L'umiltà vince anche nel ciclismo

Il keniano bianco e il bambino colombiano che non doveva vivere hanno trionfato al Tour di France

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Sorprendenti i risultati sportivi al Tour di France che si è concluso oggi.

Nella gara ciclistica a tappe più prestigiosa del mondo, ha vinto un africano, il kenyano bianco cresciuto in Sudafrica Chris Froome, mentre la maglia a pois di miglior scalatore e la maglia bianca di miglior giovane è andata al secondo classificato il colombiano Nairo Quintana.

Froome, 28 anni, è nato a Nairobi ed è vissuto a Johannesburg. Era uno studente che ha imparato a pedalare su una bici sgangherata nelle periferie di Nairobi. Poi ha cominciato a pedalare con un amico africano, sei ore al giorno sotto il sole. Raccontano che portava i capelli lunghi e tanti braccialetti ai polsi, finchè non ha deciso di mettere la testa a posto e pedalare per vincere.

Già nel 2007 si scoprì che aveva il talento di un campione, ma per tre anni ha dovuto rinunciare a correre per un parassita che gli riduceva i globuli rossi e gli faceva mancare le forze.

Sconfitto il parassita ha cominciato a correre al ritmo di 120 pedalate al minuto  con capacità di recupero sbalorditive.

Nel 2012 è arrivato secondo alla corsa a tappe spagnola (la Vuelta) e secondo al Tour di France.

Quest’anno ha vinto il Tour con tempi e imprese che lo collocano già tra i più grandi campioni del ciclismo.

Ancora più incredibile la storia del colombiano Nairo Quintana (23 anni).

Proveniente da una famiglia di poveri contadini a la Vereda de la Concepcion, un villaggio che si trova a circa tremila metri di quota nella regione colombiana di Boyacà, Nairo nacque con una salute compromessa. Perdeva sangue dal naso, vomitava, ed era affetto da dissenteria.

Aveva contratto un virus tipico della sua terra. I medici dissero che non sarebbe arrivato all’età di tre anni. La mamma era convinta che fosse affetto da una maledizione e lo portò da un guaritore, ma a salvare il bambino, raccontano le cronache, furono le preghiere dell’intera famiglia.

L’incontro di Nairo con la bici fu casuale. La sua famiglia era povera e non sapeva come portarlo alla scuola più vicina distante 16 chilometri da casa. Così si decise di spendere trenta dollari per comprargli una bici. La strada presentava salite con l’8% di pendenza, ma Nairo era sempre più rapido a percorrerla.

Divenne così bravo che vinceva tutte le corse di bici a cui partecipava. Ma non aveva i soldi per iscriversi alle gare più importanti nè per poter allenarsi con una squadra ciclistica.

Il padre trovò la soluzione chiedendo alla squadra ciclistica di anticipare i soldi che Nairo avrebbe ottenuto vincendo le gare.

Altri soldi arrivarono dalla guida di un taxi. Nairo cominciò a guidare all’età di dieci anni e faceva il turno di notte per non farsi beccare dai vigili.

Con un fisico magrissimo e il volto scarno tipico degli indios, Nairo si è rivelato un campione. Fortissimo soprattutto quando le strade cominciano a salire.

Tutti gli esperti sono concordi nel dire che sarà lui il ciclista da battere nei prossimi anni.

Froome e Quintana sono l’espressione di un mondo che anche nel ciclismo sta cambiando.

Due atleti che provengono dalle periferie geografiche e povere del mondo. 

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ZENIT Staff

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