Pubblichiamo di seguito il saluto di monsignor Enrico dal Covolo, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense (PUL), all’inaugurazione della Cattedra dedicata al Cardinale Bernardin Gantin, avvenuta giovedì 23 maggio nell’Aula Magna dell’ateneo.
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Signor Presidente della Repubblica del Benin,
Eminenza Reverendissima,
Eccellenze,
Autorità religiose, civili e accademiche,
Signori Ambasciatori,
Professori e Studenti,
Ospiti illustri
Cari Amici!
Formulo a tutti Voi i miei migliori auguri, rivolgendomi in modo speciale a tutte le personalità presenti in quest’aula che, in maniere diverse, promuovono la vita buona nella cara Nazione del Benin.
1. La ringrazio, Signor Presidente, per essere ritornato in questa Università nella fausta occasione della creazione della Cattedra “Cardinale Bernandin Gantin”.
Come sappiamo bene, si tratta di una Cattedra libera, che viene collocata nel cuore dell’Area internazionale di ricerca, denominata “Studi interdisciplinari per lo sviluppo della cultura africana”. Tale Cattedra avrà come àmbito disciplinare privilegiato la riflessione sistematica sulle possibilità socio-politiche del Continente africano.
2. Qual è il significato profondo di questa giornata, o meglio, dell’istituzione di questa Cattedra?
Non dobbiamo enfatizzare troppo la rilevanza politica dell’evento. Del resto, la Chiesa, in quanto tale – come opportunamente ci ricordava il Vescovo Emerito di Roma Benedetto XVI nella sua ultima Enciclica, Caritas in veritate –, la Chiesa non intende offrire alcuna soluzione tecnica, e non impone alcuna soluzione politica.
Piuttosto, il senso di questa iniziativa è prettamente educativo. L’educazione è l’ambito in cui la comunità cristiana si è sempre distinta, e continua a farlo a ogni latitudine del pianeta, e adesso ancora più di prima, nel Continente africano.
In ogni caso, è proprio questa la missione propria delle istituzioni accademiche, cioè di ogni università, ma specialmente di un’Università pontificia come la nostra.
A tale riguardo è chiarissima, quasi tagliente, la presa di posizione di J.H. Newman, mio speciale patrono, nella celebre Idea of the University: “È più corretto, e più usuale – osservava il beato Cardinale –, parlare di un’università come di un luogo di educazione, più che di istruzione, sebbene, trattandosi di conoscenza, l’istruzione potrebbe sembrare a prima vista la parola più adatta. […] L’educazione universitaria è il grande mezzo ordinario per un fine grande, ma ordinario: mira ad elevare il tono intellettuale della società, a coltivare lo spirito pubblico, a purificare il gusto nazionale, a fornire principi veri all’entusiasmo popolare e scopi definiti alle aspirazioni popolari, a dare ampiezza e sobrietà alle idee dell’epoca, a facilitare l’esercizio del potere politico e a rafforzare i rapporti della vita privata” (J.H. Newman, L’idea di Università, a cura di Angelo Bottone, Roma 2005, pp. 112.114.170).
3. Il mondo, così come oggi ci si presenta, appare complesso, contraddittorio, “liquido”, ma anche ricco di tante possibilità.
Per svilupparle al meglio, abbiamo un urgente bisogno di Leaders, di giovani cristiani equipaggiati per essere “luce e sale” nella Chiesa e nella società.
L’università, in questo scenario, deve impegnarsi a formare le persone – se mi è concessa l’espressione – “dalla testa ai piedi”.
Dalla testa, ovvero persone appassionate della Verità, contro la dittatura del relativismo, che erge a criterio ultimo l’Io e le sue voglie.
Passando per il cuore, perché nei giovani si accende la speranza quando gli educatori sono capaci di mostrare loro un orizzonte di senso, Qualcosa o Qualcuno per cui valga la pena vivere, lottare e se necessario anche morire. L’università che passa attraverso il cuore diventa antidoto efficace contro il nichilismo.
Fino ai piedi, perché la verità e il senso producono frutti quando frantumano i muri dell’individualismo contemporaneo, e accendono nei giovani il desiderio della Polis, il desiderio cioè di mettersi in cammino verso la comunità, che chiede di essere trasformata nella giustizia e nella verità.
E’ urgente formare dei Leaders credenti, forti e coraggiosi. Capaci anche di andare controcorrente, in maniera efficace.
Per esempio, a me pare assolutamente inaccettabile (quasi incredibile!) che gruppi di potere ispirati da una cultura certo non africana giungano a imporre, di fatto, leggi civili che equiparano al matrimonio le unioni omosessuali. E queste cosiddette leggi le impongono a una secolare, millenaria tradizione africana, che – come tutti sappiamo – è vitalmente fondata sul rispetto amoroso della natura e della famiglia.
Questo non è che un esempio, fra i tanti che potremmo evocare, riguardo all’urgenza di formare Leaders responsabili e coraggiosi.
Signor Presidente, Le rinnovo i miei sinceri ringraziamenti, che estendo a tutti i presenti.
Da parte mia e di tutta la Comunità Accademica Lateranense Le rinnovo l’impegno di questa Università nella formazione di personalità dall’alto profilo umano e cristiano.
Che il Signore ci aiuti, anche nel reperimento delle risorse economiche necessarie per finanziare progetti così impegnativi.
+ Enrico dal Covolo