
Il sangue di questo fratello ci interroga: fin quando i fratelli uccideranno i fratelli? La vita di Tiziano allontana la vendetta ed esige che l’odio sia seppellito con lui nella tomba.
C’è un valore eterno di una vita caduta a terra, anche se non è dato di conoscere i tempi del germoglio. Se intorno tutto sembra spegnersi e perdere di significato, Dio vuole che in noi bruci la passione per il bene comune, vuole che si riaccenda il fuoco della civiltà dell’amore. Ognuno è crocevia di finito e d’infinito, di piedi impolverati e di ali d’aquila.
Di fronte alla dignità dell’uomo, il Carabiniere depone la sovranità del proprio io per poter dire “noi siamo”. Posso incontrare o rifiutare l’altro che mi sta accanto, avvicinarlo o escluderlo: se lo avvicino, gli riconosco la vita, se lo escludo, è come dichiararlo inesistente. La missione del Carabiniere è prendersi cura della vita, in un mondo violento e magnifico. L’etica dell’Arma è l’etica della consanguineità, che non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, ma l’attenzione costante al bene di tutti e di ciascuno.
Il posto del Carabiniere è là dove l’umanità è lacerata a causa dell’illegalità, dell’emarginazione, delle difficoltà della vita. Dove vi sono gruppi umani che si escludono, che sono in conflitto, voi siete lì, al di sopra di queste fratture, credendo fermamente che, grazie alla vostra professione generosa e lungimirante, la riconciliazione sia possibile. Ammiro e sono fiero di voi per quel circuito di benevolenza che vi lega agli italiani con un anello di affetto, simpatia, di solidarietà e stima che non ha paragone.
Il vostro servizio sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che può rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà sempre ingiustizia che ha bisogno di aiuto. Sempre ci saranno situazioni di disagio nelle quali è indispensabile la vostra presenza concreta ed efficace.
A voi, cari amici dell’Arma, spetta l’impegno gravoso ma esaltante di immettere un saldo fondamento etico nelle decisioni e istituzioni economiche e politiche, nazionali e internazionali, necessarie nel prossimo futuro.
Certo fa riflettere che Tiziano e Domenico nella gioielleria di Maddaloni, Giuseppe e Francesco dinanzi a Palazzo Chigi, sono stati pronti ad offrirsi per la sicurezza delle istituzioni; a offrirsi per salvare la vita ad una famiglia di lavoratori. Come nel passato, Salvo d’Acquisto, i Carabinieri di Fiesole, oggi Marco Pittoni, Antonio Santarelli, Emanule Braj, Giovanni Sali, i carabinieri pagano con la vita il coraggio di neutralizzare quelle forze disgregatrici che tentano di impedire una convivenza serena nel nostro Paese.
Carissimi, l’esempio dei nostri militari ci aiuti a coltivare con magnanimità e lealtà l’amore all’Italia, senza grettezza di spirito, prendendo contemporaneamente in considerazione la crescita dell’intera famiglia umana. Siamo chiamati tutti ad un sussulto di speranza, sviluppando il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune, così da mostrare con i fatti come possano armonizzarsi l’autorità e la libertà, l’iniziativa personale e la solidarietà, la opportuna unità e la proficua diversità.
Confortati dalla intercessione celeste di sant’Alfonso, patrono di questa Chiesa, affidiamoci alla materna intercessione della Virgo fidelis, ci ottenga dal Signore di rafforzare la nostra fede nella vita eterna; ci aiuti a vivere bene il tempo che Dio ci offre con speranza. Una speranza cristiana, che non è soltanto nostalgia del Cielo, ma vivo e operoso desiderio di Dio che ci rende pellegrini infaticabili, alimentando in noi il coraggio e la forza dell’amore. Amen.
+ Vincenzo Pelvi
Arcivescovo