"La Madre" Siria

Presentato il film del regista siriano Bassel AlKhatib: un omaggio a tutte le madri del Paese, vere eroine in una terra massacrata dalla guerra e dalla violenza

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“La madre raccoglie” è un’espressione siriana per dire che la madre, malgrado la divisione, i contrasti e i conflitti tra i figli, riesce sempre ad unire e rappacificare la famiglia, ed essere la sua colonna vertebrale, sia con la sua presenza che con la sua sua assenza. “Dedicato a mia madre” sono state le prime parole dell’acclamato regista Bassel AlKhatib nel presentare la sua ultima opera cinematografica, intitolata appunto “La Madre”. Il film riesce delicatamente ad essere lo specchio delle profonde ferite dei siriani dopo tre anni di interminabile guerra, raccontando indirettamente la tragedia di una popolazione che assiste alla distruzione del proprio paese.

La pellicola, ispirata ad una storia vera, prodotta dall’Ente nazionale del Cinema, è stata girata in 50 giorni nonostante i pericoli e le difficoltà in diverse città siriane tra Damasco e Tartus, con un eccellente cast di attori siriani tra i quali: Nura Rahhal, Amer Ali, Lina Hawarne, Ali Sattuf, Suzan Skaf.

“La Madre” è la storia di Um Adel, una semplice donna di paese, che, senza tanto clamore, muore sola in una chiesa tra le suore. Proprio la sua morte è la causa del ritrovamento dei suoi figli sparsi nel paese, costretti al viaggio di ritorno per il suo funerale.

La storia di Um Adel e dei suoi figli è la storia di tanti siriani, ritrovatisi da un giorno all’altro ad affrontare un cambiamento radicale della propria vita, ad abbandonare i propri sogni e le proprie aspirazioni, per adeguarsi alla nuova realtà di un paese martoriato. L’amata attrice siriana Sabah AlJazaeri è la protagonista del film: interpreta una donna pura e tenace, forte e dolce allo stesso tempo, che dopo aver perso il marito, continua a vivere nel suo piccolo villaggio mentre i suoi figli sono tutti lontani.

Ed è proprio attraverso quello che accade ai suoi figli che il regista ci regala una fotografia appassionata e dolorosa di quello che sta accadendo nel paese. Faten, una delle figlie, interpretata da Sulaf Fawakherji, vive la realtà provando a liberarsi dal passato e a superare le divisioni e le inimicizie. La ragazza sogna di vivere in pace, serenità e bellezza nella propria terra, convinta che sulla massacrante e stancante quotidianità deve prevalere l’umanità e che la misericordia e l’amore sono le chiavi per raggiungere la vita degna che meritano tutti i siriani.

La giovane attrice Dima Kandalaft impersona invece Yasmin, l’unica dei figli che ha deciso di abbandonare il paese. Lei è il simbolo di tanti siriani che, sotto la pressione della paura, del terrore e dell’umiliazione hanno deciso di lasciare il Paese ed inizia una nuova vita altrove. Malgrado la lontananza, il paese è rimasto dentro il cuore di queste persone, quindi decidono di tornare nonostante il pericolo. La nostalgia, però, prende il sopravvento. 

Nel film, inoltre, vengono raccontati dettagli disumani della vita quotidiana tra i bisogni e il dolore di un paese massacrato. E’ un omaggio a tutte le mamme siriane, vere eroine di questa guerra brutale. Tanti film nel mondo sono stati dedicati alle mamme e al loro ruolo: per la Siria quest’opera rappresenta senza dubbio la massima espressione di questi sentimenti.

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Naman Tarcha

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