“L’importante ruolo giocato dalle religioni nell’esortare le popolazioni alla pace”. È intorno a questo tema che si è snodato l’intervento del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, nel corso del seminario sul dialogo interreligioso Religione e violenza, tenutosi presso la Petra University di Amman, in Giordania.
Il porporato ha esordito esprimendo “solidarietà e vicinanza” per il popolo della vicina Siria, “vittima non solo di violenza armata, ma anche di ogni sorta di violazione dei diritti fondamentali”. Per questo, ha osservato, il ruolo delle religioni si rivela importante. Un ruolo che si avvale dell’impegno comune per “la prevenzione e la soppressione della violenza”, poiché “la violenza non è coraggio, bensì l’esplosione di una furia cieca che degrada la persona” e che “è ancora più perversa quando si verifica in nome di Dio”.
Contributo fondamentale deve essere fornito da diplomazia e politica. “Nessuna situazione può giustificare il terrorismo”, è il monito del card. Tauran. Pertanto, bisogna lavorare per la “promozione di una pedagogia della pace”.
Pace che passa quindi attraverso alcuni atteggiamenti. La “ricerca della verità e degli elementi comuni che appartengono alla persona umana”, l’insegnamento “che pluralismo non è sinonimo di violenza, ma può essere fonte di arricchimento reciproco”, l’aprire la strada “alla purificazione della memoria attraverso il perdono e la riconciliazione” e la memoria del fatto che “è meglio avere una pace difficile che una guerra vittoriosa”.
Il ruolo dei cristiani, ha aggiunto il cardinale, deve essere aderente a quanto Gesù stesso indica, nelle Beatitudini. “È specifico del cristiano, in virtù della sua fede, essere sottomesso a violenza e non infliggerla o provocarla”, ha spiegato. Al contrario, “il cristiano è chiamato ad andare oltre tutte le forme di violenza e ad essere testimone di gentilezza, generosità e pace”.
A proposito del rapporto interreligioso, il card. Tauran invita a rivolgere lo sguardo verso gli elementi che uniscono, pur senza evadere alcuni dati di fatto. “Non tutte le religioni – ha precisato – adottano la stessa posizione riguardo a questioni come la guerra giusta, la legittima difesa, la jihad”, ma in generale “esse sono tutte d’accordo nell’affermare che la pace è un valore da rispettare e promuovere” e che “la violenza non è mai la risposta adeguata alle offese o alle ingiustizie”.
“Amicizia e rispetto per divergenze e convergenze – ha concluso il rappresentante del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso – sono i soli strumenti per evitare distruzione e morte”, i soli che “possano contribuire al consolidamento della giustizia e della solidarietà nel mondo”.
(F.C.)