È stata Beatificata ieri a Cracovia nel santuario di Lagiewniki, madre Sofia Czeska. Riportiamo l’articolo scritto da Włodzimierz Rędzioch e pubblicato in parte da L’Osservatore Romano del 10 giugno.
***
Giovanni Paolo II nella sua Esortazione Apostolica Vita consecrata scriveva: “La storia della Chiesa, dall’antichità ai nostri giorni, è ricca di ammirevoli esempi di persone consacrate che hanno vissuto e vivono la tensione alla santità mediante l’impegno pedagogico, proponendo allo stesso tempo la santità quale meta educativa. Di fatto, molte di esse hanno realizzato la perfezione della carità educando. Questo è uno dei doni più preziosi che le persone consacrate possono offrire anche oggi alla gioventù, facendo oggetto di un servizio pedagogico ricco di amore”.
Tra queste persone lodate dal Santo Padre c’è anche una nobildonna polacca, Madre Sofia Czeska, che il prossimo giugno verrà elevata agli onori degli altari. Le sue opere – l’Istituto per le ragazze povere ed orfane e la Congregazione religiosa delle Vergini della Presentazione della Beata Vergine Maria – esistono fino ad oggi e questo vuol dire che non erano opere soltanto utili e necessarie per la sua epoca ma anche provvidenziali.
Perché, come sottolineava Papa Wojtyła, è sempre attuale l’impegno della Chiesa “a liberare gli uomini da quella grave forma di miseria che è la mancanza di formazione culturale e religiosa”.
Nel 1584 nella nobile famiglia polacca di Maciejowski nacque un terzo figli di Mateusz e Katarzyna: Sofia. La piccola Sofia Maciejowska cresceva nelle proprietà di famiglia che si trovavano tra le città di Cracovia e Sandomierz nella regione della Polonia chiamata Małopolska (Piccola Polonia).
A 16 anni – a quei tempi questa era l’età quando ci si maritava – fu data in sposa a un nobile, Jan Czeski, prendendo il suo cognome. Purtroppo, dopo solo 6 anni Sofia Czeska rimase prematuramente vedova e senza figli.
Tanti cavalieri tentavano di avere la sua mano perché era ancora giovane, bella e ricca. Ma la donna fece un’altra scelta: decise di consacrare la sua vita alle opere di misericordia. Sofia già dal 1602 apparteneva all’Arciconfraternita della Misericordia attiva a Cracovia presso la chiesa di Santa Barbara dei gesuiti.
In quel periodo la nobildonna elargiva le offerte ai bisognosi ma anche alle chiese e monasteri. Ma l’attività caritativa non la soddisfaceva pienamente: mossa dalla fede profonda e dall’amore per Cristo decise di dare tutto quello che possedeva a Dio e ai bisognosi. Negli anni 1621-1627 – con i propri mezzi nella casa comprata a Cracovia in via Szpitalna 18 – un Istituto “Domus Virginum Praesentationis Beatissimae Mariae Virginis” (detto anche “Domus pro orphanellis”) per le ragazze povere o orfane: era la prima scuola femminile formalmente organizzata in Polonia.
Va sottolineato che all’inizio del XVII secolo non c’erano scuole per le ragazze. Le famiglie ricche provvedevano da sole all’educazione delle figlie: a casa con gli educatori privati o nei conventi o addirittura alle corti.
Tali possibilità erano precluse alle ragazze povere o orfane. Purtroppo in quei tempi, a causa delle guerre, delle epidemie e dell’alta mortalità, c’erano tanti bambini orfani lasciati alla mercé dei parenti o costretti ad elemosinare. Madre Sofia era convinta d’aver ricevuto da Dio stesso la chiamata ad assumersi l’opera di educazione delle ragazze e voleva servirle anche in ciò che è più importante: nella loro strada alla salvezza e alla santità.
Sofia Czeska, con lungimiranza e previdenza, si sforzò per assicurare all’Istituto i mezzi economici ma anche lo statuto giuridico. L’atto della sua erezione fu emanato il 31 aprile 1627 dal vescovo di Cracovia, Martino Szyszkowski e tale erezione fu confermata a nome della Santa Sede dal nunzio apostolico Onorato Visconti il 24 maggio 1633 e dal re polacco Ladislao IV Waza. Il vescovo della città era il maggiore protettore dell’Istituto, invece l’assistenza spirituale era affidata ai padri gesuiti.
