«Anche da questa crisi usciremo, più solidarietà mostriamo più velocemente ne usciremo». Lo ha detto l’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, intervenendo all’incontro con il mondo del lavoro e dell’economia in piazza Gae Aulenti dove l’Arcivescovo ha portato la Croce con il Santo Chiodo per terza tappa del pellegrinaggio della Chiesa di Milano tra le sofferenze e le speranze della città.
«Vogliamo dire che siamo figli di un Dio incarnato che ci accompagna ogni giorno nella costruzione di una società giusta, nella malattia, nella tragedia della disoccupazione (specie dei giovani), nella difficoltà nel campo dell’economia e della finanza – ha sottolineato il Cardinale -. Siamo amati tutti uno ad uno, personalmente, accompagnati ad attraversare la complessità quotidiana, senza perderci d’animo, con tutte le contraddizioni e problemi».
«La misericordia di Dio non fa preferenze di persone – ha continuato l’Arcivescovo – Portiamo fino in fondo la Croce dentro queste esperienze, affinché possa rigenerare i nostri cuori, renderli solidali nella sostanza. La purificazione del cuore è un interrogativo che ci portiamo dentro ogni giorno, deve diventare attenzione alla sobrietà, alla trasparenza, alla legalità, deve partire da noi, deve guadagnare il desiderio del perdono di Dio: niente più di questo può mostrare serenità all’uomo»
Durante l’incontro la riflessione è partita dall’Evangelii Gaudium in cui papa Francesco invita a considerare la solidarietà come lo stile per costruire la nostra storia, della quale l’economia e il lavoro sono un momento significativo. All’incontro sono intervenuti i rappresentati delle istituzioni civili, delle associazioni imprenditoriali e di categoria e dei sindacati, insieme a lavoratori, pensionati e a coloro che sono in cerca di occupazione.
Dopo l’incontro in piazza Gae Aulenti, il cardinale ha portato la Croce nella parrocchia di San Giuseppe dei morenti, dove ha incontrato i rappresentanti delle comunità straniere e i fedeli che vivono nel quartiere, una tra i più multietnici della città.
«Carissimi amici, abbiamo portato qui in via Padova la preziosissima reliquia del sacro chiodo, che la tradizione ci dice essere quello della croce di Gesù, perché qui sta avvenendo un processo di assimilazione di popoli e di culture, un processo che è in atto in tantissime parti del mondo», ha detto il Cardinale.
«Tutti gli ambienti nel nostro Paese sono destinati a diventare capaci di accogliere e integrare tutti questi membri della famiglia umana. La famiglia umana è una, non dobbiamo avere paura, non dobbiamo perderci d’animo. Nessuno dica che il Signore si è di dimenticato di noi, dei migranti».
«È bello – ha sottolineato Scola – vedere che qui da voi il nuovo volto del milanese del futuro comincia a profilarsi e lentamente Milano – nonostante le sue fatiche, facendo leva sulla sua lunga tradizione di solidarietà, di lavoro, di capacita di accoglienza – riuscirà a generare il suo volto nuovo con l’aiuto di tutti voi, in particolare dei vostri figlioli».
«Non bisogna temere le fatiche, le umiliazioni cui si è sottoposti quando si giunge in una terra nuova – ha soggiunto – così come non bisogna temere la paura degli abitanti di questa terra, chiamata a cambiare molto rapidamente per il fenomeno dell’immigrazione».
Il cardinale ha quindi ricordato «davanti a questa reliquia tutte le fatiche le contraddizioni, le guerre, le violenze, le mancanze di pace. Ricordiamo i nostri fratelli cristiani che per la loro fede vengono martirizzati e sono sottoposti alla prova, alla stessa prova di Gesù Crocifisso». Ha poi invitato i presenti a pregare «per tutti i migranti che arrivano a noi dal Mediterraneo» e a proseguirel’impegno «per accogliere ora i nostri fratelli siriani che stanno giungendo alla stazione Centrale di Milano, sia con azioni di pronto intervento che di lungo periodo, come sta facendo la Caritas Ambrosiana e molti altri nella società civile».
«Chi ha responsabilità nelle istituzioni si apra ad azioni per realizzare leggi giuste per l’accoglienza», ha esortato l’Arcivescovo. E ha concluso assicurando che «i germogli della speranza sono già qui e anticipano un futuro di bellezza, di verità e di pace».