Pubblichiamo di seguito la traduzione italiana dell’intervento pronunciato il 27 maggio a Ginevra dall’Arcivescovo Silvano M. Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni specializzate, alla 23a Sessione Ordinaria del Consiglio dei Diritti dell’Uomo sulla violenza contro i cristiani:
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Signor Presidente,
La mia Delegazione si complimenta con l’Alto Commissario per il suo intervento, come anche per le attività svolte dal suo ufficio a favore della promozione, del riconoscimento e dell’attuazione dei diritti umani.
Signor Presidente,
Le gravi violazioni del diritto alla libertà di religione in generale (cfr. Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, art. 18; Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, art. 18), e la recente costante discriminazione e gli attacchi sistematici contro alcune comunità cristiane in particolare, preoccupano profondamente la Santa Sede. Alcune ricerche attendibili sono giunte alla sconvolgente conclusione che ogni anno si stima che oltre centomila cristiani vengono uccisi per qualche motivo legato alla loro fede (http://www.noticiacristiana.com/sociedad/persecuciones/2011/06/cada-5-minutos-un-cristiano-muere-a-causa-de-su-fe-dice-un-estudio.html; documento presentato alla Notre Dame University, novembre 2012, World Christian Trends di David B. Barrett e Todd M. Johnson (William Carey Library) World Christian Encyclopedia, 2a edizione, di David B. Barrett, George T. Kurian e Todd M. Johnson (Oxford University Press); Atlas of Global Christianity, a cura di Todd M. Johnson e Kenneth R. Ross (Edinburgh University Press)), molti altri sono costretti a subire il dislocamento forzato, la distruzione dei propri luoghi di culto, stupri e il rapimento dei loro leader, come è recentemente accaduto ai vescovi Yohanna Ibrahim e Boulos Yaziji ad Aleppo, in Siria.
Tanti di questi atti sono stati compiuti in alcune aree del Medio Oriente, in Africa e in Asia, frutto di bigottismo, intolleranza, terrorismo e alcune leggi esclusorie. In aggiunta, in alcuni paesi occidentali (Rapporto 2012. Europa: Legal Restrictions Affecting Christians, dottoressa Gudrun Kugler, Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa, Vienna 2013), nei quali la presenza cristiana è stata storicamente parte integrante della società, si manifesta una tendenza incline a emarginare il cristianesimo nella vita pubblica, a ignorare il contributo storico e sociale e perfino a limitare la capacità delle comunità di fede a svolgere servizi caritativi sociali (cfr. “In non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica; in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni. Talvolta, sono costretti ad abbandonare Paesi che essi hanno contribuito a edificare, a causa delle continue tensioni e di politiche che non di rado li relegano a spettatori secondari della vita nazionale. In altre parti del mondo, si riscontrano politiche volte ad emarginare il ruolo della religione nella vita sociale”, Discorso di Papa Benedetto XVI al Corpo Diplomatico, 9 gennaio 2012; “Capita anche che ai credenti – e ai cristiani in modo particolare – sia impedito di contribuire al bene comune con le loro istituzioni educative ed assistenziali”, Discorso di Papa Benedetto XVI al Corpo Diplomatico, 7 gennaio 2013).
Signor Presidente,
Il Consiglio dei Diritti dell’Uomo ha riconosciuto che “la religione, la spiritualità e la fede possono e sono in grado di contribuire alla promozione della dignità inerente e del valore della persona umana” (cfr. Dichiarazione e Programma di Azione di Durban, Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e la correlata intolleranza, n. 8). La religione cristiana, come anche le altre comunità di fede, sono “al servizio del vero bene dell’umanità” (Discorso di Papa Benedetto XVI al Corpo Diplomatico, 8 gennaio 2009). Di fatto, “le comunità cristiane, con il loro patrimonio di valori e principi, hanno fortemente contribuito alla presa di coscienza delle persone e dei popoli circa la propria identità e dignità” (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2011, n. 7).
A questo proposito la mia Delegazione ritiene utile ricordare alcuni dati relativi al servizio alla famiglia umana svolto attualmente nel mondo dalla Chiesa cattolica, senza alcuna distinzione di religione o razza. Nel campo educativo, gestisce 70.544 asili, con 6.478.627 alunni; 92.847 scuole primarie, con 31.151.170 alunni; 43.591 scuole secondarie con 17.793.559 alunni. La Chiesa educa anche 2.304.171 allievi negli istituti superiori e 3.338.455 studenti universitari. I centri caritativi e sanitari della Chiesa nel mondo comprendono: 5.305 ospedali, 18.179 dispensari, 547 case di cura per malati di lebbra, 17.223 case per anziani, malati cronici o disabili, 9.882 orfanotrofi, 11.379 nidi, 15.327 consultori matrimoniali, 34.331 centri di riabilitazione sociale e 9.391 istituzioni caritative di diverso genere. A questi dati relativi all’attività sociale bisogna poi aggiungere i servizi d’assistenza svolti nei campi profughi e alle persone internamente dislocate e di accompagnamento di queste persone sradicate (http://www.fides.org/it/news/40065-VATICANO_Le_Statistiche_della_Chiesa_cattolica_2012#.Ua8nIuxH7cs ).
Signor Presidente,
Mi permetta di congratularmi con le Delegazioni che, come quella italiana, hanno preso la parola per difendere il diritto alla libertà di religione di ogni persona, e in particolare dei cristiani, e di esprimere apprezzamento per la posizione ferma assunta dal Primo Ministro del Bangladesh riguardo alle proposte di introdurre una legge anti blasfemia nel suo paese. Per concludere, vorrei ricordare la speranza espressa da Papa Francesco che “dalle autorità civili sia ovunque rispettato diritto all’espressione pubblica della propria fede e sia accolto senza pregiudizi il contributo che il cristianesimo continua ad offrire alla cultura e alla società del nostro tempo” (Messaggio a nome del Santo Padre Francesco al Cardinale Angelo Scola in occasione delle celebrazioni per il XVII centenario dell’editto di Milano, che ha aperto il cammino alla libertà di religione).
Grazie, Signor Presidente.