"In Curia c'è gente santa, ma…"

Secondo un sito cileno, in un’udienza con i religiosi dell’America Latina, Papa Francesco avrebbe confermato la presenza di una lobby gay in Vaticano

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In tre mesi di Pontificato, Papa Francesco ha pronunciato innumerevoli espressioni originali, discorsi efficaci, catechesi profonde. Sono bastate però due paroline pubblicate da un semisconosciuto sito cileno per far rimbalzare una frase del Santo Padre in ogni angolo del globo: “lobby gay”. Dentro al Vaticano per giunta.

La fatidica espressione, secondo il sito Reflexion y Liberacion, il Papa l’avrebbe pronunciata durante l’udienza di circa un’ora con i delegati della Confederazione di Religiosi Latinoamericana e dei Caraibi (Clar), lo scorso 6 giugno, dopo esser stato interrogato sulla sua volontà di riforma della Curia Romana. Un provvedimento invocato all’unanimità dall’intero collegio cardinalizio durante le Congregazioni generali che preparavano al Conclave.

Alla questione, Papa Francesco avrebbe risposto: «Eh sì, è difficile. Nella Curia c’è gente santa, santa davvero. Ma esiste anche una corrente di corruzione, anche questa esiste, è vero. Si parla di una lobby gay ed è vero, è lì… Ora bisogna vedere cosa possiamo fare al riguardo».

«Non posso essere io a fare la riforma, queste sono questioni di gestione ed io sono molto disorganizzato, non sono mai stato bravo per questo», ha aggiunto il Papa, giustificando quindi la sua decisione di istituire un team di porporati per aiutarlo in questo difficile incarico. A riguardo – sempre in base alle informazioni del sito cileno – il Santo Padre avrebbe sottolineato: «Lì (nella commissione cardinalizia) abbiamo a Rodriguez Maradiaga, che è latinoamericano, e che da la battuta, c’è anche Errazuriz, e sono molto ordinati. Anche quello di Monaco di Baviera (Reinhard Marx) è molto ordinato: loro sapranno portarlo avanti».

Non è la prima volta che si parla di omosessualità nei Sacri Palazzi. La voce gira da anni dentro e fuori le mura leonine. Ed è incrementata notevolmente quando alcuni insider avrebbero confermato che la questione occupava buona parte delle 300 pagine del dossier consegnato a Benedetto XVI dai tre “cardinali 007” assoldati dallo stesso Papa emerito: Julián Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi.

A “gettare benzina sul fuoco” erano sopraggiunte poi indiscrezioni che riferivano della forte presenza di una presunta “lobby gay” nella Segreteria di Stato.Un fatto che ha stimolato l’appetito giornalistico – se non la fantasia – di parecchie testate, secondo le quali la scoperta avrebbe così sconvolto Ratzinger, da spingerlo a rinunciare al ministero petrino, come confidato dallo stesso Papa al fratello Georg, alcuni mesi prima dello scandalo Vatileaks.

Ad oggi, la Santa Sede non ha confermato, né smentito nulla sulla vicenda. Interrogato sui fatti, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha chiosato: “È stato un incontro di carattere privato. Quindi non ho alcuna dichiarazione da fare sui contenuti della conversazione”.

Una risposta è giunta, però, dalla Presidenza della CLAR che ha dichiarato di “lamentare profondamente la pubblicazione di un testo con riferimento alla conversazione mantenuta con il Santo Padre Francesco” e “la confusione che ha potuto provocare”.

La conversazione, ha affermato la presidente sorella Mercedes Leticia Casas Sánchez, FSpS, “si è sviluppata a partire da domande poste al Papa dai presenti”. In quella circostanza, riferisce il comunicato della Confederazione, “non è stata fatta nessuna registrazione della conversazione, ma poco dopo è stata elaborata una sintesi della medesima in base ai ricordi dei partecipanti”.

Tale sintesi, tuttavia, “non include le domande poste al Santo Padre” ed “era destinata alla memoria personale dei partecipanti e per nessun motivo alla pubblicazione, per la quale infatti non era stata richiesta alcuna autorizzazione”. Su questa base, quindi, “non si possono attribuire al Santo Padre, con certezza, le espressioni singolari contenute nel testo, bensì solo il suo senso generale”.

Lo spirito e l’allegria di Papa Francesco avevano portato, in neanche 100 giorni di Pontificato, nuova luce sulla Barca di Pietro. Sembravano passati anni da quando si parlava del Vaticano solo per gli scandali avvenuti al suo interno. Però si sa, il demonio, il “principe del mondo” che spesso nomina Bergoglio, non sta fermo, “va in giro come leone ruggente cercando chi divorare”, come dice San Paolo.

Lo stesso Papa Francesco nell’Udienza generale di questa mattina ha affermato: “La presenza del male c’è, il Diavolo agisce”. Tuttavia, ha detto a voce alta il Santo Padre: “Dio è più forte! Perché Lui è il Signore, è l’unico Signore!”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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