Benessere, fascino, ricchezza. Concetti che nella vita comune attraggono al punto da essere considerati valori, ma che nella vita cristiana impediscono di compiere la missione fondamentale: seguire Gesù Cristo. Prosegue la formazione delle coscienze che Papa Francesco ha messo in atto da oltre due mesi con le sue omelie nella Casa Santa Marta. E si arricchisce di un nuovo punto: capire cosa ci impedisce di andare dietro Gesù e spogliarci di esso. In particolare, la “cultura del benessere” e il “fascino del provvisorio”.
Queste le due espressioni centrali nell’omelia del Santo Padre alla Messa di stamane, concelebrata dal card. Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, alla presenza di mons. Zygmunt Zimowski e dei membri del Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari, e di un gruppo di collaboratori dei Servizi Economici del Governatorato.
Il Pontefice riflette sul Vangelo odierno in cui Gesù invita un giovane che gli chiede cosa fare per ottenere la vita eterna, a dare tutte le sue ricchezze ai poveri e seguirlo. “Ma a queste parole” – riferisce l’evangelista Marco – il giovane “si fece scuro in volto e se ne andò rattristato” (Mc 10, 17–27). Papa Francesco si riallaccia alle parole di Cristo ai discepoli: “Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!”. E aggiunge: “Le ricchezze sono un impedimento che non fa facile il cammino verso il Regno di Dio”.
Non si tratta solo di beni materiali: “ognuno di noi ha le sue ricchezze” afferma il Santo Padre, ognuno ha sempre un qualcosa che gli “impedisce di andare vicino a Gesù”. Allora – sottolinea – è necessario “fare un esame di coscienza su quali sono le nostre ricchezze”, perché “ci impediscono di avvicinare Gesù nella strada della vita”.
In particolare, Papa Bergoglio ne individua due che definisce “ricchezze culturali”. La prima è la “cultura del benessere”, che “ci anestetizza”, “ci fa poco coraggiosi, pigri e anche egoisti”, inducendo a ragionamenti del tipo: “No, no, più di un figlio no, perché non possiamo fare le vacanze, non possiamo andare qua, non possiamo comprare la casa. Sta bene seguire il Signore, ma fino a un certo punto”.
“Questo è quello che fa il benessere” osserva Francesco, “tutti sappiamo bene com’è il benessere, ma questo ci getta giù, ci spoglia di quel coraggio, di quel coraggio forte per andare vicino a Gesù”.
C’è poi il “fascino del provvisorio”, prosegue il Santo Padre , “un’altra ricchezza nella nostra cultura”: Di esso – osserva – noi siamo fortemente “innamorati”, al contrario delle “proposte definitive” di Dio di cui, invece, “abbiamo paura”.
“Lui è il Signore del tempo, noi siamo i signori del momento. Perché?” si chiede Bergoglio. E risponde: “Perché nel momento siamo padroni: fino qui io seguo il Signore, poi vedrò. Ho sentito di uno che voleva diventare prete, ma per dieci anni, non di più… Quante coppie, quante coppie si sposano, senza dirlo, ma nel cuore: ‘finché dura l’amore e poi vediamo…’”.
I cristiani non sono così, sono “padroni del tempo”. “Io penso – dice il Papa – a tanti, tanti uomini e donne che hanno lasciato la propria terra per andare come missionari per tutta la vita”. Così come ai tanti uomini e donne che “hanno lasciato la propria casa per fare un matrimonio per tutta la vita. Quello è seguire Gesù da vicino! È il definitivo!”.
“Fascino del provvisorio” e “cultura del benessere” sono, dunque, i due ostacoli che “in questo momento ci impediscono di andare avanti”. Anche i discepoli si sono trovati di fronte “all’invito di Gesù” ad abbandonare queste due “ricchezze culturali”. E come noi, anche loro erano “sconcertati”, “ancora più stupiti” per “questo discorso di Gesù”.
Chiediamo dunque al Signore “che ci dia il coraggio di andare avanti, spogliandoci di questa cultura del benessere”. Chiediamolo però “con la speranza” – insiste Papa Francesco – quella vera “alla fine del cammino, dove Lui ci aspetta, nel tempo; non con la piccola speranza del momento che non serve più”.