Un momento storico con un solo precedente. L’incontro di stamattina nella Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano, tra papa Francesco e Tawadros II, papa di Alessandria, Patriarca della Sede di San Marco e Capo della Chiesa Ortodossa Copta d’Egitto, è avvenuto quarant’anni dopo l’incontro tra i loro rispettivi predecessori, Paolo VI e Shenouda III.
La visita di oggi “rafforza i legami di amicizia e di fratellanza che già uniscono la Sede di Pietro e la Sede di Marco, erede di un inestimabile lascito di martiri, teologi, santi monaci e fedeli discepoli di Cristo, che per generazioni e generazioni hanno reso testimonianza al Vangelo, spesso in situazioni di grande difficoltà”, ha detto il Vescovo di Roma, accogliendo l’ospite.
Il Santo Padre ha poi accennato ai progressi nel cammino ecumenico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse Orientali maturati in questi quarant’anni.
In occasione del loro incontro, ha ricordato il Pontefice, Paolo VI e Shenouda III emisero una Dichiarazione congiunta in cui venivano posti in evidenza i principali tratti comuni tra le due chiese, tra cui “la vita divina” che “ci viene data e alimentata attraverso i sette sacramenti”, la “comune venerazione della Madre di Dio” e il Battesimo “di cui è espressione speciale la nostra comune preghiera, la quale anela al giorno in cui, compiendosi il desiderio del Signore, potremo comunicare all’unico calice”.
Francesco ha poi menzionato il più recente incontro tra il beato Giovanni Paolo II e Shenouda III, avvenuto nel febbraio 2000. “Sono convinto che, con la guida dello Spirito Santo, la nostra perseverante preghiera, il nostro dialogo e la volontà di costruire giorno per giorno la comunione nell’amore vicendevole ci consentiranno di porre nuovi e importanti passi verso la piena unità”, ha aggiunto.
Tra le recenti iniziative ecumeniche incoraggiate dal patriarca copto-ortodosso di Alessandria, il Santo Padre ha elogiato in particolare l’istituzione del “Consiglio Nazionale delle Chiese cristiane”, che rappresenta “un segno importante della volontà di tutti i credenti in Cristo di sviluppare nella vita quotidiana relazioni sempre più fraterne e di porsi a servizio dell’intera società egiziana”.
Citando San Paolo (cfr. 1Cor 12,26), papa Francesco ha affermato che esiste anche un “ecumenismo della sofferenza”, in cui la condivisione delle sofferenze quotidiane “può diventare strumento efficace di unità”. Da questa comune sofferenza “possono infatti germogliare, con l’aiuto di Dio, perdono, riconciliazione e pace”.
Da parte sua Tawadros II ha auspicato che quello di oggi “possa essere solo il primo di una lunga serie di incontri di amore e di fratellanza tra le due grandi Chiese”. Ha quindi proposto che il 10 maggio diventi il giorno della “festa dell’amore fraterno tra la Chiesa cattolica e quella copta ortodossa”.
L’odierna visita in Vaticano rappresenta il primo viaggio di Tawadros II dal suo insediamento come capo della Chiesa copto-ortodossa, come ha ricordato lo stesso Patriarca, che in gennaio ha voluto partecipare di persona all’insediamento del Patriarca Ibrahim Isak, suo omologo per la Chiesa Cattolica d’Egitto.
Il Papa dei Copti si è detto felice di visitare la Città del Vaticano che, “pur essendo il più piccolo Stato al mondo sia per popolazione che per estensione, è altresì il più importante, grazie alla sua influenza e la suo santo servizio”.
Auspicando un ulteriore consolidamento del cammino ecumenico, Tawadros II ha assicurato a papa Francesco la propria preghiera perché il Vescovo di Roma sia sostenuto da Dio nella sua “santa missione” e, infine, si è detto lieto di poter ricevere il Santo Padre in una sua eventuale visita pastorale in Egitto.