I campionati del mondo di calcio, in programma in Brasile dal 12 giugno al 13 luglio prossimi, forniranno l’occasione per sensibilizzare sul tema della tratta degli esseri umani.
È così nata la campagna Gioca per la vita, denuncia la tratta promossa da Talitha Kum, rete internazionale di persone consacrate che, sotto l’egida dell’Unione Generale delle Superiore Generali (UISG), si impegnano a mettere fine a questa piaga sociale.
In occasione della presentazione dell’iniziativa presso la Sala Stampa della Santa Sede, il cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, ha in primo luogo menzionato i numerosi richiami fatti da papa Francesco sul tema della tratta delle persone, da lui definita “una piaga nella carne di Cristo”.
I religiosi e le religiose, quindi, “si trovano in tutto il mondo impegnati nella loro missione in mezzo a tutte le forme di povertà e toccano con le loro mani, l’umiliazione, la sofferenza, il trattamento inumano e degradante inflitto a donne, uomini e bambini di questa schiavitù moderna”, ha detto il porporato.
Tra i sostenitori della campagna di Talitha Kum c’è l’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede. “Per anni è stato evidente che questo crimine coinvolge ogni paese del mondo, facendo circa 27 milioni di vittime”, ha dichiarato l’ambasciatore americano Kenneth Francis Hackett, in un messaggio letto durante la conferenza stampa.
Ribadendo la collaborazione tra il governo statunitense e della Santa Sede nel contrasto alla tratta di esseri umani, Hackett ha auspicato che tale partnership possa essere “un altro metodo per condividere le migliori pratiche e identificare volontari e benefattori”, nella speranza di poter individuare le vittime in tutto il mondo e “fornire loro l’aiuto di cui hanno bisogno”.
Da parte sua la presidente dell’UISG, suor Carmen Sammut, MSOLA, ha spiegato che la tratta di esseri umani è qualcosa che “ci tocca perché crediamo nella dignità e nella libertà di ogni essere umano”, nello specifico di quegli uomini e donne che hanno la disgrazia di essere stati “venduti come oggetti sessuali in altri paesi” e che vanno aiutati “a venir fuori dall’inferno in cui vivono”.
I profitti dello sfruttamento sessuale sono “enormi”, pertanto è necessaria un’opera di “prevenzione”, ha sottolineato la religiosa. Se non si prende coscienza del valore della dignità umana, quindi, “la finale della Coppa del Mondo rischia di diventare una terribile vergogna, piuttosto che una festa per l’umanità”.
Il programma di Talitha Kum contro la tratta degli esseri umani, come spiegato dalla coordinatrice del progetto, suor Estrela Castalone, FMA, ha l’obiettivo generale di “condividere e ottimizzare le risorse che la vita religiosa possiede a favore degli interventi di prevenzione, sensibilizzazione e denuncia della tratta di persone e la protezione e l’assistenza delle vittime e delle persone vulnerabili”.
Nel concreto Talitha Kum promuove l’allestimento di alloggi e centri d’accoglienza per la guarigione e il recupero, unitamente alla cura pastorale nei centri di detenzione per immigrati clandestini e nei centri profughi.
Ai fini della prevenzione del fenomeno sono previsti corsi di formazione per i religiosi e i laici più qualificati, unitamente a campagne di istruzione e sensibilizzazione e programmi per la protezione del bambino e per la generazione di reddito nelle aree geografiche meno sviluppate, per evitare che i soggetti più vulnerabili ed economicamente poveri possano cadere nella rete dello sfruttamento.
A conclusione della conferenza stampa, suor Gabriella Bottani, coordinatrice della rete Um Grito pela Vida, ha illustrato come si svolgerà la campagna in occasione dei mondiali di calcio.
La Rete è presente in Brasile in 19 dei 26 Stati Federali, è membro di Talitha Kum e agisce sia a livello locale che nazionale e internazionale.
È divisa in nuclei di religiose, religiosi e laici impegnati nella pastorale e collabora attivamente con organizzazioni ecclesiali, governative e non governative.
Um Grito pela Vida promuove azioni preventive di presa di coscienza e formazione, sostiene le persone che denunciano la tratta, segue il reinserimento psico-sociale delle vittime e partecipa alla definizione di linee politiche e di progetti sociali.
Quest’anno l’impegno contro la tratta di persone in Brasile si concretizza nella Campagna della Fraternità che ha come slogan È per la libertà, che Cristo ci ha liberati (cfr Gal 5,1).
A partire da questo mese, i gruppi della Rete e tutti coloro che hanno aderito alla campagna saranno attivi su tutto il territorio nazionale e in altri paesi latinoamericani, con interventi nelle dodici città brasiliane che accoglieranno le partite della coppa del mondo.
“Aspettiamo il grande evento dei mondiali di calcio con grande emozione e allegria, questa è una grande festa che contagia tutti, piccoli e grandi, vecchi e giovani”, ha commentato suor Gabriella Bottani.
“Ma noi vogliamo che la nostra voce non si alzi solo con i vincitori, ma che si innalzi insieme a tutti coloro che non accettano che la vita sia come un campionato di calcio, dove vince solamente il migliore”, ha aggiunto.
“Tutti abbiamo il diritto di vincere per avere vita in abbondanza: il diritto ad avere una casa, ad essere curati, ad avere una scuola di qualità, ad accedere ad un lavoro dignitoso e giustamente retribuito, a migrare… abbiamo il diritto di essere liberi!”, ha quindi concluso la religiosa.