La generosità di Gesù e l’egoismo di Giuda: le letture di oggi (Gv 15,9-17) offrono un utile spunto perché il cristiano rifletta sulla sua capacità di amare. Lo ha detto papa Francesco durante l’omelia di questa mattina presso la Residenza Santa Marta.
Alla Santa Messa, concelebrata dall’arcivescovo di Medellín, Ricardo Antonio Tobón Restrepo, ha preso parte un gruppo di dipendenti dei Musei Vaticani e alcuni alunni del Pontificio Collegio portoghese.
Seguire autenticamente Gesù, ha spiegato il Papa, significa “vivere la vita come un dono” e non come “un tesoro da conservare”. La strada del dono e dell’amore hanno il massimo riferimento nell’esempio di Gesù Cristo: “Nessuno ha un amore più forte di questo: dare la sua vita”.
Giuda, al contrario, tradisce proprio perché “mai ha capito cosa sia un dono”. Nell’episodio della Maddalena (cfr. Lc 7,36-50), infatti, l’apostolo traditore svela tutta la limitatezza della sua visione.
La peccatrice pentita sta lavando i piedi a Gesù con il nardo, un unguento particolarmente costoso: lo fa in segno di gratitudine. “È un momento religioso, un momento di amore”, ha commentato il Santo Padre.
Giuda, tuttavia, non comprende e si limita a criticare: “Ma questo potrebbe essere usato per i poveri!”. Tale atteggiamento, anche oggi assai diffuso, è quello della “povertà come ideologia”, ha commentato il Santo Padre, aggiungendo: “L’ideologo non sa cosa sia l’amore, perché non sa darsi”.
Giuda è egoista perché è perso “nella sua solitudine” e, come ogni egoista, “cura la sua vita, cresce in questo egoismo e diventa un traditore”, autocondannandosi a permanere nel suo stato di solitudine. In tal modo egli ha isolato la sua coscienza nell’egoismo e, alla fine, “la perde”. Si è rivelato un “idolatra, attaccato i soldi”.
Chi, al contrario di Giuda, ha proseguito il Pontefice, “dà la vita per amore, mai è solo” ed ha sempre al suo fianco una “comunità” o una “famiglia”.
L’atteggiamento di idolatria e di egoismo di Giuda è diffuso anche tra molti cristiani di oggi: il rischio è quello di isolare la propria “coscienza dal senso comunitario, dal senso della Chiesa, da quell’amore che Gesù ci dà”.
Chi, come Gesù, dona la sua vita, “la perde” ma, alla fine, “la ritrova in pienezza”. Il frutto del dono del suo amore è la spinta ad amare “per dare frutto. E il frutto rimane”. Chi, come Giuda, “vuole conservarla per se stesso, la perde alla fine”. In tal modo Satana, “cattivo pagatore” che “ci truffa sempre”, è entrato nel cuore di Giuda.
Essendo ormai vicina la solennità della Pentecoste, papa Francesco ha concluso l’omelia con una invocazione allo Spirito Santo: “Vieni, Spirito Santo, vieni e dammi questo cuore largo, questo cuore che sia capace di amare con umiltà, con mitezza ma sempre questo cuore largo che sia capace di amare”.
Allo Spirito Santo, ha esortato infine il Pontefice, chiediamo anche la grazia che “ci liberi sempre dall’altra strada, quella dell’egoismo”, destinata ad avere sempre un’amara conclusione.