Tra le macerie di chiese distrutte e croci divelte, nasce e germoglia la fede in un numero sempre maggiore di adulti. Succede in Cina, dove la campagna anti-cristiana del regime elimina edifici sacri ma non riesce ad assolvere il suo reale obiettivo.
La campagna ha avuto inizio nel 2013, dapprima nella sola regione del Zhejiang, che nelle idee del governo dovrebbe diventare entro il 2020 una grande area di sviluppo industriale. Da qui, la scelta di demolire una serie di strutture per confiscare i terreni e costruirci uffici o fabbriche.
Con motivi ufficiali più o meno simili, distruzioni sono state presto ordinate a scapito di chiese anche in altre zone del Paese, tanto da suscitare un effetto virale che preoccupa le comunità cristiane. Preoccupazione giustificata dal fatto che la frenesia distruttrice del regime nasconde un fine preciso, testimoniato da un passaggio del Libro blu pubblicato dall’Università delle relazioni internazionali e dell’Accademia delle scienze sociali di Pechino. Vi si legge che “le forze occidentali ostili si stanno infiltrando nelle religioni della Cina”.
Ciò che più rende la religione cristiana invisa a Pechino, è la sensibilità dei suoi discepoli per la vita e per i diritti umani, nonché per l’ambiente e l’impegno nella società civile. Tutte questioni che chiamano direttamente in causa il Partito Comunista cinese, che sulle quali ha deciso di stendere una coltre di censura.
La repressione, tuttavia, sta producendo un effetto contrario. Come ha affermato all’agenzia AsiaNews un pastore cristiano cinese, la forza dei cristiani sta nella fede e non negli edifici religiosi. La stessa agenzia giornalistica, infatti, riporta che le conversioni nel “gigante asiatico” sono in aumento in un po’ tutte le diocesi.
Stando a un’indagine condotta dal Faith Press e dal Faith Institute for Cultural Studies, soltanto nella notte di Pasqua, la Chiesa cattolica cinese ha festeggiato oltre 20 mila battesimi, dei quali almeno il 70% di adulti che hanno percorso un cammino di catechismo di 4 mesi. Ma il numero, oltre a essere in difetto perché molti vescovi non sono stati reperibili, è destinato ad aumentare durante il corso dell’anno. Molti battesimi di catecumeni, infatti, avvengono nel Paese anche nella notte di Natale, nel giorno del Capodanno cinese oppure poco prima dei matrimoni.
La provincia dell’Hebei, l’area a più alta densità di cattolici, conferma il maggior numero di battesimi. Mentre in alcune zone rurali dello Shanxi in cui in passato non c’erano mai stati cittadini di fede cattolica, iniziano a contarsi i primi discepoli di Cristo. L’aumento di conversioni e battesimi si è servito in gran parte dello sforzo di sacerdoti e catechisti laici, i quali studiano frattanto nuovi modi per predicare il Vangelo attraverso una varietà di strumenti.
Il vento dello Spirito resiste alle demolizioni e soffia dove vuole, superando i rigidi confini di uno Stato autoritario. Il potenziale di evangelizzazione è enorme, in un Paese, qual è la Cina, che ha una popolazione di oltre 1,35 miliardi di abitanti con “soli” 33 milioni di cristiani, dei quali 4 milioni cattolici. In tanti aspettano ancora la gioia dell’annuncio.