Mentre la condizione delle studentesse rapite in Nigeria desta sempre più preoccupazione, un nuovo agguato sarebbe stato effettuato nella notte tra lunedì e martedì da parte di militanti di Boko Haram. Il fatto si sarebbe consumato a Warampe, vicino a Gwoza, a circa 130 chilometri da Maiduguri, la capitale dello stato di Borno. A seguito di questo nuovo episodio di violenza, sarebbero state rapite altre otto ragazze.
Proprio lunedì, intanto, con un video di 57 minuti, il gruppo Boko Haram, per bocca del suo capo Abubakar Shekau, ha rivendicato il rapimento delle oltre 200 liceali avvenuto a metà aprile. Il leader dell’organizzazione fondamentalista ha detto che le ragazze saranno trattate come “schiave”, “vendute” o “sposate con forza”.
La tensione nel Paese non accenna dunque a sciogliersi. Dopo le manifestazioni di piazza durante le quali si accusava il governo di non aver fatto abbastanza per il rilascio delle giovani, è intervenuto il presidente Goodluck Jonathan, in un discorso trasmesso da radio e tv. “Parliamo a tutti i Paesi che speriamo ci aiutino, e gli Stati Uniti sono i primi – le sue parole -. Ho già parlato due volte con il presidente Obama per risolvere i nostri problemi”.
La richiesta del governo nigeriano è stata raccolta da Washington. Fonti del Dipartimento di Stato americano hanno riferito alla Cnn che la Casa Bianca ha iniziato a condividere informazioni di intelligence con le autorità nigeriane e potrebbe fornire ulteriore assistenza, anche se si esclude un intervento militare.
Si mobilita anche la Gran Bretagna. Il ministro degli Esteri, William Hague, ha assicurato che Londra sta offrendo “sostegno pratico” alla Nigeria. Arrivando al Consiglio di Europa a Vienna in cui si discuterà della crisi ucraina, ha inoltre aggiunto: “È immorale quello che sta succedendo lì: usare le ragazze per fare la guerra, per azioni terroristiche, è disgustoso!”.
Da “disgustoso” a “imbarazzante”. È così che il cardinale arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi Onayekan, ha definito il fatto che il governo non riesca a intervenire per liberare queste ragazze. “Sarebbe comprensibile – ha detto in un’intervista alla Radio vaticana – se sapessero dove siano e il problema fosse come liberarle senza mettere le ragazze in pericolo: questo lo potremmo capire. Ma dire che neanche sanno dove siano, in un angolo della Nigeria che è molto circoscritto, non si può capire”.
(F.C.)