Il pellegrinaggio di papa Francesco in Terra Santa è ormai imminente. Cresce pertanto l’attesa. Soprattutto tra chi – rifugiati, malati e disabili – si appresta a incontrare il Santo Padre a Betania, oltre il fiume Giordano.
Come riferisce all’agenzia Fides Wael Suleiman, direttore di Caritas Giordania, a raccontare le loro storie cariche di sofferenza al Vescovo di Roma saranno anche una profuga siriana musulmana proveniente da Homs e un rifugiato cristiano iracheno.
L’incontro con Papa Francesco, cui offriranno in dono delle opere d’artigianato prodotte da alcuni rifugiati, si svolgerà nella chiesa – non ancora ultimata né consacrata sebbene la prima pietra sia stata posta nel 2009, da Benedetto XVI – che sorge presso il sito del Battesimo, il luogo dove secondo la tradizione Gesù è andato a farsi battezzare da Giovanni Battista.
Suleiman afferma che i rifugiati attendono la visita del Papa con trepidazione, e anche con speranza. Alcuni vivono la condizione di rifugiati da più di vent’anni. “Tutti si aspettano che il mondo si ricordi di loro, e cambi davvero qualcosa, nell’orizzonte incerto delle loro vite ferite”, ha spiegato il direttore di Caritas Giordania.
Queste aspettative sono emerse anche qualche giorno fa, quando il cardinal Oscar Andrès Rodriguez Maradiaga ha visitato la Giordania in qualità di Presidente di Caritas Internationalis, e ha celebrato la Messa a Amman.
Oltre 700 famiglie di profughi cristiani provenienti dalla Siria hanno ascoltato le parole del card. Maradiaga, il quale ha portato loro il messaggio di solidarietà di papa Francesco e della Chiesa tutta.
Il Cardinale, dopo aver condiviso le storie e i racconti di molti di loro, ha distribuito buoni alimentari e non alle famiglie di rifugiati. Protocollo simile avverrà nei prossimi giorni. Alla fine dell’incontro con il Papa, i volontari della Caritas distribuiranno la cena a tutti i presenti.
“I cristiani sono sicuramente più di 20mila – spiega Suleiman -. Un numero esiguo rispetto alla massa di un milione e 300mila rifugiati fuggiti dal conflitto siriano che secondo i dati del governo di Amman sono ospitati in Giordania. Ma si può prevedere che difficilmente i cristiani espatriati torneranno in Siria alla fine della guerra. Questo vuol dire che in alcune città, come Homs o Aleppo, tanti quartieri cristiani rimarranno vuoti dei loro abitanti di un tempo”.