Capita sempre più spesso di incontrare giovani che manifestano interesse su un tema che è diventato di grande attualità: i presunti “diritti” delle persone omosessuali.
I mezzi di comunicazione sono letteralmente invasi da notizie su questo tema, che sembra essere diventato prioritario. Stiamo assistendo ad una specie di lavaggio del cervello collettivo per convincere l’opinione pubblica ad accettare i cosiddetti “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, insieme alla possibilità di adottare bambini o di avere figli attraverso la maternità surrogata.
La trappola che si nasconde dietro questi meccanismi è semplice. È stato creato, a tavolino, il “complesso dell’omofobia”. Chiunque osi difendere la famiglia naturale viene immediatamente accusato di essere “omofobo”, cioè nemico delle persone omosessuali.
La cosa grave è che questo complesso sembra aver colpito anche chi dovrebbe rappresentare una guida sicura per i giovani. Non è raro incontrare sacerdoti, suore e catechisti complessati, insicuri, spaventati, che trasmettono lo stesso tipo di complesso alle nuove generazioni.
Eppure il Catechismo della Chiesa Cattolica parla chiaro e ci ricorda che gli atti omosessuali sono “contrari alla legge naturale”. Spiega anche che gli omosessuali “devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione”. E poi: “Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un’amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana”.
Nonostante la chiarezza del Catechismo, anche in certi ambienti cattolici si è diffuso il complesso dell’omofobia. Si tace colpevolmente e ci si rifiuta di contrastare il bombardamento pro-gay dei mezzi di comunicazione.
È lo stile codardo di una Chiesa “fai da te”, in cui il Catechismo è stato trasformato in un menù. Si prendono i piatti che sono graditi e si mettono da parte quelli più scomodi, che potrebbero urtare il pensiero conformista dominante.
Questa mentalità rischia di causare danni molto gravi. Le nuove generazioni hanno bisogno di pastori seri, preparati, che insegnino ad amare ed accogliere ogni essere umano, senza però tollerare il peccato.
Una bella lezione sta arrivando dalla Francia, dove migliaia di giovani sono scesi in piazza per manifestare pacificamente contro le cosiddette “nozze gay”. Per questa ragione stanno subendo gravi persecuzioni e violazioni dei diritti umani.
Ma sono coraggiosi e non si arrendono. Continuano a mostrare il volto pulito di una nazione che non vuole essere schiacciata da una legge ritenuta ingiusta.
È il buon senso a dare una risposta a tutte le domande. Nella vita quotidiana due persone dello stesso sesso possono generare figli? Ovviamente no. E allora, perché dovrebbero adottarli oppure ottenerli tramite la maternità surrogata? Perché si dovrebbe creare e approvare per legge una situazione che, di fatto, non è naturale?
Non esiste un “diritto ad avere figli”. Esiste, semmai, il diritto del bambino a vivere in una famiglia con la mamma e il papà.
Bisogna avere il coraggio di dire questo, senza sentirsi ricattati dal complesso dell’omofobia. Non possiamo assistere silenziosamente al tentativo di rovesciare il mondo. Il buon senso non è un optional. Non passa di moda. Recuperiamolo e facciamolo nostro, con serenità e senza paura.