Il 25 maggio è una data importante per l’ordine dei Camilliani: si ricorda infatti la nascita di San Camillo de Lellis (avvenuta nel 1550 a Bucchianico, in provincia di Chieti), e il sacrificio dei “martiri della carità”: circa 300 fra sacerdoti, fratelli, chierici, novizi e oblati che, dalla nascita dell’Ordine ad oggi, hanno onorato fino alla morte il quarto voto di assistenza gli ammalati.
I festeggiamenti di quest’anno assumono una solennità particolare alla luce del quarto centenario della morte di San Camillo. La data del 25 maggio sarà adeguatamente celebrata a Roma nella chiesa di Santa Maria Maddalena (piazza della Maddalena 53) con un convegno patrocinato dall’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Conferenza Episcopale Italiana, che si concluderà con una santa Messa presieduta dal Segretario generale della CEI, monsignor Nunzio Galantino.
Al convegno – che avrà come tema Camillo, un santo precursore dell’assistenza sanitaria in Italia – parteciperanno il vicario generale dei Camilliani, padre Paolo Guarise, il direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, don Carmine Arice, e l’on. Maria Pia Garavaglia, già ministro della Sanità. L’incontro sarà moderato dal giornalista e vicedirettore di Rai2, Luciano Onder.
La giornata sarà preceduta da un triduo di preparazione che prevede in particolare, sabato 24 maggio, un “forum sul volontariato” (nella sede dell’Istituto internazionale di teologia pastorale Camillianum, largo Ottorino Respighi, 6), a cui parteciperanno, tra gli altri, il vescovo ausiliare di Roma monsignor Matteo Zuppi e il direttore per le aggregazioni laicali e le confraternite del Vicariato di Roma monsignor Antonio Interguglielmi.
Dal 22 al 25 maggio, inoltre, si rinnoverà l’appuntamento con le notti bianche camilliane, che vedranno l’apertura ininterrotta della chiesa di Santa Maria Maddalena a Roma (sede della casa generalizia dei Camilliani) dalle 9 alle 24.
“Il convegno di domenica 25 maggio – scrive in un suo messaggio il direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, don Carmine Arice – non intende solo celebrare e ringraziare il Signore per la santità di uno dei figli più illustri della Chiesa italiana, ma vuole essere anche l’occasione per lasciarsi provocare ancora una volta dal suo esempio e dalla sua capacità di unire intelligenza, cuore e azione a servizio della cura integrale – corpo e anima – delle persone malate”.
“L’attualità del messaggio di San Camillo – prosegue don Arice – è sorprendente, e le sue parole, sovente ripetute ai suoi seguaci e prese come motto di questo anno giubilare – ´più cuore in quelle mani´ -, sono una sintesi eloquente del suo insegnamento: l’assistenza competente, concreta e generosa è necessaria, ma non sufficiente. L’ammalato ha bisogno dell’attenzione del cuore, di umanità, di rapporti significativi e relazioni autentiche”.
L’esempio trascinante di San Camillo ha coinvolto numerosi discepoli che ne hanno seguito le orme: da qui la nascita dell’Ordine dei Ministri degli Infermi, delle congregazioni femminili e della Famiglia camilliana laica. “Un patrimonio di fede e di carità – sottolinea don Arice – che non possiamo dimenticare, né tantomeno disperdere”.