Ma per assicurare il futuro all’Istituto non bastavano i fondi: servivano le persone, le educatrici come lei, dedite completamente all’opera da lei iniziata. Con questo scopo cominciò ad organizzare un ordine religioso con il nome “Congregazione delle Vergini della Presentazione della Beata Vergine Maria” (chiamato semplicemente Suore della Presentazione).
Il nome non fu casuale: nella spiritualità di Madre Sofia due fattori furono di grande importanza: l’adorazione eucaristica e la devozione mariana. Perciò la Madonna nel mistero della presentazione (praesentatio) – che nel tempio di Gerusalemme portò se stessa in dono a Dio – venne scelta come Patrona della nuova comunità.
Purtroppo, tale Congregazione fu riconosciuta soltanto dopo la morte della fondatrice: nel 1660 il vescovo di Cracovia Andrzej Trzebicki e più tardi anche la Santa Sede approvarono i suoi Statuti che furono un adattamento delle costituzioni dell’Istituto laico di Sant’Eufemia di Roma (l’Istituto romano – che oggi non esiste più – svolgeva in quei tempi un’opera simile).
L’opera di Madre Sofia si inseriva nel processo del profondo rinnovo della Chiesa cattolica in seguito al Concilio di Trento (1546-1563), che cominciava dare i suoi frutti all’inizio del XVII secolo. Un ruolo importantissimo in questi cambiamenti svolgeva la Compagnia di Gesù: i gesuiti riuscivano ad influenzare sia la Chiesa, sia la società grazie ai loro famosi collegi che fondavano presso i conventi.
Per di più, i gesuiti diventarono ricercati predicatori, confessori ed anche educatori dei figli della nobiltà e dei re. All’inizio della sua attività Sofia Czeska era in contatto con p. Piotr Kamocki, gesuita, rettore della chiesa di Santa Barbara a Cracovia, che divenne il suo consigliere.
Perciò Madre Sofia organizzò il suo Istituto prendendo come esempio i convitti e scuole della Compagnia di Gesù (in quei tempi a Cracovia le Suore della Presentazione venivano chiamate comunemente le “gesuite”). I gesuiti lasciarono anche un’impronta sulla spiritualità della Congregazione da lei fondata: le suore coniugavano la vita comunitaria alla vita attiva fuori dal convento, consacrata all’educazione delle ragazze e alla cura delle orfanelle.
Le Suore della Presentazione da quattro secoli continuano l’opera della Madre Sofia e rimangono fedeli al carisma originario della fondatrice conducendo scuole, collegi, asili, orfanotrofi e centri per il reinserimento sociale.
Nei tempi recenti un ruolo importante nella vita delle Suore della Presentazione svolse il card. Karol Wojtyła, continuando la lunga tradizione degli arcivescovi di Cracovia che furono per secoli loro protettori.
Il card. Wojtyła spesso incontrava le Suore e nei suoi discorsi e omelie affrontava l’argomento del carisma della Congregazione e della spiritualità mariana nella luce della Presentazione di Maria al Tempio. Questi stretti contatti continuarono anche dopo l’elezione del card. Wojtyła al Soglio Pontificio.
Madre Sofia Czeska godeva sempre di fama di santità, sia durante la vita, sia dopo la morte nel 1650, fino ai giorni nostri, e la sua tomba è luogo di preghiera (attualmente le sue spoglie mortali si trovano in una delle cappelle della chiesa di san Giovanni a Cracovia). La fase diocesana del processo di beatificazione è stata aperta dal card. Franciszek Macharski, metropolita di Cracovia il 1 aprile 1995.
Quando il processo “super vita, virtutibus et fama sanctitatis” si è concluso due anni dopo, il 20 novembre 1997, gli atti processuali potevano essere trasmessi alla Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano. Il 27 giugno 2011 il Santo Padre Benedetto XVI, ricevendo in udienza privata il Card. Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la Congr
egazione a promulgare il Decreto riguardante le virtù eroiche della Serva di Dio Sofia Czeska.
Oggi, con la sua beatificazione, gli insegnanti e gli educatori avranno in cielo una benevola patrona.